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Come l’acqua agli elefanti. Il linguaggio della volontà
Jacob è uno studente di veterinaria nel film di Francis Lawrence Come l'acqua per gli elefanti: ha gli occhi magnetici di Robert Pattinson che nel film si ritrova senza più il passato che lo proteggeva ed il futuro su cui contava. Si catapulta su un treno di emozioni e vitalità: è il treno di un circo, pieno di artisti e di animali. I suoi occhi sono il leit motiv del film, malinconici e vitali al tempo stesso.
Inevitabilmente si innamora di Marlena, interpretata dalla bionda Reese Witherspoon, la star del circo e moglie del cinico e instabile proprietario August (Christoph Waltz). Tratto dal best seller Acqua agli elefanti di Sara Gruen (edito in Italia da Neri Pozza nel 2007; tit. orig.: Water for Elephants, Workman Pubslihing, 2006), la quale definisce il proprio lavoro come un libro che: “Parla dell’amore in tutte le sue manifestazioni – tra uomini e donne, in famiglia, tra esseri umani e animali . Racconta dei diversi modi in cui ci rapportiamo gli uni con gli altri: a volte lo facciamo in modo giusto, altre no."
Caratteristiche che sono ben colte dalla trasposizione cinematografica di Francis Lawrence, che ne riprende temi e toni. L’amore tra Jacob e Marlena non è fatto solo di attrazione, bellezza e desiderio, ma anche di rispetto, odio per le ingiustizie, dedizione per gli animali. I due protagonisti hanno entrambi un passato forte che li ha segnati profondamente, ma senza un deposito di cinismo, indifferenza, cattiveria. Caratteristiche queste ultime dell’antagonista August, che ama Marlena attraverso i filtri del possesso e del potere e che con tutti esterna violenza, senza mai farsi troppi problemi sulla vita dei suoi uomini e dei suoi animali quando questi hanno cessato di creare immediati introiti.
Sarà proprio il brutto carattere di August ad unire i due protagonisti, insieme all’amore per gli animali. Gli incontri si susseguono: dalla zampetta malata del cavallo di Marlene all’arrivo inatteso di Rose, elefantessa considerata stupida dal suo venditore perché non seguiva gli ordini a suon di pungolo. Ma anche qui si scopre che dietro c’è un problema di relazione e comprensione dei linguaggi.
Per quanto riguarda la regia, la cornice del flashback (alla Titanic) interrompe la narrazione senza aggiungere molto alla storia (forse sarebbe stato meglio evitarlo o accompagnarlo nella narrazione come, ad esempio, in Forrest Gump). Visivamente un po’ lente le scene iniziali, ma molto denso invece tutto il resto della storia, accompagnato da una fotografia calda e dall’atmosfera a tratti festosa e tragica del circo. La musica accompagna la storia, a volte aiuta giocosamente a tirar di bocca pensieri inespressi.
Particolarmente suggestive le scene delle esibizioni di Marlene nel circo, i teneri atteggiamenti dell’elefantessa Rose (che pare avere più bisogno di Whisky che di acqua!) e la vista notturna del treno in corsa, con tutto il suo carico di movimento, materiali, esseri viventi, forza , calore, fumo.
Il messaggio del film è che cambiare si può, se si ha la forza di volerlo. Bisogna credere di meritare il meglio e avere la fortuna di trovarsi al proprio fianco qualcuno che creda in questa forza se la propria sembra non essere sufficiente. Come nel caso di Marlene: tanto forte a fronteggiare il marito nelle sue incoerenti e patetiche scenate quanto incapace concretamente di vedere e affrontare da sola il mondo esterno.