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Dire Straits Legacy. Dalla leggenda all'eredità della grande musica
L'8 gennaio 2016 Gothic Network ha incontrato i Dire Straits Legacy all'Hard rock café di Roma, in via Veneto. In una sorta di bungalow sulla strada immortalata da Federico Fellini, Tullio Pinelli ed Ennio Flaiano ne La dolce vita, Phil Palmer e Marco Caviglia, rispettivamente chitarrista e vocalist della band, ci hanno raccontato come sono nati i Dire Straits Legend, poi metamorfosizzati in Dire Straits Legacy. Il tutto in vista della doppia esibizione che li vedrà il 4 febbraio a Roma, presso l'Atlantico Live, e il 7 febbraio a Milano, presso la Fabrique.
Senza dimenticare la loro collaborazione con l'Unicef per il progetto musicale e umanitario Promised Land (in Italia si chiama Noi siamo amore), a cui parteciperà anche la moglie di Palmer, Numa, di origine italiana e da lui sposata nel 2012. Dopo l'anteprima italiana di febbraio, I Dire Straits Legacy saranno impegnati in un tour mondiale, nella formazione composta da Phil Palmer, Alan Clark (tastiere), Mel Collins (sassofono), Danny Cummings e Steve Ferrone (batteria), Marco Caviglia (voce e chitarra) e Primiano Di Biase (tastiere), a cui si aggiungerà anche John Giblin (basso).
Palmer ha una lunga carriera come sessionman, che lo ha visto collaborare con artisti del calibro di Bob Dylan, Frank Zappa, Pete Townshend, Eric Clapton, Roger Daltrey degli Who, Elton John e Bryan Adams. Anche in Italia ha avuto modo di partecipare a sessioni di registrazione con Lucio Battisti, Claudio Baglioni, Renato Zero ed Edoardo Bennato. Palmer si unì ai Dire Straits nel 1990, contribuendo alla registrazione del disco On Every Street e suonando dal vivo con la band nell’omonimo tour mondiale. Marco Caviglia, romano, innamorato fin da giovane della musica dei Dire Straits e del loro leader Mark Knopfler, nel 1988 ha fondato una tribute band, i Solid Rock Solid fino a venir coinvolto come chitarrista in alcuni tour di Steve Phillips, il leggendario bluesman dei Notting Hillbillies. Fu lui ad avere l'idea di creare il gruppo, a cui poi aderirono con entusiasmo Phil Palmer e John Illsley, il primo bassista della band originaria, assente in questo tour (verrà sostituito da John Giblin), ma che non mancherà di dare il suo supporto "morale".
T. O .: Una prima domanda necessaria. Perché avete cambiato il vostro nome da Dire Straits Legend in Dire Straits Legacy?
Phil Palmer: Sono convinto che l'idea della "leggenda" avrebbe incantato alcune persone, ma le avrebbe anche un pochino fuorviate. I Dire Straits sono una band con un marchio leggendario. Ma anche il nome Legacy è una sorta di marchio, in ogni caso. È stato del resto John Illsley ad avere l'idea di cambiare il nome.
T. O .: Una domanda un pochino insidiosa, a cui puoi anche decidere di non rispondere. Quali sono le maggiori differenze rispetto ai Dire Straits "puri e semplici", il cosiddetto "originale"?
Phil Palmer: Abbiamo sviluppato un modo per suonare insieme in modo da reincluder tutta la meravigliosa musica del passato in quello che suoniamo. L'essenza del nostro progetto consiste esattamente nel ricreare la musica dei Dire Straits con accuratezza e rispetto per le aspettative del pubblico, sempre attentissimo, entusiasta e appassionato.
T. O .: Una domanda biografica. Dal momento che hai suonato con i Dire Straits negli anni novanta, hai individuato alcune differenze tra il tuo stile esecutivo in quel decennio e quello che adotti negli ultimi anni?
Phil Palmer: Naturalmente. Molti cambiamenti sono inoltre intervenuti anche in confronto con gli anni Settanta e Ottanta. Come ha sostenuto Philip Glass, "la musica è lo spazio tra le note".
T. O: Bella citazione. Io pure sono un ammiratore di Philip Glass. È forse l'unico musicista di formazione classica che abbia intrecciato fortemente il suo tragitto con artisti di origine pop e rock. Posso menzionare ad esempio la Heroes Symphony, la cui partirura si basa sulle musiche di David Bowie e Brian Eno.
Phil Palmer: Penso che sia vero. Philip Glass è una persona davvero meravigliosa.
T. O .: Un'altra domanda. Anche se Mark Knopfler non ha preso parte al progetto, hai avuto qualche riscontro, una sorta di feedback, del suo atteggiamento verso la vostra impresa?
Phil Palmer: Non potrei propriamente dire che ha fornito un vero feedback. Ha trovato qualche difficoltà a interagire con noi, ma ci ha dato una sorta di benedizione (blessing)...
T. O .: Beh, direi che "benedizione" è un termine più appropriato per Dio. Forse sarebbe meglio dire, per Mark: approvazione (endorsement).
Phil Palmer: (ridendo): sono d'accordo!
T. O .: Qual è stato il contributo dei vostri amici italiani, Marco Caviglia e Primiano Di Biase, alla fondazione della band?
Phil Palmer: il contributo? L’idea stessa è nata da Marco Caviglia cinque anni fa. Hanno cominciato tutto loro con la prima tribute band. Marco è come una biblioteca vivente della nostra musica.
T. O .: Sentiamo allora il punto di vista dello stesso Marco Caviglia su quest'argomento.
Marco Caviglia: Quello che ha detto Phil Palmer forse è eccessivo. Di fondo il nostro contributo è importante, ma senza esagerare. In vent'anni io e Primiano abbiamo suonato insieme in tutti i teatri d'Italia. Ho fondato una cover band storica, i Solid Rock [dal nome di uno dei più celebri pezzi dei Dire Straits, contenuto nell'album Making Movies, del 1980. N. d. R.]. Nei primi anni '80 abbiamo dato vita a dei concerti quasi pionieristici con la collaborazione di Radio Rock (la "vera" Radio Rock). All'epoca c'erano solo quattro o cinque cover o tribute bands. I Pepperland per i Beatles, i Fluido Rosa per i Pink Floyd, e poco altro; oggi ce n'è una miriade. Ho interrotto l'attività con i Solid Rock per dedicarmi all'attività con i Dire Straits Legend e poi Legacy. Il nostro contributo è di fatto un contributo di amore per questa musica: siamo sinceramente innamorati della musica di Mark Knopfler. E per noi è facile suonarla e interpretarla perché lo facciamo con cuore e passione.
T. O .: Puoi raccontarci dei ricordi dei primi concerti a cui siete particolarmente legati? Intendo anche ricordi di singoli pezzi che avete suonato.
Phil Palmer: se ti riferisci in particolare ai Dire Straits, penso che mi sia sempre piaciuto molto suonare la canzone "Private Investigation" (dall'album Love Over Gold, del 1982). È una storia che somiglia quasi a una sceneggiatura di un film (cito alcune parole: "It’s a mystery to me/the game commences/for the usual fee/plus expenses/confidential information,/contained in a diary;/this is my investigation/not a public inquiry". È un mistero per me/il gioco comincia/per la parcella abituale/più le spese/informazioni confidenziali,/contenute in un diario;/questa è la mia investigazione, non è un'indagine pubblica). Il brano mostra anche una grande dinamica, che pone sempre una sfida a chi vuole eseguirlo perfettamente durante un concerto.