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Via del Vento. Le prose inedite di Bulgakov
Il volumetto "Scarafaggio e altre prose", edito lo scorso dicembre dalla casa editrice Via del Vento, è costituito da una raccolta di alcune brevi prose giovanili di Michail Bulgakov – uno dei più significativi autori russi del XX secolo, soprattutto per il celebre e originale romanzo "Il Maestro e Margherita", pubblicato postumo.
Tra le quattro qui proposte, nell'insieme rare (in particolare, le prose "Le prospettive future" e "Scarafaggio" erano state recentemente pubblicate solo all'interno della rivista trimestrale <<Slavia>>), una, tradotta con il titolo "Nel caffè", risulterebbe "inedita", ferma restando la difficoltà di attribuire questa etichetta con massima certezza, considerata la vasta e multiforme produzione editoriale italiana delle sue opere.
Nato a Kiev nel 1891 e morto a Mosca nel 1940, l'autore condivide con Nikolaj Gogol' le origini ucraine e alcuni caratteri stilistici e narrativi. Le prose racchiuse in questo volumetto sono state composte nei primi anni venti, quindi nello stesso periodo degli "Appunti sui polsini", e si contraddistinguono per uno stile unico, soggettivo e dalle tinte fantastiche, sempre unito ad una riflessione più o meno implicita sulla realtà contemporanea a lui coeva.
Bulgakov, dopo essersi laureato in medicina, vive in un periodo molto convulso e problematico della storia dei paesi russi: gli anni in cui inizia a scrivere brevi testi sono quelli seguenti alla rivoluzione d'Ottobre e contraddistinti dalla guerra civile che vide contrapporsi i Bianchi e i Rossi.
"Le prospettive future" – il primo testo bulgakoviano, secondo le note – mette in evidenza un'amara e lucida riflessione sul proprio tempo, tanto da rendere necessario agire e prendere posizione, considerando con acume storico gli eventi prossimi che il passato più o meno recente sta inevitabilmente determinando: <<perchè la storia ha un'ampia portata e 'legge' i decenni con la stessa facilità con cui legge gli anni singoli>>.
La riflessione sul proprio presente si tinge poi di tratti ironici e satirici ne "La settimana dell'istruzione", dove viene evidenziata l'azione costrittiva svolta sugli individui da parte del sistema sovietico anche nell'ambito dell'educazione.
Sia "Nel caffè" che "Scarafaggio", contraddistinte da lucide letture del proprio tempo, mostrano quello stile, dai tratti gogoliani, ora onirico ora spietatamente concreto, dove l'allucinazione e la fantasia si mescolano ad una descrizione vivida dei luoghi di ritrovo sociale: un caffè nel primo racconto e il mercato di Smolenskij nel secondo. Risultano, quindi, unite – nel continuo intreccio delle contraddizioni, presente anche in altri racconti bulgakoviani e nel suo romanzo più celebre – figure indistinte, appena tratteggiate e persino ridotte a <<voce>> (come avviene in "Scarafaggio") insieme a personaggi lievemente descritti e con cui lo stesso autore pare identificarsi. Tali fattori si coniugano nella vicendevole creazione di un universo palpitante e vitale, quello di una umanità alle prese con la quotidiana lotta per la sopravvivenza, tra distrazioni di ogni tipo come quella del gioco d'azzardo presentata nell'ultimo racconto e, per quanto riguarda l'autore stesso, alla ricerca di un compromesso tra la realtà concreta, amara e deludente, e l'immaginazione letteraria, venata da una nota malinconica.
Già l'incipit del racconto "Scarafaggio" dimostra l'espressività dello stile bulgakoviano:
<<Ah, che città stupenda Mosca! Una città famosa! E famosi sono anche gli stivali!
Questi famosi stivali si trovavano sotto l'ascella di Vasilij Novinskij, all'uscita del mercato Smolenskij. La giornata era grigia, simile a uno straccio, c'era anche una leggera pioggia. Ma nessun grigiore poteva fermare la domenica dello Smolenskij! Da via Arbat al Novikskij c'era un accampamento di tende. Alle spalle di Vasilij Rogov rimasero otto fisarmoniche, che suonavano diverse melodie, avvelenando l'animo con un'allegra malinconia. [...] Vasilij Rogov si tuffò in quell'oceano, nuotò con un paio di stivali e un coltello finnico.>>
L'originale unione di realismo e dimensione fantastica, assimilabile quasi ad una sorta di allucinazione, rende Bulgakov - che grazie a questo volumetto può essere conosciuto e riscoperto anche attraverso alcune prose giovanili - erede a pieno titolo di Gogol', principalmente dei racconti "Il cappotto" e "Il naso".