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Educazione Siberiana. C'erano una volta gli Urka
C'erano una volta gli Urka: che suona come c'era una volta il lupo mannaro, e di lupo ce n'è uno nel film, un lupo dei Carpazi (che giustamente sono lì, tra Romania e Moldavia), non solo, c'è proprio la fiaba, che riabilita in qualche modo un clan criminale inventato da Nicolai Lilin, appunto gli Urka Siberiani, con cui lui sarebbe venuto in contatto da bambino, ma su cui permangono vari dubbi, a detta di storici di mafia russa (o di origine come sarebbero gli Urka) e di studiosi di emigrazione da e per la Russia. Alla base quindi dell'ultimo film di Gabriele Salvatores, ovvero Educazione Siberiana, rimane nell'aria un sapore più di fiction piuttosto che di autobiografia per lo scrittore Lilin (pseudonimo) nato a Bender in Transnistria (Repubblica Moldava).
Il film è ambientato in Transnistria quindi, dove il piccolo Kolima ed il fratellino Gagarin vivono con il nonno Kusja, l'eccezionale John Malkovich, davanti ad un'icona russa con una Madonna con le pistole e fra tatuaggi di ogni genere che saranno per loro un vero rito di iniziazione. La comunità criminale nella quale vengono educati ha un diktat feroce: è possibile uccidere poliziotti, agenti governativi, russi, banchieri e persone corrotte o drogate (o che commerciano in droga); inoltre il denaro non può entrare in casa e nessuno deve avvicinarsi a droghe e/o pratiche che non rispettino la famiglia e le donne (violenze e stupri ad esempio), od i cosiddetti “Voluti da Dio” come Xenia (la longilinea Eleanor Tomlinson), che è autistica.
Il battesimo di questi ragazzini sarà attraverso il furto di armi ai russi, dopodichè c'è un salto temporale fino ai due giovani protagonisti adulti interpretati dai due lituani Arnas Fedaravicius e Vilius Tumalavicius. La prima parte del film è anche scorrevole, sebbene non si spieghi nulla della prospettiva storico-geografica di questa “strana” immigrazione dalla Siberia fino all'allora (il film comincia negli anni '60 per terminare intorno al 1992) Repubblica Socialistica di Moldavia, ancora sotto lo spettro del regime sovietico. Nemmeno viene spiegata la ripresa del Muro di Berlino a pezzi dell'89, a meno che chi scrive non vada ad informarsi su tutta la situazione che va sgretolandosi nelle ex Repubbliche sovietiche a datare da quell'anno, e la conseguente mossa indipendentista della Transnistria che esplode proprio nel 1992, e che lo scrittore dichiara di non aver preso minimamente in considerazione, anche se viene proprio da lì, come tantomeno ha proibito qualsiasi versione russa del romanzo e le riprese sono state tutte in Lituania.
Come spiegare poi la presentazione due anni fa a Casa Pound, notorio per essere un centro sociale di estrema destra? Un po' troppi dubbi confermati da colleghi di Il Fatto Quotidiano e del Corriere della Sera, che gettano ombre gravi su quella che dovrebbe essere dichiarata soltanto fiction, sia per il libro sia per il film.