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Diana. Un segreto già visto
Che cosa accade quando l'amore si scontra con la celebrità? Quali privilegi ti dà essere la donna più famosa e amata del mondo, e quanti vincoli, responsabilità, rinunce, esso invece comporta? Nelle sale, dal 3 ottobre, Diana – La storia segreta di Lady D. racconta gli ultimi due anni di vita della principessa del Galles attraverso la sua storia d'amore segreta con il chirurgo pachistano Hasnat Khan. La regia è di Oliver Hirschbiegel (candidato all'Oscar nel 2004 per La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler), il quale, complice anche una sceneggiatura fallace, firmata dal noto drammaturgo inglese Stephen Jeffreys (The Libertine), scivola nel retorico e nel facile romanticismo, appiattendo la pellicola sul terreno consunto del già visto.
La storia, dopo un teaser che ripercorre gli ultimi istanti di Lady Diana prima dell'incidente sotto il tunnel del Pont de L'Alma a Parigi, prende avvio due anni dopo, nel periodo della separazione da Carlo e della famosa intervista di Martin Bashir per la BBC. Diana (Naomi Watts) è una donna sola e infelice, prigioniera di un tempo che scorre lento fra le stanze senza vita del suo palazzo. Quando un giorno, durante una visita in ospedale per confortare l'amica Oonagh Shalney-Toffolo (Geraldine James), la principessa del Galles conosce il chirurgo Hasnat Khan (Naveen Andrews), pachistano, musulmano, e, apparentemente, immune al fascino ecumenico di Lady D., Il sentirsi guardata e trattata per la prima volta non come la principessa più famosa al mondo ma come una donna normale, crea in lei una fascinazione tale per quell'uomo tenebroso da spingerla a cominciare ad uscire spesso di nascosto, di notte e sotto mentite spoglie, per poterlo rincontrare. Hasnat, a sua volta, rimane colpito dall'inaspettata semplicità di una donna che riesce a sostenere il peso della celebrità e della responsabilità che ne deriva con la più naturale ed elegante grazia possibile. Nasce un'intensa storia d'amore che durerà per due anni, trasformando l'insicura e depressa principessa Diana in una donna sicura di sé e capace di realizzarsi. Fin quando le luci dei riflettori e dei flash irromperanno nella loro privacy, spazzando via ogni speranza di una vita normale.
Il fascino intramontabile delle storie d'amore sta nell'equilibrio tra eccezionalità e universalità, tra quel qualcosa che le rende uniche e irripetibili e il loro respiro eterno e assoluto. Quello che penalizza Diana - La storia segreta di Lady D. è la patina di genericità in cui è avvolta la storia d'amore che racconta, quasi che la vicenda di Diana fosse tutto sommato equiparabile a molte altre, ossia a tutte quelle storie in cui c'è una forte disparità sociale fra i due amanti, e il mondo con i suoi occhi puntati e la sua attenzione morbosa fanno da terzo incomodo che, prima o poi, rovina la festa. Tutto già visto. Il tema davvero interessante, casomai, era scandagliare il perché di tanta morbosità voyeuristica, fenomeno già diffuso prima della vicenda di Lady D. ma che con lei e verso di lei ha avuto una vera e propria esplosione senza precedenti, arrivando persino ad essere uno dei colpevoli della sua tragica morte. Invece questa eccezionalità viene data per scontata, mentre tutto ciò che era scontato viene banalmente esibito come cuore autentico della storia. Ma non solo. A questo si somma un altro passo falso che affossa definitivamente il film, ovvero l'uscita fuori tema nel momento invece più tematico della storia, cioè la separazione tra Diana e Hasnat. Qui infatti non è l'eccessiva pressione della fama di Diana a spezzare l'incantesimo, ma il veto (religioso, culturale, ma non mediatico) imposto dalla famiglia di Hasnat. Insomma è come se improvvisamente la storia virasse bruscamente in un'altra direzione tematica, lasciando irrisolta quella percorsa fino a quel momento. In questo groviglio narrativo, a farne le spese è anche l'interpretazione di Naomi Watts, né abbastanza mimetica né, viceversa, sufficientemente originale da dare al film quello slancio dinamico e quello scarto espressivo che un copione e una regia troppo spenti non riescono mai a dare.