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Conclave: un thriller politico tra fede e potere
Il regista austriaco Edward Berger (vincitore di vari premi Oscar per Niente di nuovo sul fronte occidentale, ultimo adattamento del celebre libro di Eric Maria Remarque), con Conclave ci porta nel cuore di uno degli eventi più misteriosi e segreti del mondo: l'elezione di un nuovo Papa.
Dopo la morte improvvisa dell’amato e compianto papa (di cui per ovvia pudicizia non viene neppure vagamente accennato il nome, lasciando aperta ogni interpretazione, compresa quella del possibile riferimento al pontefice attualmente regnante), il Cardinale Thomas Lawrence (Ralph Fiennes), nella sua veste di cardinale decano, è incaricato di dirigere questo delicato processo, il cosiddetto conclave. Ma non appena i cardinali più potenti e autorevoli della Chiesa Cattolica si sono riuniti e chiusi nelle stanze segrete del Vaticano, Lawrence si ritrova intrappolato in una rete di intrighi, tradimenti e giochi di potere.
Edward Berger ha diretto magistralmente questa pellicola di ambiente vaticano, che, nonostante abbia anche alcune caratteristiche da thriller, ricorda piuttosto Habemus papam di Nanni Moretti che Angeli e demoni di Ron Howard o Amen. (Il Vicario) di Costa-Gravas. Infatti, a dispetto della presenza di intrighi politici a vari livelli e della tensione narrativa che riesce a creare una sorprendente suspense senza il minimo cenno di violenza, sesso e altri ingredienti analoghi, il film si dipana soprattutto attraverso una serie di riflessioni spirituali e di approfondimenti psicologici, che lo rendono più coinvolgente del previsto. A ciò ha senza dubbio concorso il fatto che sia stato girato, con mezzi "hollywoodiani", nei nostrani studi di Cinecittà e con attori prevalentemente europei: viene ben evocata l’atmosfera misteriosa e solenne del Vaticano grazie a una meticolosa ricostruzione scenografica. La Cappella Sistina, il Palazzo Barberini e la Casa Santa Marta sono rappresentati con grande attenzione ai dettagli, riflettendo la mescolanza di tradizione e modernità che caratterizza l’architettura vaticana. Ma molto ha concorso anche la partecipazione, tra i produttori, di Robert Harris, il romanziere britannico autore dell'omonimo romanzo da cui il film è stato tratto (noto altresì per il romanzo ucronico Fatherland – ambientato in un futuro dove ha vinto il Terzo Reich, sulla scia di The Man in the High Castle di Philip Dick – e per opere narrative anch'esse trasposte cinematograficamente, come Enigma, Imperium, Il ghostwriter e L'ufficiale e la spia).
La storia prende il via con la morte improvvisa del pontefice, un evento che comporta automaticamente l'adunanza del Collegio cardinalizio, deputato ad eleggere il nuovo capo della Chiesa cattolica nella Cappella Sistina. Ralph Fiennes, nel ruolo del Cardinale Lawrence, cardinal decano o, più verosimilmente, segretario di Stato, guida magistralmente le complesse procedure, fornendo una delle migliori interpretazioni della sua carriera (nella quale si annoverano ruoli chiave in Schindler’s List, Il paziente inglese e nella saga di Harry Potter). Il contrasto tra ciò che il personaggio proietta in pubblico e ciò che lascia intendere in privato è immenso: combinando questi due estremi con una facilità e una naturalezza sconcertanti, la star ci offre quella che è forse la performance più notevole della sua carriera, contraddistinta da sottigliezza, precisione accattivante e abile moderazione: sono pochi gli attori in grado di rivelare così tante sfaccettature con un solo accenno di sorriso - tristezza, compassione, rimorso, dubbi.. Tuttavia, il film si allontana dai soli aspetti cerimoniali per addentrarsi in un labirinto di sinistri intrighi e di segreti inconfessabili. L’elemento centrale che sostiene la narrazione è un oscuro segreto del papa defunto, capace di scuotere le fondamenta stesse della Chiesa.
Nel frattempo, compare la sola figura femminile di rilievo del film, ossia suor Agnes, interpretata da Isabella Rossellini, come responsabile delle suore che si occupano della casa pontificia. Apparentemente scialba e deferente, Agnes giocherà un ruolo essenziale: la Rossellini ha sostenuto di aver trovato il ruolo intrigante in parte perché il suo personaggio è l'unica donna con una qualche autorità in un mare di uomini e perché nel suo comportamento silenzioso emergeranno poi molte cruciali informazioni e molta presenza. Tutto si complica per Lawrence quando arriva il cardinal Benitez (Carlos Diehz), che lui non conosce e che il papa precedente aveva segretamente insediato a Kabul, nominandolo in pectore. Secondo la legge vaticana, il cardinale di origine messicana può quindi partecipare al conclave.
