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Il Prigionier Superbo di Pergolesi. Il teatro barocco e onirico di Brockhaus
La IX edizione del Festival Pergolesi Spontini che si è svolto a Jesi dal 5 al 13 settembre, col significativo motto “Prigionieri e Fughe”, ha presentato “Il Prigionier Superbo” di Giovanni Battista Pergolesi.
L'opera andò in scena per la prima volta il 28 agosto 1733, e non durante il precedente Carnevale, a causa del terremoto che devastò l'Irpinia e provocò molti danni anche a Napoli, il 29 novembre del 1732.
L'opera non ebbe successo e fu presto dimenticata, mentre l'intermezzo buffo a lei legato La serva padrona , divenne famosissimo e non uscì più dal repertorio. Il Prigionier Superbo riprende un argomento, già di successo, dell'eroina divisa tra l'amore verso il padre e quello verso l'amante. Questo non deve meravigliare in quanto la stessa trama e anche il libretto potevano essere composti da diversi musicisti. In quell'epoca, infatti, i cantanti, in particolare i Castrati, erano le star e il pubblico correva ad ascoltare le loro prodezze vocali e non badava alla verosimiglianza della trama e al libretto.
La musica del giovane Pergolesi, allora ventitreenne, presenta pagine molto belle e interessanti, ma è molto legata alle convenzioni dell'epoca, mentre la sua genialità si riversò su La serva padrona, che ha una trama legata alla realtà di allora, personaggi ben definiti e divenne immortale. Il prossimo anno, nella ricorrenza del 300° anniversario della nascita di Pergolesi, Il Prigionier Superbo verrà eseguito con il suo intermezzo, La serva padrona, che invece è assente in questa esecuzione.
La direzione di Corrado Rovaris, basata sull'edizione critica di Claudio Toscani, è stata molto attenta filologicamente e ben curata, tanto da mettere in giusto rilievo tutti gli aspetti positivi ed interessanti della musica di Pergolesi, grazie anche alla bravura dell'Accademia Barocca de I Virtuosi Italiani.
Il regista Henning Brockhaus si è ispirato alla concezione del Teatro Barocco come metafora della vita, come artificio, sogno, illusione. Ha concepito una scena grigia su cui si notano le impronte di architetture barocche, evocando l'epoca e le rovine a memoria del terremoto, su cui si stagliano i cantanti con i loro eleganti costumi, e che con il loro colore si legano al carattere dei personaggi interpretati.
Brockhaus ha impostato la sua regia come un incontro tra mondi lontani, la nostra epoca con i cantanti, in abiti moderni e legati al tipo di voce, con le donne in abiti femminili, anche se interpretano ruoli maschili, solo il tenore è in abiti virili. Gli interpreti vocali, entrando in scena, si calano nell'età barocca, distante da noi nel tempo e nel modo di pensare, interagendo con le belle marionette, in abiti barocchi legati al personaggio a cui si riferiscono, idea per cui Brockhaus si è ispirato al teatro giapponese , il “Buranku”. Sono anche presenti in scena, incappucciate, le persone che si alternano ai cantanti nel muoverle.
L'accostamento della voce del cantante alla marionetta evoca anche ed efficacemente, l'inverosimiglianza e il ripetersi dei “tipi”, che non sono veri personaggi, con una loro propria dimensione psicologica. A questa convenzione teatrale, cui sfuggono solo poche opere come il Giulio Cesare di Händel, tipica dell'opera di quell'epoca, risponde quella musicale, per cui ad una situazione corrisponde un tipo di aria ben definito dalla tradizione. La regia sottolinea l'artificio, proprio accostando marionette e cantanti ed evoca anche comportamenti di allora, come quando, dopo aver cantato la propria aria, il cantante si disinteressava di ciò che avveniva in scena anche bevendo o conversando con le persone nei palchi (ricordiamo che, allora, le luci in sala erano accese).
Questa evocazione del Teatro Barocco concepita da Brockhaus, è metaforica e onirica ma anche molto efficace, si nota che è stata studiata in ogni particolare e provata a lungo con gli interpreti. Il risultato è uno spettacolo intelligente e bello da vedere, godibile nei suoi vari aspetti. I costumi di Giancarlo Colis sono molto belli e adatti allo spettacolo e sottolineano appropriatamente il carattere dei personaggi, in particolare quello dark con acconciatura punk di Metalce. La compagnia di canto, omogenea e ben preparata, ha fatto godere sia la parte musicale sia quella teatrale. Spiccavano Marina Comparato, come Viridate, principe reale di Danimarca e Marina De Liso Metalce, re de’ Goti. Lo spettacolo ha riscosso un grande successo di pubblico che ha lungamente applaudito, la sera del 13 settembre in cui eravamo presenti.