Supporta Gothic Network
Castelvecchi pubblica l'Elisabetta di Lytton Strachey
La Castelvecchi continua la sua riproposta di biografie classiche, uscite decenni fa in Italia e oggi spesso non più reperibili, con la pubblicazione di Elisabetta e il conte di Essex di Lytton Strachey, scritta dall'autore, vissuto tra il 1880 e il 1932, nel 1928, nel periodo in cui faceva parte del celebre circolo letterario londinese di Blooomsbury, frequentato anche da Virginia Woolf e Vita Sackville West.
Elisabetta I è un'icona della Storia britannica e del femminismo, prima donna capo di Stato e capace di unire un Paese in un periodo di lotte religiose e di potere, che negli anni ha ispirato altri libri, film, come i due con Cate Blanchett, mostre, fumetti, un simbolo in patria e un personaggio interessante anche fuori: la sua epoca è vista ancora oggi nelle Isole britanniche come un emblema di prosperità e sviluppo culturale.
Il libro di Lytton Strachey racconta un periodo particolare della vita di Elisabetta, gli ultimi anni della sua vita, dal 1587, quando la sovrana ormai cinquantatreenne si lega al giovane e bellissimo Robert Devereux, conte di Essex, di appena vent'anni (vicenda che ispirò il dramma lirico Roberto Devereux, di Gaetano Donizetti), al 1601, quando la regina condanna a morte il giovane amante con l'accusa di alto tradimento. Una delle tante ombre scure sulla vita di una sovrana che antepose la ragione di Stato a tutto, amore compreso, per timore di perdere un potere assoluto ma precario da mantenere.
Il libro racconta questa tragedia shakespeariana con un grande rigore nella ricostruzione storica e ambientale, rievocando comunque una pagina unica di Storia non solo britannica, ma anche europea, e rendendo i protagonisti della vicenda come gli eroi di un romanzo, con la differenza che sono esistiti veramente. Una cosa non sempre facile nelle biografie, che spesso tendono ad essere molto rigorose nella ricostruzione del periodo e dei fatti, ma fredde. Se si vuole trovare però un difetto, è un certo qual moralismo vagamente vittoriano verso il personaggio di Elisabetta, donna al di sopra delle righe e decisamente fuori dagli schemi per molti decenni, che viene rappresentata non come un personaggio positivo, ma decisamente come la cattiva della vicenda, secondo una visione poi ereditata dal cinema che fece di Bette Davis l'interprete ideale dei film basati su questo episodio della vita della regina, ricca anche di luci e non solo di ombre. Detto questo, l'autore compensa il tutto con ironia e grande ricerca storica, e con il saper creare personaggi percepiti come vivi e esistenti e non come ombre di un tempo che fu.
Detto questo, il libro è da leggere per chiunque sia interessato all'epoca e ai suoi protagonisti, che compaiono tutti, da Francis Bacon a Robert Cecil, da Walter Raleigh allo stesso William Shakespeare, in pagine capaci davvero di appassionare e coinvolgere, e di portare in una storia personale e anche pubblica senza pettegolezzi e scandalismi inutili, capace di far vedere che lontani eventi storici non sono qualcosa di freddo e che non riguarda più oggi, ma vite vissute da persone reali con le stesse passioni e desideri di chi oggi percorre le vie del mondo.