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Il Comandante e la cicogna. Il Paese della cicogna
Delicato: il primo termine che viene in mente guardando questo nuovo film di Silvio Soldini con la sceneggiatura di Doriana Leondeff, Marco Pettenello e lui stesso. In Il Comandante e la cicogna i dialoghi inziano surrealmente in una Torino in cui si fronteggiano il Cavalier Cazzaniga ed il Generale (Comandante) Giuseppe Garibaldi, che guardano dall'alto le piccole vite di Leo, un bravissimo Valerio Mastrandrea, e Diana, la poco avveduta e occhialuta Alba Rohrwacher, alle prese con problemi quotidiani in un'Italia ovviamente alla deriva.
Probabilmente né Garibaldi, e tantomeno Leopardi avrebbero resistito a tanto scempio nella Torino di oggi, dove poche anime belle, o semplici, vivono e sopravvivono tra lordure personali e politiche: la storia dell'incontro tra Diana la pittrice e Leo l'idraulico che lavora con un cinese, non ci sarebbe stata senza l'intervento fortuito dell'Avvocato Malaffano (Luca Zingaretti con una bella parrucca a capelli medio lunghi) che gli prepara una trappola per spicciarsi dai “soliti” guai (leggi: truffe dei suoi clienti politici e imprenditori). Forse nemmeno l'incontro tra il vecchio Amanzio ed il figlio nerd di Leo, il primo è l'irriconoscibile Giuseppe Battiston, il ragazzino di nome Elia è invece interpretato da Luca Dirodi per la prima volta sullo schermo, sarebbe mai avvenuto, e nemmeno avrebbero mai accudito una cicogna nei cieli di Torino (che rimanda tanto ad una canzone omonima dei Subsonica, lì di casa).
I personaggi sono buoni, simpatici, anche i peggiori dopotutto: intrisi di un'umanità ovvia, ruvida, semplice e felice nei due casi di Leo, Elia, Maddalena (Serena Pinto) e Diana, spuria in quello di Amanzio. E così capiamo quanto Garibaldi avesse ragione nel dire: “Se questo popolo non è atto a governarsi da solo forse sarebbe stato meglio rimanere sotto gli austriaci.” E ancora: “Battersi per un mondo migliore è l'unico modo per guardare il mondo con giustizia e verità”, e noi ci chiediamo se tutto questo ce lo meritiamo ancora oppure dovremmo cedere il Tricolore a qualcuno che ha questo coraggio (o che ce lo porti la cicogna, se non il Comandante).