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Il bosone di Sgarbi. Lectio magistralis su Arte e creatività
Esistono luoghi situati in contesti storici in cui le vestigia del passato sono rimaste integre e immutate lungo il corso dei secoli e del tempo. Altomonte, un paese in provincia di Cosenza, è un comune di mirabile bellezza sia per i monumenti e le opere artistiche che vi sono conservate, sia perché nel suo centro storico è situato un teatro all’aperto, su cui si sono esibiti i principali attori e intellettuali della cultura Italiana, che riproduce con la sua forma semicircolare il modello del teatro classico greco e antico. Proprio sul palcoscenico del teatro di Altomonte, per il Festival Euromediterraneo, domenica 24 luglio 2016, Vittorio Sgarbi, storico dell’arte, ha tenuto una lectio magistralis di grande profondità, intitolata in modo efficace Il bosone di Sgarbi.
Nella sua veste di neo-assessore alla cultura del comune di Cosenza, alla prima uscita pubblica il critico di Ferrara ha sviluppato una riflessione di enorme valore intellettuale sul rapporto esistente tra il passato, la tradizione artistica, i linguaggi della cultura e la modernità. Richiamando il contenuto del Manifesto dei futuristi, uno dei più importanti movimenti culturali della stagione dell’avanguardia artistica, Vittorio Sgarbi ha ricordato come per i seguaci di questa corrente culturale fosse necessario innovare e modificare i linguaggi dell’arte, esaltando la civiltà della macchina e celebrando il valore del progresso tecnico, in virtù del quale sono migliorate notevolmente le condizioni di vita delle persone.
Proprio mentre si era persuasi della necessità di inseguire il progresso tecnico ed industriale, vi furono uomini che compresero la necessità di assicurare l'integrità dei luoghi antichi, minacciati e insidiati dall’azione di politici sprovveduti, mediocri e incapaci di cogliere il valore della bellezza legato alla produzione artistica del passato. Ad Altomonte un politico illuminato, colto e per bene della prima Repubblica, consigliere del Presidente Giuseppe Saragat, come l’onorevole Costantino Belluscio, alla metà degli anni Settanta ebbe l'intuizione di agire politicamente, per restituire all’antico splendore il centro storico del paese, restaurato in modo mirabile in ogni sua parte.
Nel nostro tempo si assiste, dopo che il mito del progresso della società industriale si è offuscato ed infranto, alla riscoperta del passato. Infatti Matera, la città in cui le persone vivevano nelle grotte descritte con immagini poetiche indimenticabili da Carlo Levi nel suo libro Cristo si è fermato a Eboli, è stata dichiarata recentemente città europea della cultura. Noto in Sicilia, la cui chiesa barocca è stata ricostruita anche grazie all’impegno profuso da Vittorio Sgarbi, è una città d’arte, il cui bellissimo centro storico è conosciuto in tutto il mondo per la sua straordinaria magnificenza e la sua sorprendente armonia architettonica.
Il bosone di Higgs, ha acutamente notato lo studioso di Ferrara, è una scoperta di un fisico non credente, il quale con un esperimento scientifico ha individuato la particella della materia, da cui ha avuto origine la creazione dell’universo e del mondo. Questo bosone, scoperto da uno scienziato non credente, è stato definito la particella di Dio, per rafforzare la fede nell'esistenza di Dio nell’animo dei credenti. Tuttavia è inevitabile stabilire un confronto tra la natura e le bellezze che essa possiede e racchiude in sé come laghi, montagne, alberi, il mare, e le opere d’arte che rappresentano, invece, la espressione della creatività umana.
Proprio la capacità creativa dell’uomo, a cui si devono i capolavori architettonici e artistici, dimostra in modo evidente che vi è una tensione divina iscritta nell’animo umano. Proprio la capacità creativa e artistica, che appartiene all’uomo, e spiega il rapporto inscindibile tra natura e cultura, è la dimostrazione dell'esistenza di Dio. A questo proposito, mentre le divinità pagane oramai sono relegate in un passato remoto e non hanno nulla da dire, è stata la religione cristiana a ispirare la creatività dei grandi artisti, nel Medioevo, nel Rinascimento, nell’età barocca e nel mondo moderno, fino ai dipinti di cui sono stati autori artisti come Picasso e De Chirico. Per averne conferma è sufficiente menzionare la Cappella degli Scrovegni di Giotto, la Cappella Sistina di Michelangelo, e i dipinti profondi e unici che sono stati composti da un grande genio come Caravaggio.
Altomonte è importante, sul piano artistico e culturale, poiché nel suo museo si trovano custodite le opere di maestri e artisti di grande rilievo, che a giusto titolo, per lo studioso di Ferrara, appartengono alla stagione culturale del Gotico internazionale, il cui capostipite è stato Gentile da Fabriano. Nell’autunno del medioevo, il feudatario del tempo, Filippo da Sangineto, un condottiero abile e scaltro che intratteneva rapporti e relazioni politiche sia con il papa ad Avignone sia con le principali corti del tempo, volle che ad Altomonte fosse edificata la chiesa denominata Santa Maria della Consolazione. Nel museo, attiguo alla chiesa, si trova un dipinto di Simone Martini, intitolato San Ladislao Re d’Ungheria. La figura del Santo, effigiata sul fondo oro, sicché risulta collocata in una dimensione che oltrepassa lo spazio e il tempo, è trasfigurata e idealizzata. Si coglie nella tavola pittorica di Simone Martini l’aura di solennità ieratica da cui è circonfusa la figura di San Ladislao, grazie al suo peculiare linguaggio pittorico, che fu l’antesignano dello stile senese, sempre in base alla interpretazione di Vittorio Sgarbi.
Nello stesso museo sono conservate le opere di cui è autore Berbardo Daddi, intitolate Quattro Figure di Santi e San Giovanni Battista con Santa Maddalena, il cui stile pittorico secondo il giudizio di Sgarbi appartiene alla scuola fiorentina. A dimostrazione di come il Cristianesimo sia all’origine della grande pittura medievale, ad Altomonte è visibile nello stesso museo la tavola pittorica attribuita a Onofrio Penna intitolata Altarolo con scene della Passione di Cristo.
Infine vi è nel museo una opera intitolata la Madonna delle Pere, dagli studiosi del passato attribuita a Paolo di Ciacio da Mileto, che pare abbia frequentato la bottega del grande pittore Antonello da Messina tra il 1456 e il 1457. Per Vittorio Sgarbi, la Calabria, la cui immagine è deturpata dalla presenza del fenomeno della 'ndrangheta, è una terra ricca di bellezze paesaggistiche e artistiche, per le quali meriterebbe una diversa e più consona visibilità nel sistema della comunicazione Italiana e internazionale.
Una splendida lezione, letteraria e filosofica, degna della migliore tradizione italiana, questa che Vittorio Sgarbi ha pronunciato nel teatro all’aperto di Altomonte, al cospetto di un pubblico colto, civile e consapevole della importanza della cultura.