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Amelia. I “Combattimenti” di OperaInCanto
Nell'anno in cui ricorre l'anniversario dei 450 anni dalla nascita di Claudio Monteverdi, il Festival OperaInCanto ha presentato un solo spettacolo incentrato sul celeberrimo capolavoro del musicista cremonese, il Combattimento di Tancredi e Clorinda. Preceduto da Orazi e Curiazi di Giorgio Battistelli e seguito da Tancredi appresso il Combattimento di Claudio Ambrosini, il tutto è stato concepito come un “Trittico” senza interruzione.
Giovedì 12 ottobre 2017 al Teatro sociale di Amelia si è svolta la prima rappresentazione del “Trittico”, per Tancredi appresso il Combattimento, si è trattato della prima assoluta, è infatti una commissione di OperaInCanto e Reate festival. La rappresentazione è stata aperta dalla citazione dell'incipit dell'Orfeo di Claudio Monteverdi (1567- 1643). Lontano nel tempo e dall'argomento delle due parti successive del “Trittico” Orazi e Curiazi ( 1996) di Giorgio Battistelli, azione per due percussionisti, ha dato inizio allo spettacolo. Battistelli si è ispirato ad uno dei più celebri e leggendari episodi della storia antica, i due percussionisti hanno dato vita alla composizione, non solo suonando le percussioni, ma anche con i movimenti di tutto il corpo e con la voce. Il combattimento è nello stesso tempo concreto ed evocativo: lo strusciare dei piedi sulla rena, il clangore dei colpi, i suoni vocali strozzati dei contendenti calano l'ascoltatore nell'atmosfera violenta dell'azione, in una dimensione affascinante, astratta e fantastica con una tensione crescente fino alla conclusione. Gianni Maestrucci e Gianluca Saveri di Tetraktis Percussioni Ensemble ne sono stati gli eccellenti interpreti.
Claudio Monteverdi, visse in un'epoca di grande sperimentazione musicale di cui fu l'indiscusso protagonista, è condivisibile la felice definizione di Leo Schrade di Monteverdi come “Creator of mondern music” così come l'analisi di Luciano Berio : “ il Combattimento di Tancredi e Clorinda può essere considerato uno dei lavori più sperimentali di Claudio Monteverdi”. Questo Madrigale è emblematico di una costante ricerca espressiva del compositore che mirava a rappresentare al meglio la descrizione degli “affetti” e l'azione del testo poetico, tratto dal XII canto, (52-62, 64-68) della Gerusalemme liberata di TorquatoTasso (1544-1595). L'Ottavo libro dei madrigali, “Madrigali guerrieri e amorosi” (1638) contiene un avvertimento in cui Monteverdi presenta il nuovo “concitato genere” di cui è una formidabile testimonianza il mirabile Combattimento di Tancredi e Clorinda, definito dal compositore di “genere rappresentativo”. La prima rappresentazione, avvenne nel 1626, a Palazzo Mocenigo, dodici anni prima della pubblicazione nell'Ottavo libro dei madrigali. Le parole con cui Monteverdi introduce la composizione sono fondamentali per dimostrare come sia stato un precursore nella sua visione non solo di compositore, ma anche di drammaturgo, nella rappresentazione degli “affetti” e di regista dell'azione.
Le parti sono divise tra il Testo, Tancredi e Clorinda, ci sono, inoltre, le indicazioni sceniche su come si devono muovere i protagonisti e dove deve porsi il Testo. Quando Tancredi appare su un cavallo di legno, la musica evoca il passo del cavallo un esempio della mirabile fusione tra musica e azione. Le indicazioni del compositore illustrano palesemente la sua visione di dramma in musica, al Testo raccomanda di non fare abbellimenti, salvo in un punto ben specificato, ma di essere chiaro ed espressivo, la musica segue lo svolgimento dell'azione, sia per quello che riguarda i sentimenti dei personaggi, sia nelle fasi dello scontro. Per il cozzare delle armi, nel culmine dello scontro, Monteverdi indica il pizzicato: ”Qui si lascia l'arco e si strappano le corde con duoi diti“, primo esempio, scritto, conosciuto in Italia. Appare anche lo “stile concitato” note velocemente ribattute da voce e strumenti, altrettanto rapida la sillabazione e con fitte ripetizioni interne per un testo in cui dominano "ira et sdegno”.
Al termine senza intervallo è iniziato Tancredi appresso il Combattimento, opera composta da Claudio Ambrosini, Leone d’oro alla carriera alla Biennale Musica di Venezia del 2007. La musica è basata sulla drammaturgia di Vincenzo De Vivo, che l'ha tratta dallo stesso canto (70, 75-77, 80-83, 90-93, 96-97) del poema del Tasso, perché come egli stesso afferma: “Se cerchi il testo per un madrigale drammatico destinato a essere eseguito dopo Il combattimento di Tancredi e Clorinda non hai scampo: finisci per aprire la Gerusalemme liberata all’altezza di quel canto XII, gettando l’occhio intorno a quei versi che Monteverdi (con un occhio al libro decimoquinto della Conquistata) ha infallibilmente scelto per il suo madrigale “fatto in genere rappresentativo.” Ambrosini ha scelto per la sua composizione di sottolineare la continuità con il madrigale di Monteverdi usando per la composizione gli strumenti antichi. Si è anche posto il problema della lontananza storica del testo che per Monteverdi era invece contemporaneo, per renderne il testo, ha scritto: “applicando uno sguardo “prospettico” (…) (ri-) dare spazio al piano letterario facendolo “agire”, diventare protagonista, in alternanza con quello musicale. Entrando e uscendo, muovendosi tra il livello della parola e quello del suono e del canto, a tratti staccati di quel tanto che basta per farne una reciproca cartina di tornasole.” Altro aspetto significativo è che non si tratta più di azione ma di rimpianto e disperazione risolti in una dimensione onirica. La composizione è di grande fascino e impatto e la sensazione di continuità è riuscita.
Il merito del successo del “Trittico” va indubbiamente alla direzione autorevole e puntuale di Fabio Maestri in entrambe le composizioni, alla bravura dei musicisti dell'Ensemble In Canto e degli interpreti vocali. Roberto Abbondanza è stato un efficace interprete nella ardua parte del Testo Daniele Adriani, Tancredi, e Sabrina Cortese, Clorinda, hanno reso i differenti “affetti” e le atmosfere con sensibilità e tecnica sicura. Cantanti e musicisti, salvo quelli di Tetraktis e Sabrina Cortese, nella scena del sogno di Tancredi, erano nella buca dell'orchestra, mentre sul palcoscenico due danzatori hanno dato vita alla dimensione scenica dei brani di Monteverdi e Ambrosini. La coreografia di Daniele Toti è stato un altro elemento che ha portato alla riuscita dello spettacolo, i due bravi ballerini, Lucrezia Badalassi, come Clorinda, e Francesco Ayrton Lacatena, come Tancredi, con i flessuosi, intensi e fascinosi movimenti hanno coinvolto il pubblico nella commovente e avvincente vicenda. Le scene di Maria Rossi Franchi, pannelli su cui venivano proiettate immagini di Flaviano Pizzardi e luci di Andrea Tocchio, hanno concorso alla resa visiva dell'azione, belli e funzionali i costumi di Giuseppe Bellini. Cesare Scarton ha creato una regia suggestiva che ha amalgamato i vari elementi, musicali, coreografici e scenici per ottenere quella continuità drammatica che OperaIn Canto si era prefissata quando aveva immaginato il “Trittico” e che ha contribuito al successo dello spettacolo lungamente applaudito dal pubblico.