Claudio Lauria interpreta Shakespeare. Tre monologhi su amore e razzismo

Articolo di: 
Teo Orlando
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Sabato 22 giugno 2017, al caffè letterario Mangiaparole l'attore Claudio Lauria ha proposto un originale spettacolo intitolato Shakespeare 401, toccando temi come l'amore e il razzismo in tre lingue diverse, come ci ha spiegato nella breve intervista subito dopo lo spettacolo. La première dello spettacolo ha avuto luogo a Buenos Aires il 1° aprile 2017, e attualmente sta "viaggiando" con il suo autore nei cinque continenti, con prossima tappa ad Addis Abeba (Lauria sarà poi a Lima, La habana, New York, Amsterdam, Mumbai, Saigon, Sydney).

Lo spettacolo cerca di unire una verve comica a un intento didattico,  con toni che oscillano tra il brillante e il grottesco, il drammatico e il comico: perché a 401 anni dalla morte del Bardo e non a 400? L'autore sembra suggerire che si tratta di una scelta anticonformista, anche per evitare che, nella marea delle celebrazioni shakespeariane per il quattrocentenario, non se ne accorgesse nessuno. Lauria è accompagnato dal maestro Maurizio Castè, con la sua chitarra e sapienza lirica: ha funzionato come una sorta di surrogato dell'orchestra nelle repliche tra Roma e i Castelli, prima del volo intercontinentale.

Nella prima parte, ha presentato una serie di variazioni sul testo dell'Otello, scritte da Marco Andreoli: è una versione grottesca della tragedia shakespeariana, in cui Lauria, per stigmatizzare il razzismo, veste come se fosse il cliché dell'uomo di colore, piuttosto che come il personaggio shakespeariano. Ironizza, dicendo: "m'ammazzo o non m'ammazzo?", con palese riferimento all'Amleto.

Certo, qui è la gelosia che fa la sua irruzione, come ci ricordano i versi di Shakespeare: "O, beware, my lord, of jealousy;/It is the green-eyed monster which doth mock/The meat it feeds on; that cuckold lives in bliss/Who, certain of his fate, loves not his wronger;/But, O, what damned minutes tells he o'er/Who dotes, yet doubts, suspects, yet strongly loves!" – "Oh, guardatevi dalla gelosia, mio signore. È un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre. Beato vive quel cornuto il quale, conscio della sua sorte, non ama la donna che lo tradisce: ma oh, come conta i minuti della sua dannazione chi ama e sospetta; sospetta e si strugge d'amore!" (Iago ad Otello, atto III, scena III, tr. it. di Cesare Vico Lodovici).

La frase di Otello "Haply for I am black" ("forse perché sono nero") è poi l'abbrivo che consente a Lauria di lanciarsi in un'invettiva contro il razzismo e la discriminazione. Del resto, già il Grande Bardo ebbe un'intuizione notevole nello scegliere un protagonista non europeo, sovvertendo il tradizionale simbolismo teatrale: i suoi contemporanei tendevano a vedere la pelle nera come segno di barbarie o di satanismo (e questo si riscontra in altre tragedie, come il Tito Andronico, dove il personaggio di Aaron, di pelle scura, incarna la malvagità e l'immorale spregiudicatezza al suo massimo livello: "If one good Deed in all my life I did,/I do repent it from my very Soule". – Se mai ho commesso una sola buona azione in tutta la mia vita/me ne pento dal profondo dell'anima).

E in effetti, lo stereotipo del moro come simbolo di disonestà viene usato da Iago, l'antagonista di Otello, per convincere gli altri personaggi che Otello della sua nequizia: viene dipinto come un "cavallo barbaro" o addirittura come un "caprone nero", che minaccia la purezza di Desdemona. Ma in altre parti della tragedia Otello, tuttavia, diventa la figura positiva, nobile e cristina; mentre il soldato bianco è menzognero, subdolo e malvagio.

La seconda parte è sostanzialmente una versione fiabesca di Romeo e Giuletta, dove i due amanti sono visti sotto il segno dell'imprevedibilità. E si conclude musicalmente con una commossa versione di What a Wonderful World, la celebre song di Bob Thiele e George David Weiss, interpretata per la prima volta da Louis Armstrong. 

L'epilogo è affidato a una versione quasi surreale del monologo di Amleto, in cui Lauria usa il vesre, ossia un espediente linguistico diffuso in Argentina consistente nell'invertire le sillabe di alcune parole, per ingannare le autorità sul loro significato.

Il tutto condito dalla musica e canzoni di Maurizio Casté, che scandiscono l'intero spettacolo, fino a culminare in una versione allegra e sentita di My Way di Claude François e Paul Anka, resa celebre da Frank Sinatra (versione ben diversa da quella dissacrante di Sid Vicious). Lauria mostra di saper ben reggere l'impresa di performer in uno one man show, ma forse in alcuni punti una maggiore essenzialità avrebbe giovato alla godibilità dello spettacolo.

Pubblicato in: 
GN36 Anno IX 7 luglio 2017
Scheda
Titolo completo: 

SHAKESPEARE 401

Scritto, diretto ed interpretato da Claudio Lauria.
Testi: Marco Andreoli, Claudio Lauria, Andrés Schell, liberamente ispirati a William Shakespeare.
Chitarra: Maurizio Castè
22/23/24 Giugno 2017, ore 21,00

Mangiaparole - Libreria Caffè letterario 

Via Manlio Capitolino 7/9, Roma (Metro A: Furio Camillo)