I quattro candidati principali sono il liberale Bellini, l'arci-conservatore e omofobo nigeriano Adeyemi, il conservatore Tremblay e il tradizionalista Tedesco, che vuole rimettere l'orologio della Chiesa ai tempi anteriori al Concilio Vaticano II. Dobbiamo confessare che l'interpretazione di Sergio Castellitto (che qui sembra l'erede di Nino Manfredi) nei panni del cardinale tradizionalista non ci ha convinti particolarmente: sembra più un vecchio brontolone diffidente delle novità, che parla italiano, inglese e latino con accento romanesco, che un vero restauratore della Chiesa preconciliare.
Nella prima votazione, nessun candidato ottiene la maggioranza dei due terzi richiesta. Nel frattempo, il mondo attende che dal camino della Cappella Sistina esca una fumata bianca e che venga annunciato il nuovo pontefice. Lawrence spera segretamente che il cardinale Bellini, più liberale e progressista e da sempre alleato dell'ex papa, diventi il nuovo papa. Di conseguenza, è alquanto critico nei confronti del candidato italiano tradizionalista perché a suo avviso potrebbe riportare la Chiesa indietro di decenni o più. Gli altri candidati non sono molto superiori. Il cardinale Adeyemi sarebbe certamente il primo Papa africano e nero della storia, ma le sue idee sociali sono quasi altrettanto "retrive" quanto quelle di Tedesco. Il cardinale del Quebec, Tremblay, è invece un uomo assetato di potere, la cui ascesa al soglio pontificio potrebbe far ripiombare la Chiesa in un'epoca di scandali e corruzione.
Il colpo di scena avviene quando Lawrence viene a sapere che il cardinal Benitez era vicino all'ex papa, il quale gli aveva pagato un biglietto aereo per la Svizzera per una visita medica poi annullata. Inoltre, un confidente del defunto papa sostiene che il pontefice aveva chiesto le dimissioni di Tremblay poche ore prima della sua morte. Da qui prendono le mosse una serie di colpi di scena, che porteranno alle rinunce di tutti i candidati, tranne due. E sarà durante la quinta votazione, dopo una serie di attentati terroristici a Roma, che l'epilogo si presenterà in vesti sorprendenti, che mescoleranno tensioni progressiste (potremmo dire quasi woke), aspetti di identità di genere ed esigenze di rinnovamento della Chiesa.
La sceneggiatura, firmata da Peter Straughan, è acuta e incisiva, perché riesce sapientemente a bilanciare il dramma umano e il thriller politico. Ogni personaggio si muove con motivazioni personali, creando un mosaico complesso di ambizioni, dubbi morali e compromessi.
Il cast internazionale è uno dei punti di forza del film. Accanto a Fiennes, spiccano Stanley Tucci nel ruolo del progressista Cardinal Bellini e John Lithgow in quello del conservatore Tremblay. La loro rivalità, intrisa di tensione ideologica e personale, rappresenta il dualismo tra tradizione e modernità all’interno della Chiesa. Sergio Castellitto, nel ruolo del Cardinale Tedesco, aggiunge una nota di ironica arroganza, benché ci abbia convinto fino a un certo punto, come abbiamo prima osservato; mentre Lucian Msamati, nei panni di Adeyemi, incarna il sogno di un primo papa africano. La presenza di Isabella Rossellini come Suor Agnes, unica figura femminile di rilievo, sottolinea per contrasto il patriarcato radicato dell’istituzione. Un po' scialba anche l'interpretazione del cardinal Benitez (Carlos Diehz) che pure giocherà alla fine del film un ruolo tanto importante quanto insospettato.
La fotografia di Stéphane Fontaine e la colonna sonora di Volker Bertelmann completano il quadro, conferendo al film un’aura al tempo stesso maestosa e intima. L’uso di strumenti non convenzionali, come il Cristal Baschet, sottolinea il conflitto interiore del cardinal Lawrence, il vero protagonista, creando un parallelismo tra la musica e la narrazione.
Conclave non è solo un thriller avvincente; è anche una riflessione sulla fede, sulla crisi spirituale e sulla necessità di cambiamento in un’istituzione millenaria: checché ne abbiano detto alcuni recensori iperconservatori, non è né un film anticattolico, né un film contro la fede, né un film blasfemo o irriverente. Anche perché ha probabilmente avuto un certo avallo da parte delle gerarchie vaticane, come testimonierebbe la presenza discreta, tra il pubblico dell'anteprima, di un autorevole cardinale, già professore di filosofia alla Pontificia università lateranense. Il Cardinal Lawrence, con i suoi dubbi esistenziali, rappresenta la lotta per ritrovare uno scopo in un mondo in cui la spiritualità si intreccia inestricabilmente con l'etica del potere. Il finale, controverso e aperto a molteplici interpretazioni, lascia il pubblico con interrogativi profondi sull’integrità e sull’evoluzione della Chiesa.