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La casa dei sette ponti. I lunghi teli di colori
L'ultimo libro di Mauro Corona – alpinista, scultore e scrittore, fin dall'infanzia a contatto con la natura e con i semplici lavori legati ad essa – intitolato "La casa dei sette ponti", edito da Feltrinelli, è un racconto breve ma intenso, un viaggio dentro se stessi per il protagonista, ma anche per il lettore.
La vicenda si svolge sull'Appennino tosco-emiliano, in particolare a San Marcello Pistoiese, nei pressi dell'Abetone, dove un ricco industriale della seta di circa sessant'anni si dirige quando possibile per incontrare alcuni amici di vecchia data e lasciare momentaneamente da parte le proprie preoccupazioni. Questi, infatti, si occupa del settore tessile a Prato, dove riesce a tener testa ai concorrenti cinesi solo grazie alla conoscenza della loro lingua, che aveva imparato proprio in Cina durante uno dei suoi numerosi viaggi. Nonostante le continue ansie e preoccupazioni degli affari, lui non avrebbe mai perso il confronto o ceduto terreno agli avversari: Corona lo descrive, infatti, come "l'uomo delle tre i: intransigente, intraprendente, intelligente", così diverso dagli abitanti del paese della montagna pistoiese, sereni sebbene segnati da fatiche e lavori pesanti.
E saranno proprio l'intraprendenza e la caparbietà dell'industriale a dare una svolta alla sua vita quando, proprio nel mese di ottobre, dopo aver visto più volte una strana e insolita casetta in fondo ad una valle stretta e tortuosa, decide di assecondare la curiosità e di scoprire chi vi abita, spinto dalla cosiddetta "malinchetudine, struggente sensazione di malinconia e solitudine".
L'aspetto esteriore dell'abitazione è, infatti, assai singolare: una casetta umile e cadente, il cui tetto è costituito di lunghi teli di diversi colori, qua e là rammendato alla buona - sicuramente posti per evitare infiltrazioni di acqua e di altri agenti atmosferici - sui quali si trovano due comignoli sempre fumanti, in qualsiasi periodo dell'anno.
Una dimora del genere non poteva non attirare l'attenzione dei viaggiatori e con la sua variopinta povertà dava un tocco di delicato tepore alla piccola valle circostante. L'uomo, incuriosito da quella casetta un po' misteriosa che pareva disabitata, si decide a bussare alla porta per conoscere chi poteva vivere in tali condizioni, così diverse dalla vita che lui conduceva.
I due anziani che aprono la porta, sereni nella propria povertà, gli spiegano che potrà entrare nella loro casa a patto che attraversi a piedi i sette ponti, cosa che potrà fare in qualsiasi momento voglia. Inizialmente l'industriale mette da parte le loro parole, convincendosi che la solitudine li abbia resi un po' pazzi, ma l'aprile successivo, passando di nuovo da quella strada, decide di cercare quei ponti di cui gli avevano parlato.
Camminando, l'uomo percepisce per sette volte una strana e angosciosa sensazione di vuoto e, mentre la realtà diventa opaca, silenziosa e senza tempo, fa esperienza di sette visioni riguardanti il passato di quella singolare abitazione e dei due anziani coniugi che la abitano, legate strettamente alla sua vita, in un caleidoscopio di sensazioni, facenti luce su lui stesso e su valori e affetti di cui si era dimenticato per far spazio alla realizzazione personale. In una condizione mentale di semi-incoscienza, solo al suo risveglio effettivo in un letto d'ospedale, l'uomo comprende di aver avuto queste visioni dopo un brutto incidente in macchina, che lo aveva fatto finire fuori strada, in un burrone, ma che in compenso aveva risvegliato la sua coscienza, rendendolo pronto a riprendere in mano la sua vita, ma non quella di prima.
A mio avviso, ciò che rende unico questo breve racconto è il fatto che la vicenda narrata non è descritta in modo ben definito nei riferimenti ai personaggi, nonostante appaiano subito chiari i luoghi e i tempi in cui si svolge: la realtà sociale ed economica lievemente tratteggiata, sfondo degli eventi principali, è attuale, contemporanea. Quello che, invece, il lettore non sa con certezza è l'identità del protagonista, che – durante una sorta di percorso di iniziazione, in bilico tra ragione e irrazionalità, tra esperienza tangibile e realtà onirica – conosce più a fondo se stesso e le proprie radici, assumendo consapevolezza di quelli che sono i valori importanti della vita, da cui era stato così a lungo distante. Ritengo che, probabilmente, non fosse essenziale sapere il nome e altre precise informazioni sull'industriale perchè egli è inquadrato prima di tutto come uomo ed è, in realtà, una figura simbolo di tante altre persone come lui, la cui unica ricchezza è costituita dal successo economico, ma manchevoli di valori e affetti.
"La casa dei sette ponti" è quindi il racconto di un viaggio metaforico dentro se stessi, tratteggiato dall'autore con una scrittura semplice ed essenziale, mai ridondante, ma pregnante e significativa come la vicenda dell'industriale, densa di sensazioni ed emozioni. I personaggi e i luoghi, soprattutto i semplici elementi naturali del territorio montano, sono descritti con delicatezza, tanto che sembrano "respirare" attraverso le parole dell'autore.