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42° Festival della Valle d'Itria. Mercadante in prima mondiale
Sabato 30 luglio (con repliche il 2 e 4 agosto) prima rappresentazione assoluta al Festival di Martina Franca della Francesca da Rimini di Saverio Mercadante. Fabio Luisi ha diretto l'Orchestra Internazionale d'Italia con un prestigioso cast: Leonor Bonilla (Francesca), Aya Wakizono (Paolo), Mert Sungu (Lanciotto), Antonio Di Matteo (Guido), Larisa Martinez (Isaura) Ivan Ayon Rivas (Guelfo).
Come più volte ricordato e come ben sanno gli appassionati e fedeli spettatori che ogni anno affollano la platea e la gradinata allestite nell'atrio di Palazzo Ducale, caratteristica peculiare del Festival della Valle d'Itria è il recupero e la ripresa della programmazione in tempi moderni di significativi melodrammi, barocchi, settecenteschi ed ottocenteschi che per le cause più diverse, quasi sempre svincolate da riferimenti musicali ed artistici, non hanno avuto una meritata visibilità e diffusione.
Anche questa 42° edizione ha tenuto fede a quest'impostazione, proponendo una splendida opera di Saverio Mercadante, la Francesca da Rimini, su libretto di Felice Romani, che da 185 anni attendeva in un simbolico cassetto qualcuno che la riscoprisse. L'edizione critica di Elisabetta Pasquini ha consentito questo recupero colmando senza dubbio una lacuna nel repertorio e svelando agli ascoltatori ed ai critici una grande melodramma, intenso, appassionato e magistralmente scritto.
Composto nel 1831 per la corte spagnola a Madrid, per cause ancora non chiare non fu mai eseguito, pur essendo completo in ogni suo particolare. L'allestimento del Festival è pertanto la prima esecuzione mondiale. Il libretto fa rivivere il drammatico amore di Paolo e Francesca e sin dalle battute iniziali l'esperta scrittura di Mercadante sottolinea ed esalta ora con passione, ora con malinconica rassegnazione, ora con furore, lo svolgimento drammatico della trama.
Di altissimo livello le prestazioni dei cantanti: tutta la struttura del dramma è una successione serrata di arie sempre impegnative per la scrittura e per le agilità richieste agli interpreti. Mert Sungu (Lanciotto) ha interpretato con adeguato entusiasmo e “furore” le impegnative arie che sin dalle prime battute lo hanno visto protagonista. Giustamente approvate con entusiasmo dal pubblico al termine di ogni sezione le due protagoniste femminili: Leonor Bonilla (Francesca) e Aya Wakizono nel ruolo en travestie di Paolo. Straordinariamente raffinate, efficaci e tecnicamente impeccabili, hanno raggiunto momenti di altissima poesia con un esemplare controllo dell'emissione nella cura delle dinamiche e nel fraseggio.
La prestigiosa regia di Pierluigi Pizzi, che ha curato anche le scene ed i costumi, ha trovato nella scelta di utilizzare degli essenziali veli neri che ondeggiavano al vento e nella cura dei costumi, caratterizzati anch'essi da morbidi e fluttuanti mantelli, un modo convincente per rappresentare il tumulto delle passioni ed il dramma dell'amor tradito. Ugualmente efficace l'idea di far avvicinare ulteriormente alla platea i protagonisti con l'allestimento di un percorso intorno alla buca dell'orchestra. A completare l'azione scenica le suggestive coreografie del corpo di ballo curate da Gheorghe Incu.
L'Orchestra Internazionale d'Italia, sotto la sicura e come sempre accuratissima concertazione e guida di Fabio Luisi, ha dato ulteriore prova di grande duttilità contribuendo a rendere la rappresentazione, usando un termine troppo spesso utilizzato ma in questo caso quanto mai appropriato, un evento. In evidenza in alcune splendide arie con strumenti concertati l'arpa di Elena Piva, il corno inglese di Domenico La Macchia ed il corno di Lorenzo Panebianco.
Ultima considerazione, non necessariamente negativa ma che rappresenta un auspicio per un inserimento costante e duraturo nelle programmazioni dei Teatri, riguarda la durata. In quanto prima rappresentazione assoluta e nell'ottica di un recupero storico di un inedito l'esecuzione pressoché integrale è doverosa. Tuttavia un primo atto di un'ora e cinquanta ed un secondo di un'ora e venti sono forse impegnativi anche per un pubblico allenato. Un'ulteriore e ragionata operazione di revisione finalizzata a rendere più agile e fruibile l'opera potrebbe rappresentare il punto di arrivo di un percorso di rivalutazione della Francesca da Rimini che senza dubbio dopo questa rappresentazione non potrà più essere dimenticata ed alcune sue arie, ne siamo certi, diventeranno cavallo di battaglia nel repertorio dei più grandi interpreti.