Supporta Gothic Network
Die Zauberflöte al Carlo Felice di Genova. La fiaba eterna
Quante volte è capitato, nella fanciullezza, di chiedere che venisse raccontata per l'ennesima volta una fiaba particolarmente amata, conosciuta in ogni parola, pausa, sfumatura della voce? Ogni volta però era sempre la prima, e l'ascolto provocava un nuovo stupore, destinato a rinnovarsi all'infinito, senza mai annoiare. Assistere ad una rappresentazione del Flauto Magico di Mozart provoca la stessa reazione, sia essa la prima o l'ennesima volta.
Molto è stato scritto e detto, sin dalla prima rappresentazione, e molto ancora sarà scritto. Molte le chiavi di lettura. È un dato di fatto in ogni caso che nessun altro melodramma provoca nell'ascoltatore stati d'animo contrastanti come il capolavoro mozartiano. La lotta fra il bene ed il male, l'amore, la passione, la ricerca del miglioramento interiore, l'amicizia, l'invidia, il desiderio di potere.
In quella che può sembrare una fiaba ricca di luoghi comuni Mozart ha inserito semplicemente l'uomo con le sue caratteristiche, positive e negative, ed è forse per questo che ad ogni ascolto ognuno sente questa storia come la “sua” storia ed è portato a riflettere sulla propria vita e sulle difficoltà affrontate nel viverla. L'allestimento del Flauto Magico al Teatro Carlo Felice di Genova, con la direzione di Johannes Wildner e la regia di Daniele Abbado, ha avuto dalla sua un elemento in più per esaltare le proprie caratteristiche: le straordinarie scene disegnate da Emanuele Luzzati ed i costumi, sempre su disegno di Luzzati, realizzati da Santuzza Calì. Siamo certi che anche Mozart e Schikaneder avrebbero apprezzato il gusto e la raffinatezza cromatica con la quale Luzzati concretizza un mondo fiabesco, nel quale sono protagonisti tutti i personaggi che il bambino che vive in noi continua ad amare: animali fantastici, (anche estinti: abbiamo visto anche un Dodo), draghi cattivi, regine, principi e maghi.
In un contesto così affascinante i protagonisti non hanno deluso le aspettative. Sotto la direzione esperta di Wildner il cast ha messo in evidenza grandi doti e padronanza di mezzi. Possente e perfettamente adatta alla parte la voce di Andrea Mastroni/Sarastro; protagonista senza mai eccedere in facili 'gigionerie' Matthias Ludwig/Papageno; nobile e principesco Michael Heim/Tamino; dolcissima Gaia Matteini/Pamina; feroce e spietata la brava Zinovia Zafeiriadou/Regina della Notte.
Bravi tutti gli altri personaggi ed anche i mimi che hanno perfettamente integrato la scena dando vita a tutto ciò che di animale o vegetale si muoveva in scena (da segnalare il tripudio di colori dei loro costumi nell'aria del glockenspiel nel secondo atto). In omaggio alla tradizione settecentesca delle macchine teatrali, la scelta di far volteggiare i tre fanciulli sulle teste dei protagonisti nelle sezioni a loro dedicate.
A nostro parere solo la scelta dell'andamento della marcia dei sacerdoti che apre il secondo atto, forse un po' troppo veloce e poco processionale, può rappresentare l'unico momento non da tutti condivisibile, ma che certamente non pregiudica la bellezza della serata. Applausi al termine di ogni aria, applausi calorosi e convinti al termine. La fiaba mozartiana ancora una volta non ci delude, e ci lascia con il desiderio di ascoltarla ancora una volta.