Stefano Bollani tra jazz e musica brasiliana

Articolo di: 
Piero Barbareschi
Bollani

Confesso. Non ho resistito. Gli abituali frequentatori di queste pagine sanno che la mia firma appare in calce a recensioni che si riferiscono alla cosiddetta musica “classica”. Questa scelta non implica che chi scrive non sia attratto ed incuriosito da altre forme di espressione. Anzi, a mio parere è doverosa una conoscenza la più ampia possibile, riferita ovviamente a prodotti ed esecuzioni di qualità per spessore culturale e competenza. Non si può ingabbiare il fare (e ascoltare) musica in ambiti ristretti mascherando con scarso apprezzamento una sorta di discriminazione e preclusione a priori. Il musicista autentico, il cavallo di razza, è tale in ogni caso e sempre riconoscibile sia che esegua Bach sia che si cimenti con Thelonius Monk.

Premessa doverosa per dare spazio al CD preso oggi in esame, che non appartiene al mio ambito “ufficiale” ma è a mio parere assolutamente meritevole di segnalazione ed analisi. Stiamo parlando di Stefano Bollani, che in coppia con Hamilton de Hollanda (bandolim) è appena comparso sul mercato con un bellissimo CD ECM, distribuito da Ducale, intitolato O que será.

Abbiamo già descritto su queste pagine l'affascinante lettura, ascoltata in concerto, del Concerto in Sol di Maurice Ravel da parte di Bollani. L'orecchio dell'ascoltatore o esecutore “classico” rimasero in quell'occasione ammaliati dalla capacità dell'esecutore di esaltare conosciute caratteristiche della scrittura raveliana inequivocabilmente riferite al mondo del jazz, ma mai forse prima di Bollani così messe in evidenza con disarmante semplicità e disinvoltura, creando appoggi nelle frasi musicali e fraseggi assolutamente logici anche per l'orecchio dell'ascoltatore “classico”.

In questo CD Bollani si muove in un territorio che conosce perfettamente, con la sicurezza di un esploratore senza paura e con la consapevolezza di essere in possesso di doti fuori dal comune. L'ambito è quello della musica sudamericana, brasiliana in particolar modo, che aveva già affrontato in un altro lavoro del 2007, Carioca, ugualmente affascinante. Suo compagno di viaggio in questo CD è Hamilton de Hollanda, in assoluto il più grande virtuoso vivente di uno strumento, il bandolim, una sorta di mandolino introdotto in Brasile dai portoghesi e dagli italiani, che sotto le sue dita rivela potenzialità tecnico-espressive incredibili.

Accostamento inusuale e ricco di rischi ed incognite se non entrasse in gioco la musicalità pura che entrambi gli esecutori possiedono. Il CD è il risultato di una registrazione live effettuata in Belgio nell'agosto del 2012 nell'ambito del Jazz Middelheim Festival ad Antwerp. Il programma, ben calibrato, prevede una serie di brani di importanti autori brasiliani ed anche due pezzi originali di Bollani e De Hollanda, in una sapiente alternanza di di ritmi ed atmosfere, ora intime e raccolte, ora tumultuose e virtuosistiche. Il virtuosismo, appunto. Chi conosce ed apprezza Bollani sa che, in possesso di una tecnica sicura, caratterizza spesso le sue letture di standards o improvvisazioni con delle figurazioni velocissime ma impeccabili, mantenendo sempre un costante controllo nell'evidenziare gli appoggi, i cambi ritmici e d'armonia che scaturiscono dalla sua inesauribile fantasia. Con un partner come De Hollanda  trova sicuramente pane per i suoi denti...Il virtuoso brasiliano non si tira certo indietro ed in alcuni brani il dialogo è assolutamente paritetico ed anche incredibilmente preciso per quanto riguarda momenti nei quali le frasi musicali procedono all'unisono, in un'esaltazione di doti tecniche che lascia l'ascoltatore sena parole.

Quest'approccio, che non è virtuosismo fine a se stesso ma puro divertimento per gli esecutori e conseguente godimento degli ascoltatori, emerge in brani come “Il barbone di Siviglia” dello stesso Bollani, “Caprichos de Espanha” di De Hollanda, ma anche in un divertentissimo omaggio alla canzione italiana degli anni passati con la rivisitazione di “Guarda che luna” di Malgoni-Pallesi nella quale, al termine, Bollani non resiste e si lancia in una spassosa imitazione di Paolo Conte. L'ultimo brano del CD, che coincide probabilmente con il termine dell'esibizione live, “Apanhei-te Cavaquinho” è un pirotecnico certamen nel quale i solisti si lanciano e si inseguono in un moto perpetuo che scatena l'entusiasmo del pubblico.

Il CD non è tuttavia solo ostentazione di velocità e bravura tecnica ma anche momenti di intimità e raffinatezza. La lettura di brani celebri come “Beatriz” e “O que será” di Chico Buarque, ma anche “Luiza” di Jobin o “Rosa” di Pixinguinha ed il conosciutissimo “Oblivión” di Piazzolla, offrono ai due straordinari musicisti l'occasione di esplorare un terreno fatto di raffinatezze armoniche e creazione di atmosfere di gran classe, mettendo un sigillo definitivo sull'unicità inarrivabile del loro duo. CD straordinario. Un'altra zampata del giovane leone, in attesa di altri entusiasmanti progetti.

Pubblicato in: 
GN46 Anno V 15 ottobre 2013
Scheda
Titolo completo: 

ECM

STEFANO BOLLANI, pianoforte
HAMILTON DE HOLLANDA
, bandolim

O QUE SERÁ
Beatriz (Edu Lobo-Chico Buarque)
Il barbone di Siviglia (Bollani)
Caprichos de Espanha (De Hollanda)
Guarda che luna (Malgoni-Pallesi)
Luiza (Jobim)
O que serà (Chico Buarque)
Rosa (Pixinguinha)
Canto de Ossanha (Powell-de Moraes)
Oblivion (Piazzolla)
Apanhei-te Cavaquinho (Nazareth)

Live recording Jazz Middelheim Festival – Antwerp – Agosto 2012

CD ECM 2332 374 0459