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45°Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano. L'Utopia si avvera
Domenica 2 agosto in Piazza Grande si è svolto il concerto conclusivo, sul podio Roland Böer che ha diretto l'Orchestra Poliziana, vi hanno preso parte anche due prestigiosi interpreti: la pianista Mariangela Vacatello e il violinista Francesco D’Orazio.
Questo concerto segna la conclusione di un ciclo per Roland Böer dopo dodici anni come direttore musicale e tre anche nelle vesti di direttore artistico; anche Gianni Oliva dopo tre anni conclude la sua esperienza come coordinatore artistico. In questo ultimo anno entrambi hanno affrontato sicuramente l’impegno più arduo e stressante a causa delle limitazioni imposte dalla pandemia, ma ne sono usciti brillantemente proponendo un programma di grande interesse e che ha riscosso un grande successo di pubblico. Il programma monografico è stato dedicato interamente al 250° compleanno di Ludwig van Beethoven, di cui in apertura son stati eseguite, dall’azione coreografica del grande Salvatore Viganò (1769-1821) Le Creature di Prometeo, le musiche dell’Introduzione,La tempesta e il primo numero di danza.
Il successivo brano è stato il Concerto per pianoforte e orchestra n.3 una composizione a lungo meditata dal 1800 al 1802 ed eseguita per la prima volta a Vienna, al Theater an der Wien, il 5 Aprile 1803. Non è una frattura con la forma del Concerto classico come era stato concepito da Christian Bach e da Mozart, ma ne spinge agli estremi limiti le sue potenzialità basate sull’eleganza e sull'equilibrio formale e sul virtuosismo, in un rapporto sempre dialettico fra solista e orchestra, senza nessuna sostanziale innovazione. In un armonioso dialogo con Böer ne è stata l'eccellente protagonista Mariangela Vacatello, che ha unito all’impeccabile virtuosismo esibito con grande sicurezza un tocco sensibile ai timbri e alle dinamiche richieste dall’autore e una soave cantabilità, che ha avuto il suo apice nel Largo. Lunghi applausi hanno salutato la conclusione del brano e come bis è stata eseguita la celeberrima Per Elisa, bagatella in la minore n°25.
Il concerto è stato concluso dal Concerto in re maggiore opera 61, fu probabilmente composto su richiesta del celebre violinista Franz Clement, anche direttore al Theater an der Wien, e che vi aveva diretto la prima esecuzione della Terza Sinfonia e la ripresa di Fidelio. Il Concerto in re maggiore opera 61 è la principale composizione per violino e orchestra di Beethoven, fu composta nel 1806, contemporaneamente alla Quarta Sinfonia, ai tre Quartetti dell'opera 59, al Quarto Concerto per pianoforte e fu eseguita nello stesso anno il 23 Dicembre al Theater an der Wien. Il concerto non ebbe immediato successo finché non fu eseguito con esito trionfale nel 1844, dal tredicenne Johann Joachim, per la prima volta a Londra sotto la direzione di Mendelssohn.
Il concerto solistico alla moda in quell’epoca era basato sull’esibizione del virtuosismo del solista, mentre erano secondari il contenuto puramente musicale e il ruolo dell'orchestra. La composizione di Beethoven è diversa, già la scrittura per il violino pur presentando una notevole abilità tecnica richiede un fraseggio elegante, inoltre il rapporto tra solista e orchestra viene affrontato in maniera dissimile dai concerti per pianoforte, non conflittuale bensì dialogante anche concertante con gli strumenti a fiato. Il concerto è formato da due parti il primo movimento in forma sonata eseguito da un secondo riflessivo che introduce il pirotecnico Rondò finale. Anche in questo brano c’è stata un’ottima intesa tra direttore e solista, D’Orazio ha orientato la sua interpretazione privilegiando il brillante virtuosismo.
Dopo quarantacinque anni l’utopia di Henze di avvicinare la popolazione alla pratica musicale si è realizzata, non c’era l’orchestra dei giovani di Manchester a causa della pandemia, ma al suo posto l’Orchestra Poliziana, frutto della diffusione della pratica musicale attraverso il lavoro dell’Istituto di Musica fondato da Henze e ora a lui intitolato. L’Orchestra Poliziana, formata da i giovani allievi e dai loro docenti, sotto l’attenta guida di Roland Böer ha fornito un’ottima prova in brani di notevole impegno. A differenza di altri paesi dove l’insegnamento della pratica musicale è materia scolastica, questa realtà è una speranza che auspichiamo di ascoltare anche nelle prossime edizioni del Cantiere. La serata si chiusa con un suggestivo omaggio alla memoria di Guido Levi, disegnatore luci e persona fondamentale per il Cantiere con le note de Le poème du feu di Aleksandr Nikolaevič Skrjabin e l’installazione luce di Gianni Trabalzini e Alessandro Martini accompagnati dalla tastiera Luce di Roland Böer.