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Cinquanta sfumature di nero. Fetish bourgeois
A James Foley basta una maschera per creare il sequel ad un successo mondiale come Cinquanta sfumature di grigio, diretto da Sam Taylor-Johnson nel 2015, e cambiare il titolo ton sur ton, e virando quindi sul nero. Gli stessi protagonisti del cosiddetto "hard-soft erotic" precedente si ritrovano innamorati l'uno dell'altro, senonché qualcuno non è del tutto d'accordo...
Volti da bourgeois, il miliardario e la ragazza in carriera ma non troppo, Jamie Dornan e Dakota Johnson (la figlia perfetta di Melanie Griffith e Don Johnson), si ritrovano amabilmente dopo che lei lo ha lasciato per dei giochi fin troppo crudeli (sado-fetish), soprattutto dal punto di vista sentimentale ci convinciamo, nel rapporto "master&servant". La Red room in fondo è una scusa alla coazione a ripetere per via di una violenza perpetrata sullo stesso Christian Gray.
Il film quindi riserva un po' di sorprese sia per la storia, sia per le new entries, a cominciare dal boss biondo e avvenente di Anastasia Steele, Jack Hyde interpretato da Eric Johnson, per finire con la sadica e sempre inopportuna, Kim Basinger, nella doppia parte di Elena Lincoln e Mrs. Robinson (vi ricordate Il laureato? questa sarebbe la sua versione violenta al femminile) che qui ricordiamo soprattutto per quelle 9 settimane e mezzo riprese in qualche sketch erotico sotto e fuori dalla doccia.
Corpi statuari e perfetti, nudi integrali, gusto per il kitsch e le parades da ballo in maschera, di cui ammiriamo i costumi, quel che stona è forse proprio quel profilo più thriller, che in fondo è l'occhio sulla realtà: perché è chiaro come non mai che quel che accade nel film è l'eccezione che conferma la regola e che tipi come Christian Gray, cerchino solo "submission", da risentire nella versione dei Sex Pistols (decisamente redivivi nel video di Julian Temple), un altro tipo di fetish. È garantito un sequel suggerito dalle ultime immagini...