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Balthus. L'enigma insoluto o il simulacro del rimosso
In una straordinaria doppia mostra tra Italia e Francia, alle Scuderie del Quirinale ed a Villa Medici, il percorso pittorico di Balthasar Klossowski in arte Balthus, si snoda attraverso le sue opere più importanti a cominciare da La Rue (La Strada, 1933) fino al boudoir turco de La Chambre turque, (1965-66) che vediamo dal vivo nella torretta di Villa Medici, fra le maioliche policromatiche dall'alto di Trinità dei Monti. Fino al 31 gennaio 2016 e a cura di Cécile Debray del Centre Pompidou in collaborazione con Matteo Lanfranconi, ed Evelyn Benesch per il Kunstforum Wien dove la mostra si muoverà a febbraio, si può dire la più corposa retrospettiva sul pittore europea e la prima monografica a Vienna con oltre duecento opere a disposizione dell'occhio dello spettatore.
Per entrare nel territorio di Balthus bisogna fare qualche passo indietro nella sua famiglia e soprattutto nella sua educazione che ha visto uno dei più grandi poeti di lingua tedesca del Novecento, come suo “tutore” in quanto compagno della madre Baladine fino al termine della sua vita, il 1926: si tratta di Rainer Maria Rilke. Sonetti ad Orfeo, Elegie Duinesi e Il libro delle ore, risuonano tutti con la loro estrema sottigliezza nei primi disegni di Balthus, che ha regalato al poeta illustrando le favole con protagonista il gatto Mitsou. La stessa composita simbologia, patognomia (studio della corrispondenza tra gesti ed emozioni) in particolare è evidente in tutti i suoi quadri: a cominciare da quel taglierino de La Patience (tradotto Il solitario in italiano, 1943): l'enigma dietro quell'oggetto violento puntato verso di sé, ci introduce ad una lettura che deve sciogliere degli enigmi indicati dagli oggetti sottoposti allo sguardo dello spettatore: di fronte a Balthus è lo spettatore che si fa specchio del quadro. Lo vediamo certamente in Alice (1933, opera coeva a La Strada e quindi pienamente matura della sua concezione pittorica) che è quanto di più assimilabile immediatamente al concetto “fantastico” di specchio, sia come opera letteraria – Alice aldilà dello specchio (Alice through the Looking-Glass di Lewis Carroll, 1871) illustrata da Balthus – sia come spettatore prima dello spettatore: difatti Alice si pettina appunto “allo specchio”, seminuda. In questo periodo avverrà (nel 1932) l'incontro con Antonin Artaud, e quindi con la sua opera capitale che stava scrivendo in quegli anni (Le Théâtre et son double, 1938) e col suo teatro che metterà in scena ne I Cenci con le scene ed i costumi di Balthus, che si può dire la quintessenza teatrale del saggio di Artaud.
L'arte figurativa di Balthus, che ha conosciuto dal vivo il Rinascimento toscano ed in particolare Piero Della Francesca, di cui riproporrà le sue versioni, è raffinatissima in senso simbolico: potremmo usare anche un vocabolo caro al fratello scrittore e studioso di Sade, Pierre Klossowski, che ne faceva un uso affine: la parola è simulacro, in questo caso del “rimosso”. Prendiamo per esempio La lezione di chitarra (La leçon de guitare, 1934) in cui è evidente la perversione insita nel gesto erotico delle due donne: è in fondo una Pietà riversa al femminile in cui la violenza è sottilmente perpetrata dall'adulta sull'adolescente e che letterariamente riprende la trama de Il Monaco (The Monk, 1796) di Matthew Gregory Lewis - nel quadro la satanica Mathilde è la maestra di musica mentre la giovinetta è la giovane Antonia del romanzo - ripreso proprio da Artaud in teatro.
