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Dalton Trumbo. La lista nera di Hollywood
Certo che L'ultima parola.- La vera storia di Dalton Trumbo, dovrebbe dare dei brividini fastidiosi agli americani tutti: che l'industria di Hollywood potesse essere sottoposta ad indagini sulla base delle proprie idee politiche, considerate pericolose per la patria dalla House Committee on Un-American Activities, inaugurando l'era del Maccartismo, e quindi surrogarsi alle purghe staliniane con la differenza che negli Stati Uniti coloro che contravvenivano venivano spediti in prigione ed in Unione Sovietica spesso in Siberia nei lager, fa tremare il concetto di libertà rappresentato dalla statua donata dalla Francia.
Era il 1947 quando Dalton Trumbo (Montrose, 9 dicembre 1905 – Los Angeles, 10 settembre 1976) aderì al comunismo come tanti altri ed iniziò la sua battaglia a difesa delle idee e delle parole per proferirle: da sceneggiatore, fu condannato non solo a 11 mesi di prigione per “resistenza all'operato del Congresso” - ovvero non dichiarava di essere perseguibile ed offensivo perchè comunista, bensì sottoponeva a domande sulla propria costituzione quell'America oscurantista rappresentata dal Maccartismo soprattutto tra 1947 e 1954, e che il libro di Bruce Cook omonimo, Dalton Trumbo, esemplifica, raccontando la biografia dell'autore dei soggetti e delle sceneggiature premiate con l'Oscar di Vacanze romane (1953, con la regia di William Wyler), firmato come Ian McLellan Hunter e per La più grande corrida (The Brave One, 1956, regia di Irving Rapper), firmata come Robert Rich.
Il regista Jay Roach conduce bene l'azione, intessuta dei dialoghi piuttosto serrati a cura di John McNamara, e soprattutto viene tutta guidata dal personaggio principale Dalton Trumbo interpretato dallo straordinario – ed incredibilmente somigliante - Bryan Cranston che, insieme alla moglie Diane Lane (la moglie di Trumbo, Cleo) e l'odiosissima nella parte di Hedda Hopper, l'eccellente Helen Mirren, sono gli attori principali del film insieme ad Ellen Fanning nella parte della figlia di Dalton, Nikola.
Gli undici mesi di prigione trascorsi da Trumbo e Arlen Hird (Louis C.K.), cui potevano entrambi sfuggire con delle dichiarazioni di comodo, fanno capire quanto la guerra fredda, ideologica e disumana oltre che sciocca, condannò al di qua e aldilà della cortina: la lista nera di Hollywood, su cui pochi film sono usciti. Mentre in Russia, nello stesso periodo, si condannavano Shostakovich e Prokofiev, due dei più grandi compositori della prima metà del Novecento, per “formalismo”, ovvero di scrivere musica non solo nazionalista ma musica nuova – Stalin gli tolse anche il lavoro, esattamente come la commissione americana fece con Trumbo -; negli Stati Uniti, amaramente, succedeva la stessa cosa, mentre John Wayne inneggiava ai western con la pistola e Hedda Hopper faceva gossip dalle colonne del Los Angeles Times facendo i nomi dei presunti traditori della patria come Trumbo.