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“Ciao bambino” di Edgardo Pistone. Premio Miglior Opera Prima della Festa di Roma
Riavvolgiamo rapidamente il nastro. Di Ciao bambino avevamo sentito parlare una prima volta in occasione dell'ultima Festa del Cinema di Roma, allorché la giuria presieduta dalla regista e sceneggiatrice Francesca Comencini ivi affiancata dalla produttrice, compositrice e scrittrice Kaili Peng e dall'attore Antoine Reinartz, pescando fra i titoli delle sezioni Concorso Progressive Cinema, Freestyle e Grand Public aveva stabilito per il Premio Miglior Opera Prima un ex aequo tra il film cinese Bound in heaven firmato da Huo Xin (sezione Progressive Cinema) e, per l'appunto, Ciao bambino di Edgardo Pistone (sezione Freestyle).
Delle due opere abbiamo finora recuperato soltanto la seconda e di essa possiamo dire che si tratta di un esordio notevole: quindi gran bella scelta da parte della giuria. L'uscita italiana del lungometraggio diretto da Edgardo Pistone, vincitore anche del Premio della Critica al Tallinn Black Night Film Festival, è prevista per il 23 gennaio 2025. Un pubblico più ampio potrà perciò confrontarsi con quella poetica matura, nei meandri della quale abbiamo scorto un chiaro ascendente pasoliniano.
Ciao bambino, la cui anima più profonda risiede nei quartieri popolari di Napoli ma con il mare di Ischia tra gli eventuali orizzonti o punti di fuga, si pone quale racconto di formazione in grado di dialogare con altre forme recenti dell'immaginario campano, dalla serie di culto L'amica geniale fino agli ultimi capolavori di Paolo Sorrentino. È stata la mano di Dio e Parthenope. Questa virtuale interazione appare però mediata da ulteriori innesti formali e tematici. Tra tutti i possibili accostamenti cinefili, è proprio Accattone di Pasolini il più immediato: un po' per quell'accento così lirico posto sul bianco e nero, sulle stesse scelte musicali, un po' per la natura del giovane protagonista, simile a certi “ragazzi di vita” delle periferie romane ma nella variante “scugnizzo napoletano”, in perpetua oscillazione tra perdizione definitiva (data dalle frequentazioni malavitose) e ricerca dell'innocenza perduta.
Gli eventi possono essere riassunti così: a diciannove anni e sul finire di un estate densa di cambiamenti, un ragazzo di nome Attilio che vive in un rione popolare di Napoli, abituato fino ad allora a frequentare una compagnia di scalmanati coetanei che non disdegna certo momenti di goliardia e piccoli furti, viene incaricato da un “amico di famiglia” di fare da protettore per una una giovane, bionda prostituta dell’Est. Finirà per innamorarsene. Dal momento in cui suo padre è stato rilasciato dal carcere, però, il ragazzo si è dovuto far carico anche dei suoi problemi... e dei suoi debiti.
Sicché, per quanto nelle ultime settimane sia maturato parecchio, Attilio dovrà fronteggiare scelte pratiche - ed esistenziali – sempre più difficili. Forse senza via d'uscita.
Sin dalle prime, plastiche scene in riva al mare, con in primo piano gli scherzi e le piccole sfide tra giovanissimi, Edgardo Pistone dimostra di saper dominare un materiale narrativo così incandescente con notevole grazia, alternando verismo e trasfigurazioni poetiche, mettendo a profitto l'impegno profuso sul set da un cast tanto credibile quanto ispirato, padroneggiando poi senza alcuna remora un repertorio tecnico e stilistico fatto di panoramiche, ralenti, intensissimi primi piani e carrellate o altri movimenti di macchina, sempre eleganti ma in nessun caso fini a sé stessi. Laddove anche il fuori campo è foriero qui di sconvolgenti rivelazioni, come nello straziante, livido epilogo.