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Accademia Filarmonica Romana. Fresu e I Virtuosi Italiani con Bach
Al Teatro Olimpico il 23 aprile la stagione dell’Accademia Filarmonica Romana ha offerto un appuntamento insolito e coinvolgente tra musica barocca e jazz con Paolo Fresu e l’orchestra d'archi de I Virtuosi Italiani.
Un incontro che potrebbe sembrare strano, che cosa hanno in comune la musica del periodo barocco e quella Jazz ? Se finalmente si supera l'antiquata divisione tra musica colta e tutta l'altra, beninteso escludendo i deteriori fenomeni commerciali, si potrebbero scoprire interessanti affinità, soprattutto se sono musicisti del calibro di Paolo Fresu e l’orchestra de I Virtuosi Italiani a proporre un programma denso e vario.
Un punto di contatto noto è l'uso dell'improvvisazione, imprescindibile nell'esecuzione della musica barocca, nella realizzazione del basso continuo come nella vocalità, in cui l'indicazione del da capo lasciava completa libertà all'esecutore, e nel jazz. Paolo Fresu e Alberto Martini, direttore de I Virtuosi Italiani hanno anche affermato che jazz e musica barocca hanno in comune lo swing.
Il dialogo tra questi due mondi è iniziato con Bach con Contrapunctus 1 da “L'Arte della Fuga” BWV 1080, è una mitica e formidabile composizione costituita di 21 brani e dedicata all'arte del contrappunto, pubblicata nel 1751 dopo la morte, è rimasta incompiuta ed è stata considerata a lungo un'opera esclusivamente teorica in quanto non è indicata la strumentazione.
Contrapunctus ( antico nome dato alla fuga) 1 è una fuga a quattro voci sul tema iniziale in re minore che è stata eseguita con grande perizia da I Virtuosi Italiani, una formazione eclettica che ha interpretato con grande eleganza anche Suite da “Lezioni di piano” per archi di Michael Nyman, Milonga del Angel per archi e Adios Nonino per violoncello e archi di Astor Piazzolla.
Sempre da soli hanno anche eseguito di Francesco Geminiani “La Follia” Concerto Grosso n. 12 in re minore, un omaggio dell'allievo al maestro Arcangelo Corelli, in cui il concertino è affidato a due violini e violoncello, I Virtuosi Italiani hanno messo pienamente in risalto il tema della Follia sottolineando il ritmo fascinoso della danza.
Il primo pezzo eseguito insieme è stato Corale Pop per tromba e archi di Massimo Colombo( 1961), nella sua improvvisazione Fresu ha evocato la messa in voce ( tecnica con la quale la voce inizia in pianissimo per giungere al fortissimo e poi tornare al pianissimo) della vocalità barocca. Il brano è stato seguito da Aria per tromba e archi di Richard Galliano (1950), in entrambi i brani il fraseggio e la grande cantabilità nell'esecuzione hanno coinvolto l'ascoltatore.
Nel Sanctus di Daniele Di Bonaventura (1966) l'esecuzione ha sottolineato un'altra caratteristica della musica barocca: la diversa dislocazione degli strumenti e delle voci nello spazio nell'esecuzione, con l'orchestra sul palcoscenico mentre il suono della tromba è sceso dall'alto creando una iridescente architettura sonora. In Ossi per tromba e archi di Fresu il suono è suono è stato rarefatto e essenziale e nel Dies Irae per tromba e archi di Jean-Michel Giannelli (1962) l'atmosfera è stata straniante e inquietante.
Il dialogo di Fresu con l'orchestra è stato teso e coinvolgente, il trombettista ha improvvisato sfidando la cantabilità del violino nel Largo andante dal Concerto per violino in la maggiore D 96di Giuseppe Tartini e creando un contrappunto alla splendida melodia eseguita dagli archi in “Lascia ch'io pianga” aria di Almirena da il Rinaldo di Georg Friedrich Händel.
Un omaggio a Uri Caine con Memory per tromba e archi e poi c'è stata la conclusione con un bis: Fellini creato da Fresu in omaggio al regista in occasione della morte e arrangiato da Di Bonaventura per tromba e orchestra, che dialogano eseguendo questo brano intenso e affascinante. Dal suo strumento Fresu riesce a creare un incredibile varietà di suoni che lascia sempre affascinati e stupefatti, l' incontro con I Virtuosi Italiani ha condotto il pubblico entusiasta in una dimensione sonora inconsueta e stimolante.