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Corn Island. L'indipendenza della Natura. Intervista a Giorgi Ovashvili
Lungo il fiume Inguri, tra due nazioni in conflitto, la Georgia e l'Abcasia prima unite, si formano delle piccole isole chiamate Corn Island, durante la primavera dove i contadini coltivano il mais: qui un nonno e sua nipote stabiliscono un momentaneo rifugio estivo, nel pieno della natura dove le divisioni di confine sembrano essere quasi relative. Vincitore al Karlovy Vary International Film Festival del Crystal Globe, il delicato film di Giorgi Ovashvili si pone come cartina di tornasole di un conflitto che potrebbe essere evitato. Abbiamo fatto al regista in proposito qualche domanda.
D.Le facciamo i complimenti per la splendida fotografia a cura di Elemer Ragalyi’e la cura della regia nella composizione delle immagini: quale è il filo che ha seguito e ha reso così vivide le immagini? Può dirci qualcosa sullo stile?
Giorgi Ovashvili: Qaundo ho cominciato a lavorare la mia idea principale era di creare una storia che riguardasse l'uomo e la natura, e di rendere quest'ultima il personaggio principale.
D. La natura si riferisce al ciclo delle stagioni?
G.O. Le stagioni sono una delle facce della natura: la natura esiste sempre e comunica in continuazione, il fatto è che noi non la ascoltiamo, non parliamo la sua lingua. Io voglio invece mostrare come l'uomo e la natura comunicano per tutto il tempo mentre vivono insieme.
D. Possiamo dire che esistono due linguaggi: uno che appartiene alla natura ed uno che appartiene all'uomo?
G.O. Naturalmente si, appunto per riescono a comunicare: lavorando ogni giorno nella natura.
D. La guerra ha un percorso ciclico come quello della natura, qual'è la relazione tra la guerra e quello che succede agli uomini nel film?
G.O. Gli uomini lottano ogni giorno nella natura e racconto questo conflitto con due persone che da una parte e dall'altra del fiume in un modo completamente diverso cercando di fare la stessa cosa, ovvero di cibarsi nella natura e della natura, però entrando continuamente in conflitto tra loro, e quindi lottando per il possesso della terra, come della natura intorno a loro.
C'è un quesito finale nel film: riusciremo ad andare d'accordo e cooperare nella natura oppure continueremo a farci la guerra?
D.La guerra è vista come fenomeno universale? Alla fine gli uomini e la natura riescono a comunicare questo conflitto e a risolverlo quindi in qualche modo?
G.O. Sostanzialmente riescono solo a continuare a vivere, e a portare nuova vita nella natura, e non sono sicuro che riescano a risolverlo anche se penso che questo è il modo per risolvere ogni tipo di conflitto, non c'è posto per i confitti nella natura.
La natura è ovunque, è la nostra terra
D. Com'è l'industria cinematografica in Georgia?
G.O. L'industria cinematografica si sta riprendendo, avevamo una forte produzione nel passato ma oggi è poco supportata, il Governo fa qualcosa ma c'è bisogno di fare di più: possiamo produrre solo due o tre film all'anno al momento.
Ringraziamo Giorgi Ovashvili per l'intervista per un film altamente poetico e tutto girato sulle espressioni dei due attori, la piccola Mariam Buturishvili e l'attore turco İlyas Salman, che ci raccontano una storia basata sulle immagini affascinanti di un territorio ricco come quello tra il Mar Nero e le montagne del Caucaso, territorio in sé stesso indipendente da tutti i conflitti e da tutte le nazioni.