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Napoli. Affidata a Zubin Mehta la doppia inaugurazione del San Carlo
Un programma lungo 14 mesi con 22 titoli di opera e balletto e 23 concerti, un cartellone che va da settembre 2015 a novembre 2016 con una programmazione ancora più ricca rispetto agli anni passati che punta a valorizzare le eccellenze dei complessi artistici di casa: 23 concerti sinfonici, 16 titoli per la stagione lirica e di balletto, 3 per Autunno Danza e ancora 3 titoli d'opera per il “San Carlo Opera Festival” che per la prima volta viene annunciato con così largo anticipo.
Un totale di 150 alzate di sipario, 4 nuove produzioni (Carmen di Georges Bizet, Norma di Vincenzo Bellini, Zenobia in Palmira di Giovanni Paisiello, e Romeo e Giulietta di Sergej Prokof’ev coreografia di Leonid Lavrovsky, rivista da Mikhail Lavrovsky) e 3 coproduzioni mai viste al San Carlo (Falstaff di Giuseppe Verdi, il dittico Goyescas di Enrique Granados e Suor Angelica di Giacomo Puccini, Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart). Numeri che premiano gli sforzi compiuti dalla Fondazione negli ultimi tempi e che hanno come esito positivo una progettualità a lungo termine e di elevato livello artistico, in piena coerenza con le finalità e lo spirito del decreto Valore Cultura. Un Teatro aperto alla città e affacciato sul mondo, cui fanno ritorno i grandi nomi del circuito internazionale.
Un cartellone che passa in rassegna i più illustri compositori di scuola napoletana, attraversa la storia del Lirico fin dalla nascita, ripercorre le tappe salienti di una memoria che fa rivivere le sue stagioni dorate attraverso le celebrazioni, occasioni importanti per ricordare uno stile che da sempre riesce a innovare le tendenze proiettandosi nel futuro. Una tradizione fulgida, piantata nell’alveo dei conservatori, fucine del talento e trampolini di lancio per il palcoscenico più ambito: il San Carlo.
Da questo “golden stage” sono passati tutti i più grandi: Domenico Sarro, autore della prima opera andata in scena al Lirico il 4 novembre 1737, l’Achille in Sciro, di cui verranno eseguite le più belle pagine, in una selezione in forma di concerto pensata per festeggiare i 300 anni dalla nascita del primo sovrano di casa Borbone, a cui si deve l’edificazione del più antico “tempio della lirica nel mondo”: re Carlo (1716-2016); Pasquale Cafaro, di cui quest’anno ricorrono i 300 anni dalla nascita (1715-2015) e autore di una Cantata che lega la sua forza musicale al culto del Santo più venerato dai napoletani: San Gennaro per le Celebrazioni dedicate nell’ambito della Sinfonica.
Una tradizione che supera la prova del tempo: un cambiamento epocale che passa anche dall’orchestra del Massimo, protagonista il Cafaro – come anche Sarro - delle riforme più rilevanti che hanno contribuito alla costruzione di un suono raffinato e nobilitato nel tempo dalla sensibilità di direttori che portano fino alla stagione Barbaja, con Rossini e Donizetti alla guida delle compagini artistiche, promotori di una qualità musicale che giunge fino ai nostri giorni. Alla morte di Cafaro sarà Giovanni Paisiello a “sopraintendere all’Orchestra del R. Teatro”, interprete di una trasformazione che porta con sé i frutti più maturi di una scuola che ha esportato una cultura in Europa e nel mondo, attraverso la musica.
Proprio a Paisiello il San Carlo dedica le Celebrazioni per i 200 anni dalla morte (1816-2016) con riletture originali curate direttamente sugli autografi. È il caso di Zenobia in Palmira, un nuovo allestimento targato San Carlo, che riporta alla luce la cifra napoletana più autentica del compositore tarantino. Un’eco forte e persistente che traccia il segno di un’eredità che giunge fino agli albori del Novecento di Umberto Giordano e di Francesco Cilea, compagni di studi al Conservatorio di Napoli, nella classe di Paolo Serrao. Le loro Fedora e Adriana Lecouvreur scelte per questa stagione sono composte sul finire di un Ottocento che porta già in dote al nuovo secolo le sperimentazioni timbriche di impronta moderna.
Ultimi epigoni di un secolo d’oro, che parla una sola lingua, quella del melodramma, che da Verdi (di cui Falstaff in cartellone ricorda la potenza espressiva) passa il testimone al Puccini meno conosciuto ma non “minore” per la sensualità della scrittura musicale del “trittico”, di cui si ascolteranno Suor Angelica e Il Tabarro (in dittico rispettivamente con Goyescas di Granados e Il nano di Zemlinsky). Un romanticismo, le cui sinuose peregrinazioni sonore passano attraverso le volute melodiche di Vincenzo Bellini, che proprio al San Carlo firma il suo esordio con un’opera prima scritta per il palcoscenico del Massimo cittadino. La scelta ricade però nel solco profondo di una popolarità conquistata a suon di melodia, pura, eterna e senza tempo. Sarà infatti il Bellini della Norma ad essere eseguito nel nuovo allestimento del San Carlo. Infine, la leggera freschezza della Vedova allegra, l’operetta-capolavoro di Franz Lehár, e le note spumeggianti de Le nozze di Figaro di Mozart, ci ricordano quanto sia difficile essere semplici. Come un classico che non invecchia, elegante sempre e fuori tempo mai.
Per maggiori informazioni su date e interpreti consigliamo di visitare il sito: www.teatrosancarlo.it