Stefano Bollani a Livorno tra Ravel e Stravinskij. Classica plus jazz

Articolo di: 
Piero Barbareschi
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Concerto di chiusura della Stagione Concertistica 2012/2013 della Fondazione Teatro Goldoni a Livorno con un interprete d'eccezione. Venerdì 10 maggio 2013 l'Orchestra della Toscana, diretta da Marco Angius, ha accompagnato Stefano Bollani nell'esecuzione del Concerto in Sol di Maurice Ravel. Ugualmente rivolto al Novecento il resto del programma, con la Suite dell'Uccello di Fuoco di Igor' Stravinskij e, ancora di Ravel, Ma mère l'oye.

Stefano Bollani, come prevedibile, ha caratterizzato e dominato, con la sua presenza, la prima parte del concerto. Ha infatti aperto la serata con un'improvvisazione nella quale ha dato prova, con la consueta e disarmante disinvoltura, delle sue straordinarie capacità in questo tipo di esecuzione. L'improvvisazione, iniziata con un ostinato ritmico di note ribattute, si è sviluppata alternando momenti percussivi a sezioni di grande liricità con un affascinante controllo di suono. Con la tipica ironia che contraddistingue l'interprete, compariva ogni tanto nello svolgimento delle frasi musicali anche la citazione del primo esercizio dell'Hanon, studio di tecnica tormento di chiunque abbia intrapreso, a qualsiasi età, lo studio del pianoforte...

Proseguendo nell'improvvisazione, durante una sezione particolarmente ondeggiante ed oscillante armonicamente, si è silenziosamente installata al proprio posto l'orchestra, direttore compreso, il quale, completata la sistemazione, ha dato l'attacco del concerto di Ravel, che è quindi iniziato, senza soluzione di continuità, con l'inconfondibile colpo di frusta ed introduzione di arpeggi ondeggianti, allacciandosi direttamente a quello che stava suonando Bollani.

Il Concerto in Sol di Ravel è una delle composizioni più affascinanti del '900 europeo, così come il celebre secondo movimento è uno degli adagi più belli di tutto il repertorio per pianoforte ed orchestra. È quasi superfluo ricordare la straordinaria abilità di Ravel nell'orchestrazione e la sua capacità di creare impasti timbrici inconfondibili e raffinatissimi. È altrettanto nota l'attenzione che questo compositore riservava alle nuove tendenze musicali, il jazz su tutte, che all'inizio del secolo XX non lasciavano indifferenti anche agli autori della musica cosiddetta colta. Ravel era particolarmente affascinato da alcune caratteristiche ritmiche ed armoniche della musica afroamericana, e nutriva sincera ammirazione per George Gershwin, ammirazione del resto ricambiata con la richiesta del compositore americano di poter studiare con lui, ricevendo la celebre risposta "Perché dovresti essere un Ravel di secondo livello quando puoi essere un Gershwin di primo livello?".

Stefano Bollani, star indiscussa del jazz con solide basi accademiche, con l'esecuzione e registrazione dirette da Riccardo Chailly del Concerto in Fa e della Rapsodia in Blue di Gershwin, aveva già dimostrato come potesse affrontare anche questa parte di repertorio senza nulla temere in termini di confronto con chiunque. L'esecuzione del Concerto in Sol in un certo senso completa questa incursione nel repertorio “classico” e consolida ulteriormente il prestigio dell'esecutore.

La scrittura del primo movimento, con inconfondibili riferimenti ritmici al linguaggio jazzistico, è un terreno ideale per un interprete come Bollani, che non si è comunque limitato a “ben eseguire”, ma ha dimostrato di possedere una qualità ed un controllo di suono invidiabili, perfettamente adeguati alle raffinate armonie di Ravel. Persino il tipico modo di muoversi sullo sgabello di Bollani, con una fisicità e coinvolgimento che sono stimolati dalla scrittura ritmica ma che al tempo stesso ne sottolineano le caratteristiche, sembrava inevitabile e scontato anche con la lettura di Ravel, mentre invece è un qualcosa che non è possibile vedere da parte di interpreti tradizionali.

