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42° Festival della Valle d'Itria. Il Concerto per lo Spirito
Martedì 26 luglio alle ore 21.00 si è svolto nella splendida Basilica di S.Martino a Martina Franca il “Concerto per lo spirito”, tradizionale appuntamento con la musica sacra vocale-strumentale nell'ambito del Festival della Valle d'Itria, giunto quest'anno alla 42° edizione.
Ettore Papadia ha diretto l'Orchestra ICO della Magna Grecia di Taranto in un articolato programma con brani di Paisiello, Honneger e Colasanti. Voci soliste Giulia De Blasis, soprano, Benedetta Mazzucato, contralto, Nico Franchini, tenore, Nicolò Donini, basso, tutti provenienti dall'Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”, in questo come in altri eventi del Festival preziose presenze e confortante esempio di entusiasmo e dedizione nell'affrontare il mondo della lirica.
Programma articolato si diceva e senza dubbio interessante. Un percorso musicale nel quale, partendo dalla scrittura splendente ed inconfondibile del settecento di Paisiello, in una sorta di rielaborazione dello Stabat Mater del “Pergolese” (Pergolesi) aggiungendo sapienti pennellate di colore nell'orchestrazione e nel trattamento delle voci soliste, attraverso il linguaggio più introverso ma di grande espressività di Honegger ed il suo Poema sinfonico “Pastorale d'été” , si è arrivati alla musica del nostro tempo con una composizione del 2007 di Silvia Colasanti, “Cede pietati dolor” ispirata al dramma interiore, esemplare e senza tempo, di Medea.
La suggestiva location presentava i pregi ed i difetti comuni delle grandi chiese barocche utilizzate per concerti anche strumentali. L'inevitabile risonanza creava effetti di impasto timbrico che se da un lato può essere utile per smussare e mimetizzare imprecisioni, dall'altro, come in questo caso, impedisce di apprezzare in pieno le raffinatezze e le caratteristiche della scrittura delle composizioni eseguite.
In evidenza i quattro solisti nello splendido Stabat Mater. Tutti in possesso di ottime doti tecniche ed interpretative, hanno raggiunto in alcune sezioni momenti di grandissima poesia e raffinatezza timbrica. Momenti di grande musica probabilmente apprezzati solo dagli spettatori delle prime file. Per i problemi di acustica sopra accennati, infatti, per il resto dell'uditorio la presenza dell'orchestra, che seguiva con entusiasmo le indicazioni della concertazione di Ettore Papadia, si è ridotta ad un confuso tappeto armonico e ritmico, vanificando la possibilità di percepire le peculiarità della scrittura e la distribuzione fra le sezioni strumentali.
Acustica problematica che però, paradossalmente, ha creato meno problemi all'ascolto della splendida Pastorale d'été di Honegger, piccolo gioiello post impressionista che, per le caratteristiche della scrittura e del gioco timbrico, non risultava particolarmente mortificata dal contesto ambientale.
In conclusione una composizione di musica del nostro tempo, “Cede pietati, dolor” di Silvia Colasanti, che ha senza dubbio lasciato in un primo momento interdetto il pubblico così come accade quando vengono eseguite simili composizioni. Composizioni nelle quali, e questo è un problema che coinvolge anche gli addetti ai lavori e che non è possibile certo affrontare in queste poche righe, non sono percepibili la struttura formale né tanto meno dei riferimenti tematici, risultando alla fine un continuum di aggregazioni armoniche e combinazioni ritmiche, ora fragorose, ora più delicate, che potrebbero durare 10 o 100 minuti, nelle quali trovare un riferimento a quanto il titolo avrebbe ispirato non è semplice. Percepibile invece la difficoltà di esecuzione e l'abilità richiesta agli esecutori. I componenti l'Orchestra della Magna Grecia in questo caso hanno dimostrato di poter controllare senza problemi le asperità di una partitura del genere suscitando convinti applausi alla conclusione. Citando Alex Ross “il resto è rumore”.