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Buenos Aires. La luce che accecò Macbeth
È stato un grande evento, quello che ha avuto luogo martedì 27 settembre 2016 e che ha visto il Macbeth di Verdi protagonista di questo finale di stagione del maestoso Teatro Colón di Buenos Aires. Così, di fronte al pubblico sudamericano il nostro Maestro Stefano Ranzani, una delle “bacchette” più importanti del panorama lirico, ha diretto magistralmente quello che fu il primo, infiammato incontro tra Verdi e il suo drammaturgo preferito, William Shakespeare, e che diede vita a una delle tragedie più potenti della storia dell'umanità.
A Buenos Aires l’oscura vicenda di Macbeth è stata portata in scena da un cast internazionale di buon calibro, per la regia visionaria di Marcelo Lombardero, e con il baritono argentino Fabián Veloz nei panni del protagonista.
L’opera, tratta dall’omonimo dramma shakespeariano, è la decima composta da Giuseppe Verdi, e fu rappresentata per la prima volta nel 1847 al Teatro della Pergola di Firenze. Il libretto fu firmato da Francesco Maria Piave che riuscì nell’impresa di adattare il complesso testo originale in cinque atti a una struttura in quattro atti ricca di cambi di scena; nel complesso il lavoro di Piave, rivisto in parte da Andrea Maffei, mostra nel risultato finale una notevole aderenza al dramma di Shakespeare. La trama, cupa e dalle atmosfere quasi dark, nel corso dei secoli è diventata l’archetipo della brama di potere e dei rischi ad essa legati. Tra profezie, streghe e assassinii, essa narra le vicende maledette di Macbeth, diventato re di Scozia in seguito a un orribile delitto, e della sua ascesa, seguita e pilotata passo dopo passo dall’ambiziosa moglie: la leggendaria Lady Macbeth, interpretata questa volta dal soprano Chiara Taigi, che abbiamo visto in altri panni forse a lei più consoni.
Lady Macbeth è il personaggio psicologicamente più sfaccettato: inconsciamente malvagia, ma al tempo stesso fragile e compassionevole. È lei a spingere Macbeth, di per sé ignavo, verso la serie di efferati delitti che lo porterà al trono.
Una scelta che si spiega assistendo alla straordinaria performance di Veloz, che ha raggiunto un’altissima intensità lirica proprio nella scena finale, grazie al connubio tra una musicalità sorprendente e una capacità interpretativa fuori dal comune.
L’ambientazione della produzione del Colón è assolutamente minimalista, così come i costumi che rimandano all’eleganza sartoriale degli anni ’40 per le donne, mentre sono solo tristi uniformi militari per gli uomini. Tutte le scene ricorrono all’aiuto delle sempre più presenti proiezioni virtuali, che disegnano un palazzo di stampo chiaramente fascista a seconda degli eventi, al suo interno o all’esterno. Pochi o nulli gli arredi. Merita però qualche riflessione la regia colta e sensibile, ma che potrebbe aver lasciato qualche perplessità in uno spettatore magari meno avvezzo all’opera, parlo per esempio dell’uccisione di Banco con una pistola al centro di una stazione ferroviaria. In generale la regia ha sicuramente colto lo spirito classico dell’opera pur arricchendola di molte idee eleganti e originali, può infatti risultare un’interessante chiave di lettura l’aver donato al banchetto un’aria frivola e vagamente volgare, interpretando quanto poco degni siano i nostri protagonisti di essere regnanti
Il soliloquio di Macbeth di fronte all’apparizione del pugnale insanguinato e la celeberrima scena del sonnambulismo di Lady Macbeth sono solo due tra i momenti più ispirati dell’opera verdiana, in cui il compositore raggiunse l’apice dell’inventiva e della suggestione musicale. Così come le parti cantate dall’eroico Macduff, il coro delle streghe e la vivida apparizione degli otto re, momenti di un’opera tra le più teatrali e drammatiche di sempre.
La regia adotta la revisione fatta da Verdi nel 1865, nota soprattutto per la grandiosa aria “La luce langue” cantata da Lady Macbeth, per il meraviglioso coro di apertura del quarto e ultimo atto, riuscendo a far emergere le oscure motivazioni che guidano la coppia di malvagi protagonisti, ma anche la luce accecante della giustizia quando colpisce coloro che hanno sbagliato.