È indubbio che i temi approfonditi dal fratello Pierre fossero conosciuti e discussi anche da Balthus e che quella “costellazione edipica negativa” in cui anche la madre è oggetto di odio per il figlio in quanto lo ha spinto a scarificare il padre a lei, si sono tradotti in qualche modo nell'arte pittorica di Balthus, traducendo le relazioni erotiche anche attraverso una luce luciferina come quella de La Camera (La Chambre, 1952-54) in cui vediamo molto chiaramente come l'estrema apertura della donna nuda viene aggredita dalla luce proveniente dalla tenda tirata con gesto crudele dalla bambina. La tenda del “rimosso” è perturbante (come ricorda Freud nel famoso saggio del 1919, Das Unheimliche, Il perturbante) poiché ad una situazione famigliare che di per sé è di estrema calma, aggiunge dei particolari disturbanti ed ignoti. Sulla stessa falsariga, con posizioni analoghe della donna e di un “disturbatore/trice”, si situano i quadri de La semaine des quatre jeudis (La settimana con quattro giovedì, tra 1944 e 1948),anche qui il gatto è un essere fantasmatico dal ruolo ambiguo di osservatore e di complice.
Les enfants Blanchards (1937, quadro comprato da Picasso) hanno il loro originario gemello in una delle illustrazioni di Cime tempestose (Les Hautes de Hurlevent, 1933; il romanzo di Emily Brontë, Whutering Eights, è stato pubblicato in inglese per la prima volta nel 1847) intitolata “I have got the time on with writing for twenty minutes” (Ho passato il tempo così, scrivendo per venti mnuti) che si riferisce alla punizione data dal fratello di Catherine, Hindley, a lei e Heathcliff, appena morto il padre. Questa è la didascalia cui si riferisce l'episodio ma ben diverso è il titolo dato da Balthus in originale: Parce que Cathy lui enseignait ce qu'elle apprenait (Perchè Cathy gli insegnava ciò che lei imparava), ergo, i due titoli sono in contraddizione. Il primo rappresenta lo studio come costrizione e punizione; il secondo, come privilegio. Nonostante poi alcune differenze, è la fanciulla qui che studia e quindi applica le regole mentre sia Hubert (i modelli per Les enfants Blanchards saranno i bambini Thérèse e Hubert Blanchard) sia Heathcliff guardano altrove e sembrano pensierosi. Ecco, in fondo qui vediamo rappresentata allo stesso tempo la vicinanza e la lontananza con i surrealisti: la fascinazione per il mistero, l'erotismo, l'atto mancato come in Buñuel, che indica un mistero imprescindibile; dall'altro lato, la figurazione “esatta” degli oggetti per quel che sono, e nonostante tutto ammantati di un velo sacrale insondabile.
Gli stessi paesaggi francesi di Chassy, risalenti al suo insediamento al castello nel Morvan, rimangono avvolti in una nebbia non presente agli occhi ma soltanto evocata, che rimandano alle altre dimore da lui frequentate e riprodotte: da Villa Medici a Montecalvello, fino all'ultimo chalet di Rossinière. Nella retrospettiva a Villa Medici dove Balthus aveva il suo atelier d'artiste, molti di questi dipinti conducono ai grandi dipinti come Japonais à la table rouge (Giapponese con tavola rossa, 1967-1976) dove modella è la giovane moglie giapponese Setsuko Ideta (di 35 anni più giovane e sposata nel 1967) che oggi si occupa della Fondazione Balthus. L'artista con la moglie risiederà qui fino al 1977 come direttore dell'Accademia nominato da André Malraux, Ministro della Cultura francese, curando il restauro sia dell'edificio sia dei giardini.
In questa lunga passeggiata fra le tele, e solo alcune sono state assunte come topoi centrali dell'opera di Balthus, camminerete soprattutto fra sogni (Le rêve II, 1956-1957) e gatti (Le chat de la Mediterranée, 1949) a tratti senza accorgervene. Quest'ultimo “chat” rappresenta un unicum nell'opera balthusiana che però si forgia su oggetti, come l'aragosta, ben presenti in nature morte omonime, e presenze, come quella di Laurence Bataille (di cui era innamorato all'epoca), figlia di Georges Bataille (autore de L'erotisme, ed in quegli anni di L'Expérience intérieure,1943) amico del fratello Pierre, rivelandoci la provenienza letteraria, filosofica, erudita delle sue indagini sull'enigma insoluto dalla inusitata fascinazione.