Supporta Gothic Network
120 battiti al minuto. AIDS il silenzio degli anni '90
Col Grand Prix de Cannes, il Premio Fipresci, il Queer Palm ed il plauso commosso di Pedro Almodovar, Presidente della Giuria oltre alla recente candidatura a rappresentare gli Oscar per la Francia, il nuovo film di Robin Campillo, 120 battiti al minuto (tit. orig.:120 battements par la minute) sta aprendosi una highway star americana oltreché europea, raccontando uno dei periodi più difficili della lontra contro l'AIDS, gli anni '90 a Parigi ed in Francia.
In particolare si parla di un'organizzazione, ACT UP Paris che, sulla stregua delle ACT UP New York nata due anni prima a New York, ovvero nel 1987, ha deciso di promuovere una strategia di militanza completa contro il silenzio che circondava l'epidemia di AIDS ed i suoi malati, condannati da una società che “silenziava” le bocche dei media quanto quelle delle istituzioni su come combattere – col preservativo principalmente la diffusione della malattia sessualmente trasmissibile – e prevenire e curare, quindi con il supporto medico e delle aziende farmaceutiche produttrici dei retrovirali, una parola generica per comprendere tutti quei farmaci che aiutavano i malati perlomeno a controllare se non a debellare, i focolai della malattia aperti dentro di loro.
Nel 1992 il regista Campillo aderisce ad ACT UP Paris ed è con un membro di ACT UP che scrive la sceneggiatura del film odierno: Philippe Mangeot. Gli anni successivi alla grande strage degli anni '80, quando gli omosessuali venivano decimati senza nemmeno tanto sapere come difendersi, si è continuato a proporre un silenzio omertoso sui mezzi più ovvi per combattere l'AIDS, a cominciare dall'uso costante del preservativo per tutti i tipi di rapporti, anche orali, e con l'uso di siringhe nuove per i tossicodipendenti: queste due informazioni essenziali per difendere la popolazione erano taciuti dalla serpeggiante omofobia borghese e nella scuola non si svolgeva una chiara diffusione dell'informazione su come proteggersi dalla malattia. D'altronde Internet era lontana e lo strumento più veloce per lo scambio di informazioni era il fax. L'epoca della musica house cui è dedicato in parte il titolo di 120 battiti al minuto, riferito sia al cuore sia ai battiti del tempo musicale veloce che la caratterizzava. Il regista però aggiunge che la canzone che sottolinea meglio la prima apertura al tema omosessualità è stata la canzone di Jimmy Somerville con i Bronski Beat, la celebre “Smalltown Boy” che riconosciamo fin dalle prime note e che sottolinea un tempo di festa, quello del divertimento, del ballo e della conoscenza nelle discoteche; sia quello sinistro del pericolo insito nella promiscuità senza protezione. Chiedo a Campillo quello che succedeva negli altri paesi come l'Italia, ed in Europa, se ha fatto un raffronto, e mi risponde:
“In Italia purtroppo con il Papa si era di fronte ad un divieto vero e proprio dell'uso del preservativo secondo i dogmi della Chiesa cattolica, e questo è stato molto pericoloso. Quello che invece ACT UP si proponeva era di seguire il modello anglosassone, pragmatico: lì a scuola venivano distribuiti i preservativi e si faceva informazione preventiva, quello che avrei voluto anche per la Francia. Qui ce n'è stato ben poco di pragmatismo, soprattutto politico. Quello che si mostra nel film – che è di finzione – ovvero le scene potenti dei “die-in”, le persone sdraiate in strada che fingevano di essere morte come i tanti malati già scomparsi, erano molto efficaci, mostravano quello che succedeva. Questo era anche legato alla guerra della concorrenza tra industrie farmaceutiche che non fornivano i risultati sulle loro ricerche sui farmaci che aiutavano i malati a controllare o sconfiggere la malattia, addirittura fornendo scorte di farmaci non a tutti, e condannando i pazienti allo stadio finale a morte certa perché erano i primi ad esserne esclusi. Soprattutto non facevano una politica preventiva come quella diffusa oggi che riesce a non far ammalare le categorie più esposte (nel film soprattutto omosessuali, emofiliaci, tossicodipendenti e prostitute, N.d.R.) insieme a quella che fa guarire attualmente chi è malato completamente, senza più il rischio del contagio.”
Siamo felici di presentare un film autentico, senza censure, che parla di rapporti veri fra le persone, unite dalla malattia e dall'attivismo per cercare di sconfiggerla, in nome non solo della parola ma dell'azione: ACT UP.