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Santa Cecilia in Cavea. L'Azzurro di Bollani
L'Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha accolto nella Cavea dell’Auditorium Parco della Musica per i concerti di Luglio Suona Bene, in collaborazione con Fondazione Musica per Roma, Stefano Bollani al piano con una sua composizione: Concerto Azzurro il 5 luglio. Con l’Orchestra di Santa Cecilia diretta dall'estone Kristian Järvi, Bollani eseguirà anche Rhapsody in Blue di George Gershwin, cui è seguito An American in Paris. A cominciare però è stata una composizione dell'olandese Joey Ruckens (Schiedam, 1982), in prima esecuzione italiana e per il progetto europeo Music Up Close.
Il brano di Ruckens, Morphic Waves, è di notevole spessore e si evidenzia fin dall'inizio: l'omaggio al minimalismo di Max Richter, denso di quei touches magiques dati dallo xilofono come di altre percussioni dal suono “fatato” e dall'arpa. Questo materiale denso muta di continuo anche grazie ad un “salto” delle battute che lo rende ondivago e sfuggente improvvisamente. Il ritmo si mantiene sempre vivo senza cedere mai anche nel caos che si profila nei ritornanti loop. L'assolo del violino di Carlo Maria Perazzoli gli dona un timbro ed uno spazio particolare in contrappunto con le viole: un mix tra i ghiacci di Sibelius della fine morbida e vellutata e i richiami dell'altrettanto fredda e romantica Islanda di Ólafur Arnalds.
Il Concerto Azzurro di Stefano Bollani, in prima esecuzione tra i concerti dell'Accademia, nasce da un'amicizia ed una collaborazione con il direttore d'Orchestra Kristian Järvi, figlio del Maestro Neeme Järvi, e fratello di Paavo Järvi, direttore d'orchestra a sua volta. Il Concerto Azzurro, dal cielo e dal colore del quinto chakra della gola, ovvero dell'espressione e della creatività, nasce il titolo per un concerto per pianoforte ed orchestra proprio richiesto da Järvi e con l’arrangiamento di Paolo Silvestri, che Bollani chiama sul palco dopo le ovazioni, per ringraziarlo del lavoro operato soprattutto sul primo movimento, il più esteso. Inizia grave e basso su un ostinato che poi si arricchisce di contaminazioni infinite, la cifra di Bollani. Tra jazz, swing, citazioni bossanova, il profilo del Concerto si dipana in tre movimenti che hanno al centro di tutto l'improvvisazione virtuosa di Bollani, esattamente come al termine della Rapsodia in blu (pubblicata su cd Decca con la Filarmonica della Scala e Riccardo Chailly) di George Gerschwin che esegue come una passeggiata rarefatta ed estatica oltreché dolcissima, e che chiuderà lo spettacolo con un mix che va da Rosamunda al bis di Leoncavallo, con il pubblico in delirio festante.
Il poema sinfonico di An American in Paris, che non ha bisogno di presentazioni per quanto è notorio, ha evidenziato anche in questo caso come in Roukens, il primo violino dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Carlo Maria Perazzoli, condotto come tutta l'Orchestra in questa passeggiata a Parigi con le mani sicure e flessuose di un direttore sontuoso nella sua precisione come Järvi.