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Edith Wharton al Sala Uno. Il fantasma di Whitegates
Tra le ombre di Edith Wharton si agitano fantasmi provenienti dalla sua infanzia ma non solo: un sogno ricorrente di un cabaret a Parigi con un certo mago illusionista Scapinelli (naturalmente italiano); la magione di Whitegates; ed il Giorno dei Morti, che dà il titolo ad uno dei suoi migliori racconti, dal titolo omonimo, e raccolti originariamente in Ghosts (titolo postumo a qualche mese dalla morte dell'autrice, nel 1937; poi reintitolato The Ghosts Stories of Edith Wharton, disponibile per Newton Compton nei tascabili come “Storie di fantasmi”). Questo coacervo di temi è riunito sotto il titolo teatrale datole da Riccardo Reim, anche alla regia, di “Notte d'inverno con fantasmi e signora. Omaggio a Edith Wharton” al Teatro Sala Uno dal 11 al 27 ottobre con Elisabetta De Palo nelle vesti dell'autrice.
Diverse e poliedriche prospettive rivestono il personaggio, che si mostra piuttosto sfaccettato e controcorrente, ed anche ”in controtempo”, come se ne abitasse uno parallelo e fisso, un po' come nei racconti di Borges, nei quali i personaggi vivono in epoche presenti per loro ma in tempi del tutto dissimili l'uno dall'altro. Ed allora per la gentildonna americana ma di educazione inglese, british potremmo dire, si avvicinano fantasmi agognati e sognati: il mago Scapinelli interpretato dall'illusionista e ventriloquo vero dal nome omonimo; il factotum che ci guida nella cornice del dramma, il bravissimo e istrionico, nonché buffo contrabbandiere di verità taciute, Danilo Celli; la chanteuse e variopinta assistente ballerina del mago, Marta Farra. Un pot-pourri melangiato da colori e strepiti, e lazzi, colpito da luci che si accendono e si spengono all'improvviso, rumori di scena e fuori scena, temporali che si abbattono tra le luci lontane aranciate delle quinte, che rimandano a quell'unica candela accesa sulla scena, priva di luci elettriche, come all'inizio del Novecento; una luce naturale che accarezza i volti e le parole di Edith Wharton nella raffinata interpretazione poetica e struggente della De Palo, connivente, possiamo dire, con un certo gusto retrò, che smuove virate nostalgiche per un tempo andato e languidamente sottratto alla protagonista.
Le parole della Wharton si adagiano su uno spettacolo che meriterebbe ancor più plauso, però anche uno spazio maggiore alla protagonista ed anche al Mago Scapinelli, che agisce in poche parti, ed in modo discontinuo. Un po' lunga infatti ci è sembrata l'introduzione, che affatica, nonostante crei il clima giusto per immergersi nello spettacolo e nell'inizio secolo che va illustrando. Regia ottima – luci e musiche ben dosate entrambe a cura di Marco Zara e Pericle Odierna - e, sottolineiamo ancora, poetica recitazione di Elisabetta De Palo, cui va ancora il nostro inesauribile plauso.