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Distribuzione Indipendente. The Ghostmaker e il cinema italiano d'esportazione
Un gruppo di amici universitari scopre una bara del XV secolo che permette loro di muoversi e agire sotto forma di fantasmi evanescenti. Mentre le prime avventure nel mondo degli spiriti sono giocose e innocenti, ben presto la facoltosa macchina, The Ghostamaker di Mauro Borrelli, manifesta impulsi pericolosi e deviati, che vanno di pari passo con i desideri dei giovani ragazzi. Verranno così trascinati in un mondo cupo e segnato dal male, dove la linea tra la vita e la morte non sarà più così netta.
Una piccola produzione statunitense per un fanta-horror dalle tinte anni '80, in cui i fantasmi non sono oscure presenze provenienti dall'aldilà, ma individui del nostro mondo che possono sperimentare la morte, e tornare indietro per raccontarla.
“L'idea di base, sulla quale ho deciso di realizzare il film, viene da Django di Sergio Corbucci. Quando ho visto che Franco Nero si portava in giro una bara, ho pensato che sarebbe stato interessante vedere una bara che porta a spasso un uomo. Ma anche un omaggio a Linea Mortale di Joel Schumacher. La pellicola comunque è costata molto poco, la stessa cifra con cui in Italia si realizza un cortometraggio. Ad esempio la bara l’ho costruita con una porta, mentre per gli ingranaggi che si vedono nel film, ho usato il cagnolino giocattolo di mio figlio”.
Queste sono le parole pronunciate in conferenza stampa dopo la proiezione di The Gosthmaker (2012) da Mauro Borrelli, regista e sceneggiatore del lungometraggio, italiano trapiantato negli USA. Nel suo curriculum vanta collaborazioni come art-designer con Tim Burton e F.F. Coppola.
Borrelli, è una di quelle persone che trasmette entusiasmo, che ti racconta di un cinema reale e possibile, lontano anni luce dalla prospettiva deprimente di tanti registi italiani (anche blasonati) che (magari anche con meno competenze tecniche di Mauro) fanno solo fotografie di spaccati sociali. A riguardo sentite le sue parole:
“In Italia io non potrei fare assolutamente quello che faccio qui [..] Mentre francesi, tedeschi e inglesi che hanno lavorato a Los Angeles quando tornano nel loro paese vengono molto considerati e gli vengono subito fatte offerte di lavoro in modo da capitalizzare le loro conoscenze e farle fruttare in patria, da noi succede quasi il contrario. Infatti, uno con la mia esperienza può essere un pericolo per chi, in Italia, magari è meno competente ma è “un intoccabile” per altri motivi e non può essere sostituito. [..] Tempo fa, la RAI, nel periodo degli Oscar, veniva a fare delle interviste agli italiani che lavoravano nel cinema in America ma, la cosa “strana” è che si dimenticavano sistematicamente di quelli che lavorano davvero, mentre intervistavano quattro o cinque nomi di rappresentanza che però qui fanno solo “politica”.
The Gosthmaker (che sarà distribuito con la rivista G-Movie in 20.000 copie gratuitamente) è uno sci-fi un po’ retrò che attinge da quella cultura horror-pop anni “80, decennio che vide il primato (mai eguagliato) di una serie di film fanta-horror ideali per una serata tra brividi e pop-corn con amici. Insomma, Borrelli è un “artigiano” vero, di quelli che con due soldi ti fanno un film che funziona, capace di farti immergere in quei luoghi dell’adolescenza che tutti noi abbiamo vissuto.
Il film, lungi dalla perfezione, presenta anche delle situazioni stereotipate proprie del genere horror americano (tipo duelli su un tetto di un palazzo). Ma a Borrelli, che appartiene a quel cinema fatto senza finanziamenti pubblici (e qui fischieranno le orecchie a molti pseudo-registi italiani) e che riesce anche a trovare anche i canali giusti per essere distribuito (e qui rifischieranno le orecchie ai già citati registi italioti), gli si perdona anche questo.