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Che fine ha fatto Bernadette? La creatività della fuga
ll nuovo film di Richard Linklater, Che fine ha fatto Bernadette? (Where'd you go Bernadette), è prima di tutto interessante per la protagonista: Cate Blanchett, assolutamente meravigliosa nella parte ed anche ben assortita con Billy Cudrup, attore che interpreta suo marito Elgie Branch, presentatore di TED (technology, entertainment, design), una serie di conferenze video progettate da esperti e disponibili on line.
Lei e suo marito sono due facoltosi genitori che abitano in una tenuta poco fuori Seattle - una città formalmente sconosciuta a tutto il mondo prima di Kurt Cobain ed i Nirvana... - insieme alla figlia adolescente che adora la madre Bernadette e con cui ha un ottimo rapporto.
Bernadette è stata un architetto prodigio che ha abbandonato la carriera una volta conosciuto il marito e si è autoreclusa in casa in modo piuttosto esclusivo anche grazie ad un assistente vocale che le fornisce tutto il supporto per comprare tutto ciò che le serve on line. A prima vista sembra il tipico genio un pò fallimentare che si è rinchiuso fuori dal mondo e che non vuole nessun tipo di contatto con gli altri esseri umani, chiamati "moscerini". La personalità di Bernadette si configura come piuttosto solipsista ma andando a fondo si scoprirà che tutto ciò è scatenato da un'assenza dolorosa.
Il topic principale del film ruota intorno alla creatività ed alla necessità per il creativo di esprimersi, ed è molto interessante scoprire come questo sia connesso alla sua carriera interrottasi imrpvvisamente. Una frase che riassume il film quanto la causa della scomparsa di Bernadette, è quella del suo amico e collega di lavoro Paul Jellinek (Laurence Fishburne): "Una persona creativa che non crea più implode, si autodistrugge: tu devi ricominciare a creare". E' da qui e da un "incidente" di percorso che è generata la fuga di Bernadette.
La chiave segreta del film è proprio volta sull'assenza di qualcosa che non dovrebbe mancare: tratto dal romanzo di Maria Semple, Linklater costruisce un film prenatalizio che apre una spirale drammatica senza approfondirla, soltanto accennandovi, ma subito risolvendola con un grande potenziale di positività.