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Arena di Verona. La colossale Aida del 1913
Il 28 agosto siamo stati all'Arena di Verona per l'Aida storica del 1913 riproposta da Gianfranco de Bosio che riprendeva la prima sera di Aida nell'Arena. Dal 22 giugno in scena fino al 7 settembre per sedici recite e quattro diversi cast, quest'Aida si presenta in Arena come colossale, proprio come vuole l'opera che Giuseppe Verdi ha affidato al libretto di Antonio Ghislanzoni e terminata nel 1871, è opera simbolo dell'Arena, di cui terminerà le recite il 7 settembre prossimo, annoverando ormai 670 calate di sipario nel glorioso anfiteatro romano.
Squisita grand-opéra dell'epoca post-meyerberiana, è un'opera profondamente intimista in cui il conflitto si ingenera non solo tra Radamès ed Aida ma in un tormentato ménage à trois col padre di Aida, Amonasro. Difatti Aida, schiava di Amneris, regina di Egitto, è figlia del re etiope Amonasro che, catturato, si nsconderà sotto false spoglie per carpire i segreti di Radmés sulla prossima battaglia e facendolo tradire dall'amata innamorata Aida, sua figlia. Il conflitto è quindi tra loro tre e l'innamorata Amneris che non ha nessuna speranza con Radamès, ed alla fine si tormenterà pure lei per la condanna di lui, che discenderà nelle prigioni per essere sepolto vivo con l'amata Aida.
Il cast è ben affiatato con il soprano spagnolo emergente Saioa Hernández nella parte di Aida, biondissima in realtà, qui invece dipinta di nero per sembrare etiope e ben evidenti sono le sue doti canore, dall'inizio alla fine dei quattro lunghi atti: ben distinta da Amneris, che indossa parrucche a caschetto di tutti i colori, dal nero al biondo all'azzurro (però era "Celeste Aida"!), che sembra piu' a suo agio nella parte negli ultimi due atti: il mezzosoprano rumeno Judit Kutasi, che avevamo già ascoltato a Roma alle Terme di Caracalla, il 7 agosto, conosce bene la parte ma era piu' "calda" dopo i primi due atti. Il tenore Carlo Ventre ha interpretato con piu' convinzione Radamès anche lui nella seconda parte dell'opera, e c'è stato il ritorno del giovane baritono mongolo Badral Chulunbaatar nella parte di Amonasro, che ha reso in tutta la sua violenza nei confronti della figlia innamorata, molto efficacemente.I bassi Gianluca Breda e Krzysztof Bączyk come gran sacerdote Ramfis e Re degli Egizi, ed il soprano Yao Bo Hui come Sacerdotessa come anche il tenore Carlo Bosi come Messaggero sono convincenti senza brillare, se non per i movimenti scenici che li avviluppano in una temperie maestosa, l'Egitto dei Faraoni.
Il Maestro Francesco Ivan Ciampa ha diretto l'Orchestra dell'Arena mentre il Coro è stato preparato da Vito Lombardi, entrambi accurati, mentre l'allestimento di Gianfranco de Bosio ispirato all'Aida del 1913 è sontuoso per scene, su modello di quelle disegnate da Ettore Fagiuoli per il 1913; le nuove luci sono di Paolo Mazzon, altrettanto suggestive; i costumi ci sono piaciuti molto nella loro riedizione, specialmente quello della prima ballerina greca Eleana Andreoudi che ha ballato divinamente sulle coreografie di Susanna Egri; e bravi sono anche i due ballerini che la accompagano: Mick Zeni e Alessandro Macario. I balletti, rievocativi, anche delle allieve, sono particolarmente piacevoli e divertenti. L'unica cosa che un pò dispiace è che mezza arena, in platea, era vuota, e brillavano piu' candeline del solito. Il pubblico però, è stato soddisfatto ed ha applaudito a lungo.