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Don't Worry. L'Ultrauomo
Un quadretto molto intimistico della vita del vignettista di Portland, in Oregon, John Callahan (1951-2015) lo ha stilato nel suo nuovo film Don't Worry (Don't Worry, He Won't Get Far on Foot), il cineasta Gus Van Sant, che lo ha fatto intrpretare da uno Joaquin Phoenix in stato di grazia, coadiuvato da Jonah Hill, Rooney Mara e Jack Black nel cast.
Il film, presentato al Sundance Film Festival in gennaio, esce in Italia distribuito da Amazon Studios ed è tratto dal libro omonimo in vendita dal 30 agosto per Garzanti, mentre il film esce in sala il 29 dello stesso mese.
John Callahan si ritrova tetraplegico a 21 anni dopo un terribile incidente dovuto all'abuso di alcolici. Risorge grazie agli Alcolisti Anonimi guidati da Donnie (Jonah Hill), ricco omosessuale che sceglie lui ed altri pochi membri del club come amici intimi. Sarà toccato dalla fortuna dopo averne ricevuto i doni peggiori: un cammino che lo porterà ad incontrare la giovane Annu (Rooney Mara)che lo cura in ospedale e s'innamora di lui.
Joaquin Phoenix brilla in questa parte dura, dolorosa, che lo ritrae vecchio e poi giovane (Ethan Michael Moran) ad intervalli regolari, con dei lunghi flashback che creano un filo coerente con la storia, nella loro necessità immane di raccontare il prima ed il dopo di un vignettista arrivato alle strisce “grazie” al suo incidente (anche se in realtà non sappiamo se sarebbe finita così diversamente). Diventato famoso per aver preso egregiamente e sarcasticamente in giro tutti gli stereotipi americani sui disabili, gli omosessuali (uomini e donne), i neri, la religione, finì per essere spesso criticato aspramente per non essere politically correct nelle sue vignette.
Un film dolceamaro, estemporaneo, spaventoso nel suo sviluppo concreto della realtà tragica degli eventi, ed allo stesso tempo carezzevole e compassionevole: un protagonista dal volto umano, troppo umano, un superuomo al contrario, o forse quell'Übermensch, l'Oltreuomo (tradotto erroneamente con “Super”) che Nietzsche veramente intendeva, che Celine ha condotto al suo estremo negativo “nella notte”, quello spirito dell'”immer weiter” (“sempre avanti”) che ritroviamo nel finale del Faust di Goethe tradotto nelle immagini di Sokurov.
Ben girato, con gli occhi della telecamera dentro quelli dei protagonisti, a cercare nelle loro vite qualcosa di sbagliato, di perduto e ritrovato nel giro di un istante.