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Atmosfere romantiche tra sensualità e diaboliche visioni alla IUC
L'Aula Magna della "Sapienza", lo scorso 10 dicembre 2011, ha ospitato, nell'ambito della stagione dell'Istituzione Universitaria dei Concerti,il violinista serbo Stefan Milenkovich e l'Orchestra Filarmonica di Belgrado diretta da Charles Olivieri Munroe.
Il Concerto n. 2 di Niccolò Paganini, detto "La Campanella" per il rondò finale che imita il suono della campanella, ha messo in pieno risalto le grandi doti di Milenkovich, sia per la parte virtuosistica, che nel finale che è di trascendentale difficoltà, sia nella parti melodiche dell'adagio. La bravura di Milenkovich ha entusiasmato il pubblico con la sua interpretazione che ha messo in luce tutte le caratteristiche dello splendido violino Stradivari, avvolgendo l'uditorio con una profusione di suoni scintillanti scaturiti dai diabolici virtuosismi paganiniani e con una cantabilità morbida e avvolgente nella parti più melodiche.
Spinto dagli applausi scroscianti Milenkovich ha splendidamente interpretato, come bis, l'Allemanda dalla Seconda partita in re minore per violino solo BWV 1004 di Bach. Il resto del programma ha fatto apprezzare a pieno le doti dell'orchestra in tutta le sue sezioni a cominciare dall'Ouverture dell'Olandese Volante di Wagner in cui il furore della tempesta è stato trascinante e vigoroso grazie al suono pieno e scintillante degli ottoni. La trasparenza e morbidezza del suono è stata resa pienamente dall'orchestra nella parte finale, in cui appare il tema del perdono ottenuto grazie all'amore di Senta.
Dal gotico romanticismo wagneriano si poi passati alla raffinata ironia de la Danse macabre di Saint-Saëns, ispirata a una ballata di Goethe; la danza degli scheletri che sorgono dalle tombe è stata resa leggera dai pizzicati dei violini e dall'uso dello xilofono. L' orchestra diretta da Munroe ha ben evidenziato le caratteristiche di questa danza vorticosa e trascinante nella sua levità. Ne Les Préludes, ispirati a una méditation del poeta francese Alphonse de Lamartine, Liszt avverte che si tratta di una successione di preludi su gli avvenimenti tristi o felici della vita; la musica scorre liberamente in una sequenza di episodi che riflettono diversi stati d'animo, coinvolgendo lo spettatore in un alternarsi di profonde emozioni.
Un capolavoro interpretato efficacemente dall'orchestra così come il diabolico Mephisto Walzer, sempre di Liszt, che, nella partitura orchestrale, è più colorato e vivace che non inquietante come quelli scritti per pianoforte. La Rapsodia ungherese n. 6 in re maggiore "Il Carnevale di Pest", ancora Liszt, ha concluso festosamente il programma. Gli scroscianti applausi del pubblico hanno spinto Munroe e l'Orchestra Filarmonica di Belgrado a donare un bis in linea con il programma sensuale e peccaminoso: di Jacob Gade il Tango Tzìgane Jalousie (1925) noto anche Tango Jalousie; in Italia è conosciuto come Gelosia (Se Amore vuol dir gelosia).