Supporta Gothic Network
Cruella. Punk's Not Dead!
La nuova rivisitazione di uno dei miti della Disney, Crudelia De Mon de La carica dei 101 (One Hundred and One Dalmatians, film d'animazione del 1961 diretto da Wolfgang Reitherman, Hamilton Luske e Clyde Geronimi) ha trovato una sua doppia protagonista, Emma Stone nella parte di Estella e poi di Cruella De Vil, secondo la versione molto glamour di Craig Gillespie. Un'altra Emma, l'attrice Emma Thompson, le fa da contraltare come The Baroness Hellman, quasi a chiedersi chi sia la vera Crudelia De Mon...
Scenicamente perfetto, dalle musiche assolutamente gorgeous, nasconde connessioni letterarie e fashion all'ennesima potenza, nonché quel Punk's Not Dead della fine degli anni '70 nato in un negozio di Carnaby Street. Se volessimo subito dirimerle, potremmo inziare con il nome della protagonista che è preso dall'ultimo capolavoro di Dickens: Great Expectations (Grandi Speranze), in cui una bambina di nome Estella è orfana della madre e subirà una particolare manipolazione psicologica, su cui non ci addentreremo ma che si tradurrà in un'agnizione. Da Dickens viene anche il famoso detto: “make them laugh, make them cry, make them wait”, citato nel film, soprattutto per il “falli attendere”, mezzo concreto della moda per attirare l'attenzione svelando poi effetti a sopresa.
Il film, dopo una breve introduzione a spiegare gli antefatti, trova il suo setting nella Londra fine anni '70, tra l'ascesa dei grandi magazzini alla moda ed il punk di Vivienne Westwood, Malcolm MacLaren e dei Sex Pistols, che scelsero il negozio Sex (che ora si chiama significativamente World's End) per la nascita di quel movimento che imperversa in tutti i capi di moda odierni: dalle catene, ai capelli bicolore, al nero, ai capi stracciati, al fetish. Un altro della moda cui è ispirato il film è sicuramente Alexander McQueen, morto suicida nel 2010: un genio della moda, dalle sfilate spettacolari con la musica di Bijork e Kate Moss sul palcoscenico, poiché erano veri e propri show.
Malcolm MacLaren è John McCrea alias Artie, il proprietario di un negozio fashion con abiti firmati di collezioni precedenti, che aiuterà Estella nella mutazione in Cruella, la star della moda “No Future” in bianco e nero, senza alcun tono di grigio, ed in rosso laccato, tre colori molto punk, insieme all'esplosivo I wanna be your Dog degli Stooges, irriverente omaggio ad una generazione in rivolta – c'è anche un riferimento alla God Save the Queen dei Sex Pistols, che Vivienne Westwood ricorda con la sua collezione pret-à-poter “Save the Queen”. Una vera immersione in quel Punk's Not Dead che ultimamente pochi ricordano, nell'uniforme anti-individuo della mascherina perenne, anche all'aria aperta dove il “Trixie” (cfr. Romero, La città verrà distrutta all'alba alias The Crazies, 1973, chi ha una cultura horror capirà immediatamente) sicuramente non colpisce!
Lontani i nostri tempi anche dall'irriverenza di McQueen, artista delle passerelle alchemico-dark-romantiche, che ricordava le streghe bruciate a Salem, come le scozzesi violentate nel 1746 nella battaglia di Culloden, o Jack the Ripper: un mix estetico visivo che il film Cruella ricorda e fa riecheggiare con inusitata gloria e un po' di sana iconoclastìa. Quel De Vil che giunge dalla marca della macchina fino a lei, fino a quell'Hell che ricorda il Satana di John Milton, il rivoltoso ed il rivoluzionario che, nelle spoglie di Cromwell decapitava il primo re inglese, Carlo I, per poi diventare a sua volta dittatore: la storia si ripeterà, anche nel film?
Lo sapremo solo nel prossimo capitolo che, dopo il primo, non può mancare!