Supporta Gothic Network
Accademia Filarmonica Romana. Il concerto barocco italiano
Per la stagione dell'Accademia Filarmonica Romana al Teatro Argentina lo scorso giovedì 8 febbraio Marcello Di Lisa, fondatore e direttore de il Concerto de’ Cavalieri, ha proposto con il suo ensemble un programma dedicato al concerto barocco italiano.
Il concerto, che già nella controversa etimologia della parola contiene le sue peculiari caratteristiche, far suonare insieme più strumenti e la contrapposizione dialogica da cui derivano il Concerto grosso e quello solistico di cui Arcangelo Corelli (1653-1713) e Giuseppe Torelli (1658-1709) sono considerati i principali iniziatori. L’attività di entrambi fu legata alla Scuola di San Petronio a Bologna in cui dominava lo stile antifonale e dialogante per coro o strumentale, timbricamente caratterizzato dall’uso di una o due trombe. Corelli nativo di Fusignano vi studiò prima del trasferimento a Roma, dove, grazie alla protezione del cardinale Pietro Ottoboni, che lo prese al suo servizio, e della regina Cristina di Svezia poté dedicarsi allo studio e alle composizioni che poté far eseguire con dovizia di musicisti.
Corelli, virtuoso violinista, fu anche un caposcuola dell’arte violinistica Il Concerto grosso si basa sulla suddivisione degli strumenti in due parti, il Concertino, la cui formazione è di, due violini, violoncello o violone e basso continuo, una formazione derivata dalla Sonata a tre da chiesa, e i Tutti, gli altri strumenti. Questa modalità compositiva era già apparsa con Alessandro Stradella (1639 – 1682) ma fu Corelli che la sviluppò e attraverso i suoi allievi come Pietro Antoni Locatelli (1695 – 1764) e Francesco Gemignani (1687 – 1762) si diffuse in Europa. Nel programma sono stati presentati due concerti dall’Opera VI pubblicata postuma il 4° e 8° detto Per la Notte di Natale, che fanno parte dei concerti in stile da chiesa, i primi otto della raccolta, che si differenziano per l’incipit lento e per l’assenza di tempi di danza, presenti invece negli ultimi quattro della Opera VI.
Torelli, anche lui virtuoso violinista, pose le basi per il concerto con solista lo testimoniano la Sinfonia e la Sonata in programma con la tromba solista, che era impiegata nelle cerimonie a San Petronio. La sinfonia è ancora in quattro movimenti ma la sonata è già in tre come saranno in genere i concerti di Vivaldi. In questi brani il solista è stato il bravo Andrea Di Mario, preciso nell’arduo virtuosismo e capace di ottenere dallo strumento suoni morbidi e brillanti. Nelle composizioni strumentali di Antonio Vivaldi (1678-1741), anche lui straordinario violinista, dominano il concerto solistico e il concerto come dialogo fra i vari strumenti. La sua attività all’Ospitale della Pietà gli consentì, grazie alla bravura delle sue allieve che suonavano i più diversi strumenti, di sperimentare un gran numero di diverse soluzioni timbriche, inoltre i suoi concerti presentano una incredibile e varietà creativa. Conclusione con Georg Friedrich Händel (1685- 1759) con Suite per tromba e archi in la maggiore HWV 341 del 1733 è un insieme di diverse pagine del musicista, un brano brillante con una ouverture iniziale e quattro movimenti di cui due di danza.
Un programma ben pensato per illustrare le caratteristiche del concerto barocco italiano, ma l’esiguo numero degli esecutori, due violini, una viola, un violoncello, un contrabbasso e il clavicembalo, questo l'ensemble scelto da Marcello Di Lisa, a nostro avviso non ha permesso di rendere appieno la ricchezza di queste composizioni. Inoltre sebbene l’alternarsi di tempi lenti e veloci e di piano e forte siano una caratteristica di questi brani, Di Lisa ha accentuato eccessivamente questo aspetto a scapito della cantabilità, la cui mancanza ha inaridito la soave Pastorale che conclude il Concerto grosso Per la Notte di Natale. In conclusione applausi e come bis è stata eseguita di Händel la brillante sinfonia dalla Cantata Diana Cacciatrice scritta a Roma nel 1707 per Francesco Maria Ruspoli.