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La confidenza. Pensieri e ricordi tra presente e passato
Pubblicato nel giugno scorso da Via del Vento Edizioni, il racconto, inedito in Italia, dal titolo "La confidenza" rappresenta un'altra piccola ma luminosa gemma incastonata nella produzione narrativa della celebre scrittrice francese Iréne Némirovsky, successiva al volumetto "L'inizio e la fine", edito il mese precedente dalla stessa casa editrice pistoiese.
Il breve testo, uscito per la prima volta sulla rivista <<Revue des Deux Mondes>> nell'ottobre del 1938, è stato pubblicato nella collana <<Ocra Gialla>> – dove trovano spazio testi inediti e rari di illustri letterati del Novecento – e dimostra ancora una volta la grande modernità della scrittrice dal punto di vista della struttura narrativa, dei personaggi e delle tematiche affrontate e, soprattutto, dal modo in cui esse prendono forma sulla pagina scritta.
Il personaggio principale, ricordando quello del racconto "L'inizio e la fine", viene subito presentato in relazione ad un disagio psicologico che lo affligge e in questo caso si tratta della notizia riguardante la necessità di sottoporsi ad un'operazione medica, che manda in frantumi le certezze su cui aveva basato la sua vita fino ad allora. "La confidenza", però, ha una peculiare unicità, che consiste nell'essere coniugato interamente al femminile: la protagonista, infatti, è Blanche Lajunie, un'anziana istitutrice severa e rigorosa, il cui impegno professionale ha finito per rivestire interamente la propria esistenza, tanto da influenzarla nei rapporti con gli altri e con la realtà circostante.
Reciprocamente, lei stessa ha impostato la sua vita in base ai tempi e ai ritmi del proprio lavoro, sacrificando la giovane età ormai lontana, le gioie, gli affetti e i legami sentimentali, senza che questo rappresentasse un problema o un cruccio particolarmente assillante... fino a quella mattina. Dal momento in cui Blanche esce dalla clinica, avviandosi a piedi verso la propria abitazione, cupi pensieri legati alla morte iniziano ad assillarla, turbando il suo equilibrio interiore che, agli occhi degli altri, appariva sempre perfettamente saldo.
L'autrice francese, fin dall'inizio, pone il lettore in una posizione privilegiata, esprimendo con una prosa limpida e schietta, il continuo flusso di pensieri e ricordi di vita passata della protagonista, che scorrono liberi finchè la ragione non pone loro limiti, spezzandoli e riassestandone l'andamento, spesso in direzione di un rasserenamento emotivo con funzione di inconsapevole compensazione.
Dalle sedici alle diciassette, come sempre, Blanche avrebbe dato ripetizioni di letteratura francese alla figlia dei suoi cugini, una ragazza di quindici anni di nome Colette Lambert. Proprio nel contesto di un'intima indagine del proprio mondo interiore e dei ricordi che lo sostengono come fondamenta di un edificio, alla fine della lezione l'esitazione della giovane prima di congedarsi è, per l'istitutrice, spunto per una confessione.
Nonostante provi un senso di superiorità e di altezzosa rabbia verso la lieta età della ragazza, infatti, Blanche sente il bisogno, solo per un momento, di raccontarsi a qualcuno, perchè l'avvicinarsi dell'intervento le mette di fronte l'urgenza di dare testimonianza di una ricchezza così intima e profonda come i ricordi personali di tutta una vita.
Forse, chissà, proprio la giovane Colette avrebbe potuto mantenerne la memoria.
Tuttavia, la ragazza stessa è una donna, per quanto non ancora adulta, con le proprie ansie e preoccupazioni, con piccoli grandi desideri assillanti sospinti dal cuore e dalla mente, che non riesce a cogliere quel momento di spassionata e sincera condivisione umana della sua istitutrice, da lei vista solo in relazione al ruolo professionale.
Ancora una volta, quindi, una bellissima prosa di Iréne Némirovsky che, nonostante il carattere breve, è percorsa da numerose tematiche tipicamente novecentesche e tutte riguardanti l'individualità umana e il rapporto con gli altri, affrontate di frequente nelle diverse forme narrative di prosa, teatro e cinema.
In una vicenda che prende forma in poche ore, infatti, viene dato spazio alla questione della malattia come disagio e malessere intimo di natura psicologica, alla dicotomia irrisolvibile tra reale e irreale che si attua così spesso nei pensieri e nei ricordi, al ruolo preponderante dell'azione interiore in sfavore di quella concreta tipico della modernità, alla difficoltà della comunicazione tra persone.
Pensieri interrotti, angosce e paure inespresse, ricordi e ombre del passato – che aprono uno spiraglio sul complesso e contraddittorio lavoro della memoria e della sua inconscia alterazione – si intrecciano ad un presente solitario percepito, dalla protagonista, non così soddisfacente e rassicurante come di solito riesce a pensarlo.
La sua rigidità e la sua rabbia nei confronti della giovinezza perduta appaiono, sul piano simbolico profondo, sintomi di una ferita legata al passato e non ancora rimarginata.
Una breve storia – quella che ci ha regalato la Némirovsky – tanto densa e complicata quanto un qualsiasi scandaglio della coscienza e del cuore di una donna, o più in generale dell'umanità, che spinge il lettore alla riflessione intorno ai numerosi punti di contatto con i topoi della produzione letteraria, ma anche artistico – spettacolare della modernità.
Blanche, ritenuta dai conoscenti incompatibile con la sensibilità e le emozioni, nell'arco di poche ore ripercorre mentalmente i momenti più significativi della propria vita, lasciandosi trasportare dalle sensazioni, facendo tornare alla mente in particolare il celeberrimo "Uno nessuno centomila" di Pirandello, opera emblematica sull'angoscia più grande dell'uomo moderno: l'impossibilità di coniugare la propria immagine di sè con quella costruita nella mente degli altri. Nonostante la difficoltà di comprendersi, è possibile almeno accettare serenamente se stessi e ordinare coerentemente i piccoli tasselli dell'immagine individuale.