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Domus Aurea. Il tormentato Ciclope di Calcagno
Quando le migliori esperienze teatrali incontrano l'impareggiabile patrimonio artistico del nostro paese, è sempre una gran cosa. Ed è per questo, nella speranza di poter assistere ancora e ancora a tanta bellezza, che vogliamo ricordarvi un evento andato in scena ad ottobre presso uno degli spazi archeologici più suggestivi della capitale: la Domus Aurea.
In realtà una serie di eventi. Già, perché la terza edizione di “MOISAI 2024. Voci contemporanee in Domus Aurea”, svoltasi tra il 27 settembre e il 13 ottobre 2024, è consistita in ben nove visite guidate di quella che un tempo fu la residenza di Nerone (e specchio del suo poco indagato amore per l'arte) da concludere poi, nella splendida Sala Ottagona, con un’esperienza dell’arte performativa ogni volta diversa ma sempre nel segno del contemporaneo. Anche Laura Morante, Michela Cescon, Peppe Servillo e Cristiano Califano, tra gli artisti coinvolti nei vari spettacoli, nove in quanto dedicati ognuno ad una delle nove Muse del mito. Noialtri, non potendo accamparci lì per seguirli tutti, abbiamo scelto di confrontarci col Polifemo Innamorato di Giovanni Calcagno, grande interprete da noi apprezzato più volte anche sul grande schermo; ed accompagnato qui in diversi aspetti dell'atto creativo, come in tante altre occasioni, da un'altra artista di grande spessore ovvero Alessandra Pescetta.
Al contempo colta e popolare, tradizionale per certi versi e per altri ancora innovativa, oltremodo fisica ma intarsiata pure sulle molteplici possibilità del Verbo, la performance da loro messa a punto oltrepassa vertiginosamente le barriere del Tempo (complice in questo caso l'incanto assoluto della location) per riproporre, da angolazioni inedite, tutta la forza della mitologia classica.
La fonte primaria dell'ispirazione di Giovanni Calcagno è qui l'idillio di Teocrito, intrecciato però con le Metamorfosi di Ovidio, così da innervare di suggestioni nuove (anche attraverso un uso straniante delle diverse inflessioni italiche: dialetti come il siculo, il veneto e il napoletano, destinati qui a fondersi con il greco antico) la storia dell’amore non ricambiato di Polifemo per la ninfa Galatea, sentimento che lo porterà a trascurare il lavoro di pastore finendo quasi per vivere di poesia.
Questa struggente rivisitazione del Mito non si nutre soltanto della straordinaria presenza scenica del protagonista, del suo continuo attrarre l'attenzione del pubblico modulando magneticamente la voce, bensì di un non meno iconico e cangiante raddoppiamento di segni in scena. Abbiamo citato poc'anzi le Muse. E di sicuro la Danza, con la sinuosa interpretazione fornita da Vanessa Lisi e Marco Di Dato, con l'energia ammaliatrice delle loro silhouette che emergono dall'antico palco, ha saputo aggiungere un tocco di magia. Al pari volendo del vibrante commento musicale, per ampi tratti di timbro etnico, affidato a Puccio Castrogiovanni. Ma è nella pressoché osmotica interazione di Giovanni Calcagno con le marionette di Bianca Bonaconza che questo Polifemo Innamorato sfiora il sublime , coniugando alla perfezione la dimensione corporea e quella spirituale, entrambe da brividi, così da trasfigurare per l'eternità l'animo tormentato del Ciclope.