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La fine del tour, ovvero la fine del viaggio, vero, di David Foster Wallace sulla terra, corrisponde al titolo di questo film che trae spunto dall'ultima intervista resa dallo scrittore nel 1996 al giornalista David Lipsky della rivista Rolling Stone: nella parte Jesse Eisenberg, mentre in quella di Foster Wallace vediamo un semi-hippy di ritorno Jason Segel. Il film è diretto dal greco-americano James Ponsoldt, noto soprattutto al pubblico del piccolo schermo per le serie Parenthood, Shameless e Master of None.

Il film è piuttosto fiacco, soprattutto perchè prescinde da una visione di fondo e dallo spiegarci cos'è l'ultimo enorme romanzo di Wallace, la cui gestione è duranta circa dieci anni, dal 1986. Infinite Jest è il romanzo distopico per cui è conosciuto Wallace oggi e che tanta parte ha anche nella sua fine: una sorta di Uomo senza qualità (cfr. Musil) americano e “rock” come l'autore.

Il personaggio di Lipsky, interpretato da Eisenberg, non ha nessuna rilevanza e nessuna “qualità” per parafrasare ancora Musil, soprattutto rispetto a Wallace, la cui caratura di scrittore gli è completamente “naturale”, non fa nessuno sforzo, ed anche l'attore che lo interpreta è decisamente adeguato: Jason Segel.

La sceneggiatura risulta troppo cervellotica, cosa che fa risultare il film lento e noioso, mentre la regia non apporta ritmo. Le splendide immagini delle neve al sole ci sonsolano un pochino.

Il titolo del romanzo di Wallace Infinite Jest trae spunto da una frase che Amleto dice a Yorick, il buffone di corte:
"Ahimè, povero Yorick! L'ho conosciuto, Orazio: un compagno di scherzi infiniti (infinite jest, in lingua originale)". Il compagno Orazio che, dopo che Amleto ha ucciso involontariamente Polonio credendolo lo zio Claudio assassino del padre, e il suicidio di sua sorella Ofelia, diverrà uno dei principali nemici, istigato da Claudio. Un titolo che fa riflettere su quanto può rivoltarsi la vita contro di noi ed i suoi "scherzi fininiti".