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Borges/Casares. L'enigma segreto di Don Isidro Parodi
La casa editrice Adelphi, così attenta al genio visionario di Jorge Luis Borges, ha ripubblicato nel 2012 una delle raccolte più emblematiche della coppia di scrittori Borges/Casares: Sei problemi per don Isidro Parodi, a cura di Antonio Melis e con la traduzione di Lucia Lorenzini. I sei racconti d'investigazione si affermano come uno di quei casi peculiari di racconto poliziesco ad enigma con una struttura narrativa parodica.
Il caro antesignano Poe, citato nella stessa prefazione a firma di uno dei protagonisti dei racconti – e quindi da subito si ravvisa la struttura labirintica oltreché a scatole cinesi tipica di Borges - ovvero Gervasio Montenegro, insegna che il racconto: “si attiene ai momenti cruciali dei suoi problemi: l'esposizione enigmatica e la soluzione illuminante” (pag. 15). Nonché se ne distanzia, intendo dire da Poe e dal suo prediletto Auguste Dupin, tanto stimato da Borges da introdurlo nel primo paragrafo di La morte e la bussola dentro una delle sue più famose raccolte di racconti, Finzioni (Finzioni, Einaudi, Torino, 1995.Tit. orig.: Ficciones, Emecé Editores, Buenos Aires, 1956).
Al posto del nostro Dupin abbiamo don Isidro Parodi, nel ruolo di un investigatore “carcerato” nella cella 273, ma ancor prima il fittizio Honorio Bustos Domecq che, nella prima edizione del 1942, firma la raccolta di racconti (e nemmeno l'unica, ci saranno poi Un modello per la morte, del 1946 e Cronache di Bustos Domecq del 1967).
Nell'esposizione e nella soluzione dell'enigma i racconti polizieschi si equivalgono tutti come struttura portante, quello che li distingue l'uno dall'altro è infatti la narrazione ed anche il ritmo, lo stile e tutto quello spazio che intercorre tra enigma e sua soluzione. Mentre in Poe questo luogo è piuttosto equilibrato, in Borges/Casares è ridondante: e volutamente. Le descrizioni di tutti i casi peraltro prescindono da uno svolgimento realistico, piuttosto viene tutto gonfiato a dismisura per ridicolizzare un background porteño (termine riferito alla popolazione di Buenos Aires), insieme a tutte le sue esasperanti fissazioni e preferenze in materia di cibo, costumi tipici (i gauchos), comportamenti all'interno di circoli elitari, che però potrebbero necessariamente sfuggire ad un lettore che non si è prima immerso “letteralmente” in questo ambiente culturale così caratteristico.
Così, come nel Girotondo di Schnitzler ma legati da diverso filo, i personaggi svolgono e riavvolgono le trame, fino a sviluppare un racconto finale, La prolungata ricerca di Tai An, che rimanda necessariamente sia alla cecità dalla quale più tardi è stato colpito gravemente Borges stesso, sia ad un racconto che suona nel titolo molto simile e raccolto in Finzioni: L'accostamento ad Almotasim. In quest'ultima sede vi è una corrispondenza tra il talismano che cercano Fang She e Tai An in La prolungata ricerca di Tai An ed il misterioso protagonista Almotasim, ed è particolarmente emblematica: vi sfido a trovarne la ragione ultima, come in un ennesimo enigma.