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40° Festival della Valle d'Itria Martina Franca. Le stelle sulla Serpenta
Il Festival della Valle D'Itria di Martina Franca, giunto quest'anno all'importante traguardo della quarantesima edizione, ha sempre avuto come connotazione la volontà di proporre programmi, sia nell'ambito operistico-melodrammatico, sia in quello sinfonico-strumentale, che contenessero composizioni che per motivi diversi non hanno avuto la visibilità meritata. In quest'ottica sono stati riproposti negli anni affascinanti melodrammi barocchi ma anche brani del repertorio ottocentesco e del '900 che non di rado, dopo le esecuzioni al Festival, hanno riacquistato energia vitale trovando spazio ed adeguata considerazione nelle programmazioni concertistiche.
In perfetta sintonia con questa impostazione, l'edizione del quarantennale ha scelto di presentare per il concerto di apertura, venerdì 18 luglio, nella sempre suggestiva cornice dell'atrio del Palazzo Ducale, “l'opera-fiaba” (indicazione originale, che come vedremo ha un significato preciso) “La donna serpente” di Alfredo Casella, con la prestigiosa direzione di Fabio Luisi.
“Opera-fiaba”, si diceva, ed infatti la scelta di utilizzare un testo settecentesco di Carlo Gozzi, già di per sé intreccio e tripudio di personaggi, fantasia, immaginario fiabesco e passioni, buffoni e malvagi, hanno consentito a Casella, che presentò quest'opera in prima esecuzione nel 1932, ma che già qualche anno prima voleva farne un balletto, di esprimersi senza limiti con il suo linguaggio inconfondibile, esplorando i più diversi stili del suo tempo ma anche, ulteriore caratteristica che emerge in altre sue composizioni, rivolgendo uno sguardo al passato, al rinascimento ed al barocco, creando in questo modo un mondo sonoro che perfettamente può assecondare la appariscente e settecentesca complicazione della trama, senza remore e prevenzioni.
Trama complicata, molti personaggi e scrittura impegnativa per l'orchestra, (come sempre l'Internazionale d'Italia, in questo caso con un organico di dimensioni importanti:80 elementi) la quale, sotto la guida sicura di una bacchetta prestigiosa come quella di Fabio Luisi (del quale è ancora vivo il ricordo dello straordinario concerto wagneriano della scorsa edizione del Festival), ha perfettamente assecondato la lettura del direttore sottolineando la bellezza e raffinatezza della scrittura di Casella. Risultato un caleodoscopio musicale che scorre con apparente facilità ma che in realtà è stato domato con sicurezza da Luisi, attento come sempre a curare ed esaltare ogni minimo particolare sia timbrico che musicale.
Trama complicata, si diceva, ed in effetti lo svolgimento presenta intrecci e vicende che possiedono solo le fiabe improvvisate che si raccontano ai bambini per farli addormentare, nelle quali si perde quasi il filo ma si cerca continuamente di esaltare lo straordinario e stimolare lo stupore. Ecco quindi la storia d'amore vissuta da Miranda (“al tempo delle fate”), regina di Eldorado ed Altidor, re di Teflis, con terremoti, carestie, battaglie ed incantesimi. Come contorno le classiche maschere della commedia dell'arte veneziana, con nomi esoticamente modificati (Pantalone-Pantùl, Truffaldino-Alditrùf , Brighella-Albrigòr, Tartaglia- Tartagil...) che uniscono e commentano con i loro interventi le varie sezioni.
Con tali premesse musicali e drammaturgiche, l'occasione per esaltare questo mondo magico e fantastico è stata sfruttata splendidamente dalla regìa di Arturo Cirillo, dagli splendidi e coloratissimi costumi di Gianluca Falaschi e dalla scenografia di Dario Gessati, essenziale nell'impostazione ma che con sapienti movimenti delle strutture ha consentito di creare di volta in volta spazi dedicati. Da sottolineare e ricordare che questi tre nomi contribuirono alla realizzazione, sempre a Martina Franca, della splendida e memorabile “Napoli Milionaria” di Nino Rota nel 2010.
Il numeroso cast, che ha visto la presenza di nomi già conosciuti al Festival come Candida Guida, Domenico Colajanni o Carmine Contese, i danzatori, sotto la guida del coreografo Riccardo Olivier, il Coro della Filarmonica di Stato “Transilvania” di Cluj-Napoca, diretto da Cornel Groza, hanno costruito, vissuto e trasmesso al pubblico due ore e mezza di spettacolo godibilissimo, esaltato dalle le pennellate musicali di Casella, che spaziavano ed esploravano abilmente le più diverse espressioni musicali, senza citazioni ma con chiari riferimenti stilistici al mondo di Puccini, Strawinsky, Ravel, Strauss...
La varietà stilistica della parte musicale ha sicuramente consentito agli ascoltatori di “scegliere” ed apprezzare maggiormente alcune sezioni rispetto ad altre, in base ai propri gusti. Senza voler stilare una graduatoria di merito o discriminare personaggi rispetto ad altri, ci piace ricordare, appena terminato l'ascolto, il suggestivo lamento di Miranda all'inizio del terzo atto: un insinuante e surreale monologo vocale dell'ottima Zuzana Markova, senza strumenti salvo brevissimi interventi degli ottoni. Sola in scena, appena illuminata e circondata dall'oscurità (anche gli orchestrali in buca vedevano spente le luci dei loro leggii), con le stelle dell'estivo cielo notturno a circondare ed ascoltare insieme al pubblico.
Applausi calorosi al termine per i protagonisti, i ballerini, orchestra e direttore ed a tutti coloro che hanno contribuito ancora una volta a creare un evento straordinario. La quarantesima edizione del Festival della Valle d'Itria non poteva iniziare meglio.