Il secondo movimento, come detto una delle pagine più belle in assoluto del repertorio per pianoforte ed orchestra, ha regalato agli ascoltatori momenti di grande poesia. In questo caso la scrittura non indulge a riferimenti jazzistici, ma Bollani ha svelato in ogni caso la sua caratura di grande musicista con una splendida e partecipata esecuzione.

Il terzo movimento, una sorta di moto perpetuo travolgente ed inarrestabile, sotto le dita di Bollani si è dipanato con apparente facilità, risolvendo senza problemi tutte le asperità tecniche che presenta. Inevitabile la concessione di bis, che ha costituito un'appendice piacevolissima  ma non breve al concerto, al punto che lo stesso Bollani si è sentito in obbligo di ricordare al pubblico che il programma prevedeva una seconda parte decisamente importante e degna di attenzione...

Dopo una serie di brani, come spiegato dallo stesso esecutore, dello stesso periodo del Concerto in Sol scritti in Brasile, Argentina, Stati Uniti (Little Brown Jug) ed Italia (una splendida lettura di Ma l'amore no di Giovanni D'Anzi), un momento di coinvolgimento del pubblico che molti forse aspettavano: la richiesta di una decina di titoli a caso di canzoni sulle quali costruire un'improvvisazione. Inevitabile la richiesta di titoli "tradizionali" (Take Five, Norwegian Wood, Memory, Profondo rosso) insieme ad altri volutamente provocatori (Tanti auguri, L'ape maia, Jingle bells, Tico tico...). Bollani senza scomporsi ha costruito un'improvvisazione citando e mescolando i brani, e scatenando ovviamente l'entusiasmo del pubblico.

Marco Angius ha quindi proposto, per il resto della serata, la propria lettura, alla guida della sempre ottima ed affidabile ORT, di due importanti pagine del Novecento: ancora di Ravel Ma mère l'oye e la Suite dell'Uccello di Fuoco di Stravinskij, nella versione del 1945.

Sia Ma mère l'oye che L'uccello di Fuoco sono accomunati, nell'accostamento, per  essere concepiti anche come musiche per balletto, eseguite per la prima volta praticamente nello stesso periodo ed entrambe volte a descrivere mondi fantastici e fiabeschi. È stato affascinante ascoltare come i due autori abbiano realizzato le loro idee musicali, ritmiche e timbriche con queste finalità.

Eseguito per la prima volta in questa versione strumentale (nasce come composizione per pianoforte  a quattro mani) nel 1912, Ma mère l'oye è uno straordinario e fiabesco affresco musicale nel quale l'intera maestria raveliana nel creare impasti timbrici ogni volta sorprendenti si manifesta in tutta la sua originalità.

L'orchestra ha ben assecondato la lettura di Angius così come nell'altrettanto affascinante mondo svelato dall'Uccello di Fuoco. Eseguito in versione integrale per la prima volta nel 1910, con immediato successo, e poi rielaborato in tre versioni nel 1911, 1919 e 1945 (la versione eseguita in quest'occasione) dallo stesso autore, ha concluso la bella serata e la stagione del Teatro Goldoni nel migliore dei modi. In un momento così difficile per la cultura musicale in Italia occasioni come questa costituiscono un'iniezione di ottimismo.

Pubblicato in: 
GN27 Anno V 14 maggio 2013
Scheda
Titolo completo: 

Stagione Concertistica 2012/2013 della Fondazione Teatro Goldoni

Livorno, Teatro Goldoni, 10 maggio 2013 ore 21
ORCHESTRA DELLA TOSCANA
MARCO ANGIUS direttore
STEFANO BOLLANI pianoforte

STEFANO BOLLANI: improvvisazione al piano solo
MAURICE RAVEL: Concerto in Sol; Ma mère l’oye
IGOR' STRAVINSKIJ: L’uccello di fuoco, suite (versione 1945)