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71° Settimana Musicale Senese. Tra Santi e Stabat Mater
La Chiesa di Sant’Agostino a Siena, venerdì 11 luglio 2014 è stata teatro di un confronto di grande interesse: la musica sacra dedicata alla Passione di Cristo e, in particolare lo Stabat Mater, nella musica popolare sarda e nella creazione di Luigi Boccherini.
La Passione di Cristo per la sua drammaticità ha sempre attratto il fervore dei credenti, le antiche sacre rappresentazioni e i canti, trovati, ne sono la testimonianza più probante, il più celebre è lo Stabat Mater verosimilmente dell'inizio del XIII° secolo, il cui testo probabilmente è attribuibile a Jacopone da Todi.
Elena Ledda con il suo ensemble ha presentato il suo ultimo lavoro Cantendi a Deus, in cui sono raccolti alcuni canti appartenenti alla tradizione della Sardegna. Il sardo è una vera e propria lingua di origine latina, che e si articola nelle diverse zone dell'isola in: logudorese, nuorese-barbaricino e campidanese oltre al gallurese. Il sentimento religioso ha profondamente ispirato i canti popolari della tradizione sarda, Elena Ledda in Cantendi a Deus ha presentato i canti del Venerdì Santo con un omaggio a Pietro Allori, sacerdote, musicista e maestro di cappella della chiesa cattedrale di Iglesias, che per 40 anni si è dedicato alla composizione. Le sue opere sono oggi raccolte nell'Archivio Storico Diocesano del capoluogo della regione mineraria dell'Iglesiente.
I brani sono stati presentati in ordine cronologico e il programma è stato concluso da uno Stabat Mater di tradizione popolare. L’Ensemble, Elena Ledda insieme Mauro Palmas (mandola), Simonetta Soro (voce), Marcello Peghin (chitarra classica) e Silvano Lobina (basso) ha dato di questi brani una coinvolgente interpretazione, lungamente applaudita dal pubblico presente. L'Ensemble, incitato dagli applausi, ha regalato ai presenti un altro canto della tradizione religiosa della Sardegna e un canto curdo, un lamento sulla propria terra devastata dalla guerra dedicato, secondo le parole della Ledda, a quello che sta avvenendo tragicamente In Israele e a Gaza.
Nella seconda parte è stata eseguita dal mezzosoprano senese Laura Polverelli con il Quartetto Bernini e Francesco Pepicelli, una raffinata rarità, lo Stabat Mater per mezzosoprano e quintetto d’archi di Luigi Boccherini (1743-1805), nella versione del 1781, la prima e la meno eseguita. L’Accademia Musicale Chigiana, con questi stessi interpreti, ha presentato questa composizione, riscuotendo un grande successo a Bruxelles lo scorso 8 luglio per l'insediamento del nuovo Parlamento Europeo, in concomitanza dell’avvio del semestre italiano.
Il testo dello Stabat Mater ha ispirato molti musicisti fin dalle composizioni polifoniche di Palestrina e Orlando di Lasso, poi nel XVIII ci fu la celeberrima versione di Pergolesi ma anche quelle di musicisti come Vivaldi, le diverse versioni si sono succedute anche nei secoli successivi fino ad arrivare ad oggi. Luigi Boccherini fu violoncellista e compositore, scrisse soprattutto musica da camera, quartetti e quintetti, per cui fu celebre e stimato anche da Haydn. Questa versione, rimasta sconosciuta per quasi due secoli, fu composta per l'infante Don Luís, mentre la più nota seconda versione fu composta nel 1800 per Luciano Bonaparte, allora ambasciatore francese a Madrid.
La composizione è articolata in 11 sezioni, in cui si dispiega la raffinata scrittura musicale del musicista lucchese il quintetto d'archi non si limita ad accompagnare, ma dialoga con il canto per creare l'atmosfera dolente e meditativa dello Stabat Mater. Boccherini scelse per la sua opera prevalentemente delle tonalità minori, i tempi si alternano tra lenti e veloci, anche se i più drammaticamente intensi sono i tempi lenti, più incisivi e trascinanti degli altri. La struttura del canto risente soprattutto negli Allegro della vocalità dell'opera come era usuale all'epoca, non ci sono però i “da capo” e gli abbellimenti hanno una funzione espressiva.
La scelta di far precedere lo Stabat Mater da una sinfonia, che lo stesso Boccherini compose successivamente per questa composizione, non ci è sembrata particolarmente felice, in quanto l'effetto cupo e doloroso dell'incipit con il Grave assai è risultato smorzato dalla precedente atmosfera lieve e mondana della composizione. L'interpretazione di Laura Polverelli ha convinto sia vocalmente che drammaticamente nella resa del testo, bene anche il Quartetto Bernini e Francesco Pepicelli, per la puntuale e intensa esecuzione.