Banville. L’Infinito ove si nasconde Dio

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
Banville L'infinito

Nelle opere dei grandi scrittori del nostro tempo raramente accade di incontrare figure che appartengono alla cultura antica ed alla mitologia classica. Nell’ultimo libro di John Banville, uno dei maggiori intellettuali del nostro tempo, il cui titolo è Teoria degli infiniti (Parma, Guanda, 2011) la narrazione è affidata alla voce ed allo sguardo di Ermes, che, secondo la mitologia, discende da Zeus.

La vicenda descritta nel libro avviene in una splendida villa situata nella campagna Irlandese, il cui paesaggio Banville evoca con immagini di rara bellezza poetica. Nella villa il capofamiglia Adam, che ha dedicato la sua vita allo studio dell’infinito, si trova paralizzato nel letto e privo di coscienza, dopo che è stato colpito da un ictus.

All’inizio del libro vi è l’immagine del figlio di Adam che osserva dalla finestra, con l’animo sospeso tra la tristezza e la malinconia, il treno che percorre la ferrovia che scorre nei pressi della villa. Pensa al padre che è in procinto di abbandonare la vita. In questo libro non accadono eventi straordinari, poiché la rappresentazione letteraria è rivolta a descrivere ciò che avviene all’interno della casa, attraverso lo sguardo di Ermes che, essendo immortale, tenta di capire e decifrare le motivazioni dei comportamenti umani.

Intorno al corpo paralizzato nel letto di Adam, situato nello studio e nella parte più alta della villa da cui contemplava lo spazio infinito, si alternano i suoi famigliari. L’atmosfera cupa e malinconica che regna sovrana nella casa è evocata con descrizioni che hanno e possiedono la capacità di farci capire ciò che accade in una famiglia, che si trova in procinto di perdere una persona cara. La moglie di Adam è Ursula, sposata in seconde nozze, che a causa di un disagio esistenziale, spesso ha ceduto alla tentazione di rifugiarsi nell’alcol.

La loro figlia Petra, non riuscendo a vivere in armonia con il prossimo ed il mondo, si è rinchiusa in se stessa e sovente si infligge delle ferite, poiché non accetta la vita ed il dolore da cui non è in grado di liberarsi. Nella casa di campagna, che nel libro si configura come un microcosmo che simboleggia la condizione umana, i diversi membri della famiglia sembrano incapaci di vivere una vita felice e compiuta. Anche la moglie di Adam, il primogenito, Helen, un'attrice di teatro impegnata a interpretare il ruolo di Alcmena nella commedia Anfitrione di Plauto, pare non essere soddisfatta della sua vita matrimoniale con il marito, che ha accompagnato in visita nella casa dei genitori.

Nella narrazione, che si dipana in modo felice nel libro grazie alla bellezza ineguagliabile dello stile letterario di Banville, colpisce la capacità dello scrittore di delineare l'identità umana e psicologica dei diversi personaggi. Nella finzione letteraria i personaggi sono osservati dallo sguardo di Ermes, che appartiene al mondo immortale degli dei. Stabilendo questo confronto tra la natura umana e quella divina, Banville riesce a far emergere le contraddizioni e le problematiche esistenziali comuni a tutti gli uomini, impegnati a dare un senso alla propria vita e a comprendere e svelare la verità che si cela dietro la creazione.

Infatti Adam, che si trova sospeso tra la vita e la morte a causa della malattia da cui è stato colpito, durante tutta la sua vita ha tentato di indagare con la sua ragione la realtà metafisica del Noumeno, che oltrepassa e si pone oltre i confini del mondo visibile, essendo consapevole che la verità delle cose ultime non si può scoprire nel nostro mondo finito, ma appartiene all’infinito.

È sorprendente notare il modo con il quale il divino Ermes riflette sulla paura della morte che accompagna tutti gli uomini e sull'imperfezione della creazione, che spiega la presenza del male e del dolore nel mondo umano. Nel libro compare ad un certo punto un personaggio che è circondato da un alone divino e misterioso, Benny Grace, e che per molti versi somiglia ai personaggi che si trovano splendidamente descritti nei libri di Franz Kafka. Benny viene presentato come un uomo di scienza che ha sostenuto le ricerche di Adam in campo scientifico, volte a dimostrare l'esistenza di infiniti mondi.

In realtà si tratta di una divinità che assume le sembianze umane, quasi a volersottolineare che gli uomini che sono posseduti dall’ansia si svelare la verità suprema vivono in simbiosi con il mondo divino, come accade ad Adam morente. C’è nel libro un episodio di una bellezza indimenticabile. Helen si reca nei pressi della fonte sacra, situata nel bosco vicino alla casa. In questo luogo meraviglioso avviene un dialogo tra lei ed il giornalista dandy Roddy Wagstaff, che si trova in visita nella casa, poiché vuole scrivere una biografia sulla vita di Adam.

I due personaggi, circondati dalla natura lussureggiante e ricca di colori bellissimi, si chiedono dove si sia nascosto Dio e perché non si mostri allo sguardo degli uomini mortali ed infelici. Tutta la narrazione, fino alla sua conclusione, è basata su questo rispecchiamento poetico tra il mondo umano e fenomenico e quello divino e noumenico.  In realtà John Banville con questo splendido romanzo, la cui scrittura è superba e sontuosa, invita l’uomo del nostro tempo, segnato dal nichilismo e dalla tecnologia, a non dimenticare ed ignorare la necessità di volgere lo sguardo verso lo spazio infinito, dove si colloca la dimensione metafisica e divina.

Pubblicato in: 
GN73 Anno III 31 ottobre 2011
Scheda
Autore: 
John Banville
Titolo completo: 

Teoria degli infiniti, Parma, Guanda, 2011, Pagine 322, € 18,00.