The Dark Night Rises. Una degna conclusione labirintica

Articolo di: 
Alessandro Menchi
Dark Knight Rises

Milioni di persone lo hanno atteso con ancora negli occhi le immagini di The Dark Knight. Per molti di essi (compreso il sottoscritto) le aspettative erano troppo alte, quasi impossibili. Ci si attendeva il film perfetto. Il film definitivo. In poche parole, un miracolo.

E il miracolo non è arrivato. Innegabili sono i difetti di un'opera che condensa in meno di tre ore molti dei temi più ancestrali e attuali del mondo - e questo è un pregio - attraverso una trama oggettivamente troppo densa, a tratti faticosa, qua e là addirittura forzata. Ma è il caso di ribadire che la perfezione non è di questo mondo. E il vago senso di delusione che si prova in certi frangenti del film, non può oscurare il deciso entusiasmo per un capitolo finale che tiene testa ai primi due film della trilogia e di cui è degna, degnissima conclusione.

Come accennato, la trama soffre vagamente di labirintite. Si dipana attraverso vari percorsi narrativi, talvolta soffermandosi troppo su alcuni (le diatribe interne alla polizia di Gotham), altre volte troppo poco su altri (ad esempio il rapporto tra Bruce Wayne/Christian Bale e Miranda Tate/Marion Cotillard, e in generale, per tutto ciò che riguarda quest'ultimo personaggio). Volendo tentare di riassumerla, essa ha inizio otto anni dopo la morte di Harvey Dent, di cui è ritenuto responsabile Batman, come già si evinceva nel finale di The Dark Knight. Risultato: Dent è morto da eroe, Batman è vissuto tanto da diventare il cattivo. La città si gode la vittoria sulla criminalità organizzata, mentre Bruce Wayne si è isolato completamente dal mondo esterno, rintanato giorno e notte nel suo castello.

Finché un giorno irrompe sulla scena di Gotham lo spietato Bane (Tom Hardy) al comando di un piccolo esercito di mercenari. Le sue intenzioni sono quelle di impadronirsi di un reattore a energia nucleare di proprietà dell'affascinante filantropa Miranda Tate, trasformandolo in bomba atomica e con essa tenere in ostaggio l'intera città. Nemmeno il tanto atteso ritorno di Batman, coadiuvato/ingannato da una seducente Selina Kyle/Catwoman (Anne Hathaway) riesce a fermarlo, e Bruce Wayne, abbandonato nel frattempo anche dal fedelissimo Alfred, viene rinchiuso da Bane nei meandri di una prigione scavata nel nulla che uccide lentamente lo spirito di chi vi è rinchiuso, mostrando la luce della libertà ma impedendo a chiunque di raggiungerla. O quasi.

Mentre con i primi due film della trilogia si era aperto un percorso dialettico che dall’uomo, Bruce Wayne, aveva portato al simbolo, Batman (Batman Begins), poi, dalla crisi del simbolo alla crisi dell’uomo (The Dark Knight), il terzo ed ultimo capitolo ricompone le due facce del personaggio in un’unica grande sintesi, umana e mitica, privata e pubblica, mortale e immortale, in cui le paure dell’uomo sono il coraggio dell’eroe, e in cui il sacrificio dell’eroe salva l’uomo. L’oscurità diventa luce. La disperazione diventa speranza. La caduta diventa risurrezione. Il nero non è più l’unico colore di Batman. Adesso il suo simbolo è bianco, disegnato col gesso sui muri di una Gotham che ha bisogno di credere in qualcosa. Di credere nel bene. Oggi più che mai.

Il tribunale del caos invece condanna gli antichi padroni imponendone nuovi, ancora più spietati, ciecamente votati alla causa di Bane, il cui nichilismo assoluto e totale vorrebbe divorare un mondo che ai suoi occhi è ormai irrimediabilmente corrotto. Costringendo Bruce Wayne ad assistere inerme mentre lo fa. Il destino di Batman è però un altro. Adesso è una nuova luce a guidarlo. L’uomo dietro la maschera ha imparato nuovamente ad amare la vita, a temere di perderla, dando all’eroe mascherato la ragione per tornare a combattere.

Visivamente potentissimo in pieno stile Nolan, arricchito da una colonna sonora firmata Hans Zimmer, che riprende funzionalmente i temi musicali delle due precedenti, The Dark Knight Rises ha doti da grande film, ma non la perfezione del capolavoro. Persino le interpretazioni degli attori sono diseguali. Ottimi Bale e Hathaway, buono Hardy, la cui espressiva e straripante fisicità purtroppo deperiscono a causa dello sciagurato doppiaggio di Filippo Timi, mediocre Cotillard, alla ricerca di un fascino e di un mistero assolutamente non pervenuti. Infine note di merito per il veterano Gary Oldman (commissario Gordon) e per il convincente Joseph Gordon-Levitt (John Blake). Da vedere come si guarda un quadro bellissimo, in cui però l’artista ha lasciato qualche sbavatura.

Pubblicato in: 
GN41 Anno IV 3 settembre 2012
Scheda
Titolo completo: 

Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno
The Dark Knight Rises
GENERE: Azione, Thriller, Fantasy
REGIA: Christopher Nolan
SCENEGGIATURA: Christopher Nolan, Jonathan Nolan
ATTORI: Christian Bale, Gary Oldman, Morgan Freeman, Michael Caine, Tom Hardy, Anne Hathaway, Juno Temple, Joseph Gordon-Levitt, Marion Cotillard, Matthew Modine, Tom Conti, Alon Aboutboul, Ben Mendelsohn, Burn Gorman, Daniel Sunjata, Aidan Gillen, Sam Kennard, Nestor Carbonell, Brett Cullen, Reggie Lee

Uscita al cinema 29 agosto 2012

FOTOGRAFIA: Wally Pfister
MONTAGGIO: Lee Smith
MUSICHE: Hans Zimmer
PRODUZIONE: DC Entertainment, Legendary Pictures, Syncopy, Warner Bros. Pictures
DISTRIBUZIONE: Warner Bros
PAESE: USA 2012
DURATA: 165 Min
FORMATO: Colore