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D'Alema. La crisi dell'ordine mondiale
Massimo D’Alema consegna a un libro, appena pubblicato dalla casa editrice Donzelli con il titolo Grande è la confusione sotto il cielo, le sue personali analisi per risalire all’origine della crisi che ha investito l’ordine internazionale e mutato profondamente lo scenario geopolitico nel nostro tempo.
Nella premessa alle sei lezioni di politica internazionale, D’Alema si chiede quali implicazioni e conseguenze è destinata ad avere la crisi globale provocata dalla pandemia dovuta al Covid 19. La crisi attuale, a differenza di quella finanziaria del 2007/08, ha una dimensione antropologica, perché costituisce una minaccia per la salute e la vita delle persone, sconvolge le abitudini di vita e modifica le relazioni tra gli individui ed il rapporto con la dimensione del lavoro.
Si chiede, l’ex Presidente del Consiglio, per quale ragione l’effetto dispiegato dal virus è stato più devastante nelle società più ricche e sviluppate. Per D’Alema questo fatto innegabile dipende dalla circostanza che i venti anni della globalizzazione sotto il dominio del dogma indiscusso del pensiero neoliberista hanno reso più fragili le società occidentali, dove prevale la frammentazione individualistica. Invece le nazioni dell’Asia, non solo la Cina ma anche la Corea del Sud e Taiwan, sono state in grado di fronteggiare la sfida rappresentata dalla pandemia per l'esistenza di un grado maggiore di coesione sociale dovuto alla presenza di reti comunitarie.
D’Alema in questo libro in molti punti, sviluppando un'analisi per capire la crisi dell’ordine liberale, nato nel secondo dopoguerra e basato sull'egemonia occidentale, esprime, facendo riferimento alle riflessioni di Michel Foucault, la critica verso gli ordo-liberali, per i quali la libertà di mercato deve essere il principio regolatore e organizzatore dello Stato. Essi vogliono uno Stato sottomesso al mercato, invece di un mercato sotto sorveglianza dello Stato.
L’Unione Europea, percorsa da divisioni e conflitti irrisolti, ha dimostrato una limitata capacità di influenzare lo sviluppo delle crisi aperte in Libia ed in Siria ed in altre parti del mondo. Lo stesso nazionalismo, che ha prodotto nel vecchio continente due guerre mondiali, risorge in nome di un illusorio sovranismo, che, nell'interpretazione di D’Alema, è una manifestazione di impotenza. Vi è un dato su cui non è possibile avanzare dubbi ed è dovuto alla constatazione che, dopo la fine dell’ordine internazionale bipolare, disgregatosi con la conclusione della guerra fredda, si è incrinata l'egemonia dell’America e dell’Occidente. A questo proposito, in una parte tra le più profonde della sua analisi, D’Alema menziona una pagina dei Quaderni del carcere di Antonio Gramsci in cui è delineata la nozione dell’interregno, che indica la crisi dovuta alla fine di un vecchio equilibrio, a cui non segue ancora la formazione di un nuovo assetto in grado di governare i processi politici ed economici. Per D’Alema queste parole aiutano a capire la crisi che attraversa il mondo contemporaneo. Espandere la dimensione della statualità oltre lo Stato-nazione verso istituzioni internazionali in grado di ricostruire un sistema di accordi e di relazioni globali improntate alla cooperazione è l’unico modo per favorire la nascita di un nuovo equilibrio che sia capace di fronteggiare le sfide del nostro tempo, la questione ambientale, i flussi dell'immigrazione, le diseguaglianze.
Per D’Alema, visto che oramai la realtà internazionale nello scenario geopolitico attuale è dominata dal multilateralismo, è fondamentale colmare la distanza che esiste tra il carattere globale dell'economia e quello nazionale della politica. Da questa contraddizione irrisolta ed innegabile dipende sia la crescita delle diseguaglianze economiche sia il fatto che un'enorme quantità di ricchezza e potere si concentra nelle mani di ristrette oligarchie finanziarie. Poiché il multilateralismo è la modalità con cui immaginare uno nuovo ordine internazionale, considerata la crisi della egemonia occidentale, è necessario capire che una politica che abbia questa peculiare caratteristica muova da una premessa culturale fondamentale, che può essere sintetizzata con questa elegante e felice espressione: la disponibilità mentale a confrontarsi con la verità degli altri.
Nel libro sono illuminanti e preziose le riflessioni sulla Cina, che dopo la rivoluzione culturale e la rivolta contro i mandarini e gli intellettuali, sotto la guida di Deng Xiaping ha avuto uno sviluppo economico impetuoso grazie alla modernizzazione tecnologica, divenendo la fabbrica del mondo nell’era della Globalizzazione. Il modello Cinese, per il Presidente D’Alema, non è riconducibile al fenomeno totalitario del novecento come quello sovietico, ma affonda le sue radici in un'ancestrale tradizione legata alla eredità della cultura confuciana. L’altro grande paese, con cui è necessario il dialogo per ricostruire un equilibrio che conduca il mondo al di fuori del disordine globale, è la Russia di Vladimir Putin. Putin, con grande abilità ha creato una immagine nuova della Russia, collocandola, dopo che aveva perduta lo status di potenza imperiale, in nome di un nazionalismo esacerbato, nel contesto delle grandi nazioni del nostro tempo. Sono lucide le analisi di D’Alema sulla guerra in Ucraina, voluta dalla Russia di Putin.
Nel libro vi è una analisi colta e raffinata sulla civiltà mediterranea, che prende le mosse dal celebre libro del grande storico Fernand Braudel. Vi è nel libro una riflessione intorno all’opera di Henry Kissinger intitolata Ordine Mondiale, nella quale il grande studioso di politica internazionale osserva come nel nostro tempo la comunità si trovi di fronte ad un ineludibile paradosso, per il quale la prosperità dipende dal successo della globalizzazione economica, malgrado tale fenomeno produca e generi una reazione politica che va nella direzione contraria, la riscoperta della vecchia concezione della terra e del sangue che nutre i sovranismi che rinascono nel mondo avanzato con la affermazione dei partiti populisti. Per D’Alema questo fatto si spiega con la separazione tra la politica e l’economia che costituisce il punto debole e mostra la vulnerabilità del mondo in cui viviamo. Un libro per capire la genesi della crisi dell’ordine mondiale e per comprendere quali debbano essere le relazioni politiche tra le grandi potenze in un contesto dominato dal multilateralismo.