Class Enemy. La zona grigia

Articolo di: 
Livia Bidoli
Class Enemy

Se vuoi mantenere una compattezza emotiva devi raccontare quello che conosci bene”: esordisce così Rok Biček con Class Enemy, il film di un esordio importante supportato dal Premio FEDEORA come Miglior Film alla Mostra del Cinema di Venezia - Settimana Internazionale della Critica 2013. Questo giovane regista sloveno narra una storia che ci interessa tutti: il rapporto a scuola tra adulti ed adolescenti, che si scardina con la tragedia del suicidio di un'adolescente, una loro compagna di classe.

Con il miglior attore sloveno Igor Samobor come nuovo professore di tedesco di una qualuqne scuola che non è identificabile come slovena – non ci sono appositamente riprese degli spazi esterni, lo spazio è claustrofobico riflesso dei rapporti che si ingenerano in una struttura che mette in scena uno dei conflitti ancestrali più sentiti dall'uomo: quello tra autorità e libertà durante l'età dello sviluppo cognitivo ed emotivo -, il film ci presenta una situazione estrema che spiega come degenerano i conflitti emotivi all'interno di un'istituzione educativa.

La ragazza che si suicida, Sabine, e che suona il piano, ingenera il conflitto nella classe: creando un clima da processo e facendo sì che i suoi compagni, invece di sobbarcarsi il dolore della perdita e dei sentimenti ambivalenti che provano per il gesto compiuto, e negando tutto, cerchino un capro espiatorio nel nuovo e severo professore di tedesco Robert Zupan. Igor Samobor nella parte è straordinario: dall'eccellente pronuncia della lingua allemanda, fino alla coriaticità di un'espressione inflessibile, ci mostra come la sua unica “colpa” in fondo sia la mancata consolazione ad libitum degli studenti e, come dicono le parole di Mojca: “Lei ha utilizzato la morte di Sabine a scopi educativi senza percepirne la tragedia.” Forse il termine più corretto in questo caso è senza farsi “sopraffare” dalla tragedia del suicidio di Sabine: ed è in fondo questo che vogliono dire le due parole ispirate al Faust di Goethe “gehen weiter (“immer weiter” alla fine del Faust di Sokurov nel 2011), ovvero “andare avanti”: la vita continua.

Uno dei nodi della questione che Zupan continua a porre ai suoi studenti è poi essenziale: dando il tema con il titolo “La morte di una persona riguarda meno quella persona che chi la circonda”, apre una porta che fa scoppiare la ribellione. E tutto quello che vediamo nel film, dalle accuse alla radio di essere colpevole non solo del suicidio della ragazza (avendola secondo loro incitata a parole sottolineando le sue difficoltà) ma addirittura di una seduzione soltanto perché la ascoltava mentre lei suonava il piano, sono tutti fatti realmente accaduti - con la differenza che veniva accusata l'intera scuola -, ci racconta il regista Biček (classe 1985); e lui stesso ha ricreato la parte del professor Zupan ispirandosi al suo vero professore di matematica che, con la sua severità, gli ha insegnato qualcosa che vale per la vita.

Zupan, che legge e spiega in particolare un racconto autobiografico di Thomas Mann, Tonio  Kröger, e che analizza il ragazzo dalla sua adolescenza e nei suoi rapporti con Hans Hansen, è simbolico: e le candele che accendono i ragazzi sulle scale dell'istituto fino alla classe del professore sono le stesse che vede Tonio quando torna nella sua città natale e vede un uomo che su una lunga canna reca una fiammella accesa con cui, ad una ad una, va accendendo tutte le luci della via. Le candele che mettono insieme gli istanti della memoria: quelli impressi in una foto che Zupan continuamente guarda, aprendo un varco emotivo ma senza scioglierne l'enigma.

Il sistema vince sempre: perchè è freddo, inesorabile e matematico”: la ribellione contro di lui, Zupan, senza nessuna motivazione logica oltre la sua, a volte eccessiva, rigidità, sconfigge i ragazzi perchè tutti hanno le stesse maschere: tutti sono colpevoli come nessuno è colpevole. Il libero arbitrio riguarda la persona che agisce e non c'entrano tutti gli altri. Lo status di studente e l'essere a scuola significa questo: “essere studente non è un diritto, è un privilegio”.

Il prossimo film cui Rok Biček sta lavorando dal 2007 è una sorta di documentario filmico sulla famiglia: le riprese che seguono una famiglia vera in cui si trova un unico elemento, per così dire, “normale”: uscirà nel 2015 col titolo The Family, ed è basato sulla verità della vita girata dal vivo, e poi sottoposta al trattamento filmico, quella manipolazione del reale che lo rende ancora più esplicitamente e sinceramente autentico, in un paradosso d'intesa reciproca.

Pubblicato in: 
GN43 Anno VI 8 ottobre 2014
Scheda
Titolo completo: 

CLASS ENEMY
Un film di Rok Biček
con Igor Samobor, Nataša Barbara Gračner, Tjaša Ţeleznik
uscita: 9 ottobre 2014

Cast artistico
Robert Igor Samobor
Zdenka Nataša Barbara Gračner
Saša Tjaša Ţeleznik
Nuša Maša Derganc
Matjaţ Robert Prebil
Luka Voranc Boh
Tadej Jan Zupančič
Sabina Daša Cupevski
Mojca Doroteja Nadrah
Špela Špela Novak
Maruša Pia Korbar
Primož Dan David Mrevlje Natlačen
Nik Jan Vrhovnik
Chang Kangjing Qiu
Sonja Estera Dvornik
Bidello Peter Teichmeister

Cast tecnico
Sceneggiatura: Nejc Gazvoda, Rok Biček, Janez Lapajne
Fotografia: Fabio Stoll
Montaggio: Janez Lapajne, Rok Biček
Suono: Julij Zornik, Peter Ţerovnik
Luci: Sebastijan Skvarča
Costumi: Bistra Borak
Produzione: Triglav Film
con il sostegno di: Slovenski Filmski Center
Slovenia 2013
Durata: 112’

Distribuzione italiana
Tucker Film

Premi e Festival
Mostra del Cinema di Venezia - Settimana Internazionale della Critica 2013
Premio FEDEORA come Miglior Film

“Film della Critica”
dal Sindacato Nazionale Critici FNGCI

LUX Prize 2014, European Parliament Film Prize candidato
Official Selection Competition

Festival of Slovenian Film 2013
Miglior Film
Miglior Attore Protagonista
Miglior Attrice Non Protagonista
Migliori Costumi
Premio del Pubblico
Premio della Critica

International Film Festival Bratislava 2013
Miglior Film
Miglior attore protagonista
Fipresci Award per il Miglior Film
Panorama Evropskega Filma Atene 2013
Fipresci Award per il Miglior Film