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Cantico al Vascello. “I tuoi occhi mi dissolvono”
Roberto Latini al Vascello è giunto al terzo episodio di una Trilogia “attuale molto attuale”, riprendendo e correggendo il sottotitolo di nietzschiana memoria (Considerazioni inattuali, 1873-76) perché al Teatro Vascello ha presentato dal 19 al 22 aprile, col suo Fortebraccio Teatro formato da Gianluca Misiti alla musica e alle luci Max Mugnai, una insolita versione del Cantico dei Cantici, testo sacro antichissimo contenuto nella Bibbia ebraica e cristiana, “il più sublime tra i cantici".
Un dj alla radio, da solo, con una panchina a dondolo di fronte ed un albero al suo lato sinistro: oscurità, comincia a sentirsi una musica, ha le cuffie alle orecchie e quando se le toglie la musica si abbassa, quando le indossa si alza. La voce di Brian Molko dei Placebo intona Every You Every Me, singolo estratto nel 1999 dal loro secondo album Without You I'm Nothing. Parla d'amore, di un amore stupido, da poco, eppure affascinante ed inesorabile, come ogni passione scatenata d'incanto, senza nessuna ragione, forse con tutte le ragioni contro.
Carve your name into my arm
Instead of stressed I lie here charmed
Cause there's nothing else to do
Every me and every you
Incidi il tuo nome nel mio braccio
Invece di essere stressato qui giaccio incantato
Perchè non c'è nient'altro da fare
Ogni me ed ogni te
(Trad. ita. mia)
Gotico e rutilante di parole, il dj si alza, balla, si agita, si toglie il lungo spolverino che indossa e cogli occhi bistrati di nero continua a perorare alla radio l'amore per la sua “diletta”, per le sue carezze nel giardino proibito, quei meli di oscura origine che mai son stati trovati nel testo del Paradiso, eppur ci sono. Ondivaghe stelle dell'orsa (cit. Visconti) sembrano le voci che richiama Latini: un ragazzo, una fanciulla, un amore etero ed eterico, fatto d'aria eppure di corpi che si allacciano e vibrano all'unisono, in un Cantico che s'ode come se due voci lo recitassero, eppure è una che parla, grida, canta, osa afferrare le vesti con le sue parole, strapparle e conturbarle di suoni in libera ascesa.
Viene in mente un altro testo dei Placebo che forse conosce l'attore e regista: Pure Morning ed anche Protège-moi, la versione francese di Protect me from what I want, due stille di piacere sonico correlate, l'una pregusta l'alba mentre l'altra dichiara la pericolosità della scelta, che le urla finali di Latini con la voce contratta e bistratta da un modificatore tingono di blu, un pallido colore tumefatto dal desiderio à loop, incastrato negli ingranaggi di un canto solo, che in una sola ed unica nota fnale termina con il richiamo alla finestra sull'anima, alla parola pronunciata in silenzio, a quelle stimmate che rilucono dei calici infranti del proprio ego, per sussurrare con intensità inusitata alle orecchie di chi non è poeta nel cespuglio ombroso del cuore:
“I tuoi occhi mi dissolvono”.