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Le due vie del destino. La stanza disabitata del ricordo
Il soldato Eric Lomax ha partecipato in prima persona alla costruzione della Ferrovia della morte tra Thailandia e Birmania negli anni dal 1942 fino alla fine del secondo conflitto mondiale: lo ha raccontato nel bestseller della Vallardi in uscita a fine agosto, trasposto in un film diretto dal regista australiano Jonathan Teplitzy, ed intitolato in originale The Railway Man, ovvero “l'uomo della ferrovia”, e tradotto in italiano con Le due vie del destino. La passione di Eric per le ferrovie sarà una sciagura per lui durante la guerra e la prigionia giapponese.
Dopo la resa di Churchill a Singapore del 15 febbraio 1942, l'esercito britannico di stanza tra Thailandia e Birmania, impegnato contro i giapponesi, viene quasi del tutto fatto prigioniero dagli avversari: circa 25.00 inglesi e 18.000 australiani, sottoposti a torture e a ai lavori forzati alla Ferrovia della morte che gli stessi inglesi avevano concepito ben 40 anni prima e si erano rifiutati di costruire per l'enorme rischio che comportava in termini di dispendio di forze umani e di pericolose condizioni sanitarie. Quello che gli inglesi avevano pensato, fu realizzato dai giapponesi durante la guerra, sottoponendo i soldati - contro la Convenzione di Ginevra cui il Giappone non aveva aderito - a costrizioni sempre più aspre e condizioni di vita disumane, per costruire 415 km di ferrovia che collegasse Cina e India. Insieme ai soldati britannici morirono circa 80.000 asiatici che furono la metà di quelli impiegati nei lavori.
Catturato insieme ai suoi compagni, Eric Lomax viene trasferito con loro in un campo di lavoro per costruire la Ferrovia della morte in mezzo alla giungla; scoperto mentre tentava di costruire una radio per ricevere notizie dall'estero, viene portato via dalla Kempetei, l'agenzia di spionaggio giapponese, e torturato in special modo da quello che è anche l'interprete, Takashi Nagase::questa è l'esperienza che riuscirà, con sforzi indicibili, a raccontare alla moglie Patti (Nicole Kidman), che conosce su un treno e si prenderà cura di lui fino alla morte, nel 2012, a 93 anni. Una storia vera raccontata con tatto, nonostante la crudezza e la crudeltà di quel che gli è accaduto, e che svela quel che altri sopravvissuti non hanno mai avuto il coraggio di raccontare.
Colin Firth nella parte principale di Lomax rappresenta in pieno lo spessore di verità di un personaggio che è stato un uomo di valore proprio nel momento in cui ha affrontato le sue paure, rinchiuse in una simbolica vecchia valigia che la moglie Patti – bravissima la Kidman nella parte di moglie preoccupata e devota – troverà su un letto vuoto, in una stanza disabitata che è l'immagine stessa di ciò che produce la guerra: letti vuoti e valigie con la targhetta di destinazione inscritta in un passato che teme la sua stessa lisi.