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Drive. Sotto il segno dello scorpione
Un tappeto sonoro anni '80 per Drive - premio alla regia a Cannes 2011 - di Nicolas Winding Refn con un Ryan Gosling da Oscar per l'interpretazione di un glaciale Driver, talmente identificato nel suo ruolo di “guidatore”, di moto da corsa, di stuntman, notturno anche in faccende poco pulite, da generare quasi un'osmosi non con la macchina, piuttosto con le sue funzioni, con la sua meccanicità. A corredo, Carey Mulligan nella parte di Irene, che squarcerà inaspettatamente la sua vita, fatalmente ancorata ad una stabilità dai contorni inquietanti.
L'inizio del film è una citazione tale quale dal film Driver di Walter Hill del1978: guida Ryan O'Neill e conduce i due rapinatori lontano dalla polizia con una serie di corse e scontri pericolosi in una Los Angeles notturna e brillantemente illuminata da luci multicolore. Dopo il film - a parte la laconicità che inquadreremo subito del Driver senza nome in entrambe le pellicole - si differenzia notevolmente.
Lo sguardo di Ryan Gosling, su cui il film si posa accanitamente per tutto il tempo, è inenarrabile: è ciò che si dice del segno dello scorpione in quello che è la sunta magna sul segno, ovvero Il segno zodiacale dello Scorpione nelle tradizioni occidentali dall'antichità greco-latina al Rinascimento di Luigi Aurigemma (edizione Einaudi del 1997 fuori catalogo), è prettamente rispondente alla flemmatica costanza, alla volontà di ferro, alla glacialità minimalista nell'uso delle parole da parte del protagonista. La freddezza con cui risponde agli stimoli ed alle comunicazioni provenienti dall'esterno, fanno di lui un perfetto indagatore interiore, come se appunto le sabbie mobili che rende esplicite coi suoi occhi, racchiudano un ribollire feroce quanto imperscrutabile.
Ed è così che aumenta anche il grado di permeabilità dall'esterno nel momento in cui conosce e “guarda” Irene (una dolcissima Carey Mulligan), la ragazza della porta accanto, occhi da capriolo e bimbo al seguito. Qui avviene quasi un rivolgimento e lo spettatore, seppur da minimi particolari, riconosce il sentimento che cresce, quasi fosse stabilmente concesso, che è un po' la parabola degli anni '80 che ritornano, che proprio dai dettagli si riconosce la sincerità e la verità di un'emozione che si rende solida.
Ed allora quella violenza esacerbata che avviene poi, il marito di lei (Oscar Isaac) aggredito da mafiosi, lui che viene intrappolato involontariamente in una faida che voleva disinnescare, sta lì proprio ad evidenziare “il dio delle piccole cose”, quei riconoscimenti tattili quasi invisibili nella comunicazione sospesa tra il Driver ed Irene: a far risaltare proprio i momenti di comunione estrema è il crescendo di quella violenza che li separa e che lui sceglie di combattere, da vero scorpione, come quello che compare sul bomber che indossa fino alla fine del film.
Quella distruzione che in un altro film riprende quel segno zodiacale emblema di morte, ovvero Sotto il segno dello scorpione (1969) dei fratelli Taviani dove una civiltà è continuamente minacciata dalla devastazione, è il correlativo del Driver: come racconta anche la storia della rana e dello scorpione che gli ricorda Bernie Rose (Albert Brooks) per convincerlo a ridargli i soldi, senza ricordarsi come finiva la storia nella tradizione (lo scorpione uccide la rana che lo traghetta sul fiume a rischio di morire lui stesso: manifesta quanto sia insopprimibile l'isitinto sadico dello scorpione).
La sceneggiatura di Drive è tratta dal romanzo omonimo di James Sallis (pubblicato dalle edizioni Giano in Italia nel 2006), e scritta da Hossein Amini candidato agli Oscar per Le ali dell'amore nel 1996. L'ossatura dei dialoghi mette in rilievo soprattutto una sorta di diradamento delle parole, sottolineando ancora di più la natura del personaggio principale di Driver da cui dipende l'andamento dell'intera pellicola.
La colonna sonora a cura di Cliff Martinez (Contagion, Solaris, Wonderland, Traffic e molte altre) è composta oltre a brani dell'autore, da canzoni nel pieno profilo ritmico ed elettronico anni Ottanta come piace al regista Refn. Di certo non possiamo far a meno di sottolineare che anche Gosling ha una band e di tutto rispetto, la Dead Man's Bones: con infuenze da P.J. Harvey ed anche Nick Cave (compresi i Seeds) con echo rarefatto. Naturalmente, essendo anche Gosling uno scorpione (12 novembre 1980), non poteva che chiamarla appunto Dead Man's Bones, legandola a tutto l'immaginario macabro che contraddistingue i nati sotto Plutone e Marte notturno.